Il nostro paese è pieno di contraddizioni che si ripercuotono in diversi campi. Sicuramente ha grandi potenzialità non espresse al massimo, a causa della burocrazia e di ambiti lavorativi non supportati a dovere. È purtroppo nota la fuga di cervelli all'estero: nei paesi dove i nostri talenti vengono accolti gli viene permesso di esprimersi come si deve, non solo con una retribuzione adeguata ma anche con aiuti per la vita di tutti i giorni. E tale problematica (se pensiamo all'ambito sanitario ed ingegneristico) si ripete anche nel campo dei videogiochi. Tante menti brillanti sono state costrette ad andare via dall'Italia, venendo accpòte da paesi come il Canada, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, la Francia, la Germania e la Polonia. Qui lo Stato riconosce il valore di questo media e lo supporta attivamente.
In Italia c'è ancora un problema legato a come vengono visti i videogiochi. Se da un lato il progresso ed il supporto del Governo cresce, dall'altro siamo ancora lontani dal totale sdoganamento dal punto di vista culturale. Se chi gioca ai videogiochi viene ancora visto come uno che perde tempo con i “giochini”, ci troviamo di fronte ad una visione superficiale amplificata purtroppo dai media che invece dovrebbero approfondire prima di elargire giudizi affrettati e poco attenti.
È all'interno di questo bellissimo e contraddittorio paese che diversi sviluppatori indipendenti crescono, affrontando non pochi problemi, lavorando a progetti di vario tipo; alcuni di essi dal potenziale interessante. Possiamo citare Soulstice di Reply Game Studios e il più recente Enotria: The Last Song di Jyamma Games, senza citare sempre Milestone, al momento la più importante realtà italiana riconosciuta a livello internazionale, autore del fresco Monster Energy Supercross 25 e al lavoro con il ritorno di Screamer. Come non ricordare Poncle di Luca Galante che con Vampires Survivors ha creato il genere degli autobattler a livello planetario. Come potete constatare i talenti da noi non mancano.
Storm in the Tecup è uno degli sviluppatori italiani più noti, si è fatto maggiormente conoscere per Close to the Sun (qui la nostra recensione), che ha concluso dopo diversi anni il loro progetto più ambizioso. Stiamo parlando di Steel Seed, un gioco d'azione fantascientifico single player che fonda il suo gameplay su approfondite meccaniche stealth e sull'arte del platforming. Il tutto amalgamato da una storia che fa leva su una lore estesa e dilemmi morali che abbracciano l'umanità e l'intelligenza artificiale, all'interno di un mondo dove la razza umana è a rischio estinzione. Ma andiamo con ordine analizzando questo progetto italiano nella nostra recensione!
Se avete letto la nostra anteprima, pubblicata il mese scorso, vediamo tramite gli occhi di Zoe stesa in un letto con suo padre che sta lavorando a qualcosa di misterioso su di lei. È chiaro dalle parole del padre che qualcosa di immani proporzioni sta accadendo o accadrà a breve. Poco dopo gli occhi della ragazza si chiudono e subito dopo un oggetto sta volando all'interno di una struttura che sembra di grande proporzioni, arrivando ad un robot in costruzione dove si vede anche il posizionamento di bulbi oculari.
Quello che sembra un androide è proprio Zoe! Ha ricordi molto chiari fino ad un certo punto, e stranamente riesce a capire il linguaggio di Koby, il robot volante che sarà al suo fianco da lì a poco. Lei non ha memoria di questo posto, anzi sente che non dovrebbe stare lì ed inizia l'esplorazione di quella che sembra una gigantesca struttura sotterranea costruita non da mani umane. Sembra, infatti, che sia passato molto tempo, addirittura centinaia se non migliaia di anni! La nostra Zoe vuole vederci chiaro per capire cos'è successo e se ci sono ancora esseri umani.
Una volta presa familiarità con i comandi di gioco, tra platforming in pieno stile Uncharted molto più elaborato, ai fini di arricchire un gameplay abbastanza vario anche se non offre nulla di nuovo, verremo attaccati da un'orda di robot assistendo alla prima delle diverse sequenze giocabili di stampo trial & error che ci vede fuggire dal fuoco nemico con le piattaforme che si sfaldano sotto i nostri piedi fino a correre in un lungo ponte dove appare un gigantesco robot che vuole la nostra pelle per poi cadere. Arrivati in un punto di riposo ci rifocilliamo con il glicth che ripristina l'energia di Zoe e ci prepara al primo vagito di stealth con l'uccisione da dietro di un robot che ci permetterà di aprire la porta e che dopo una breve percorso ci condurrà al primo combattimento all'arma bianca con il robot effettuando attacco normali, pesanti e la schivata. Una volta eliminato e fatto un po' di platforming arriveremo al primo vero approccio stealth con lo scopo di arrivare ad un terminale per aprirci la strada tra quattro robot che pattugliano la zona. Impareremo le uccisioni silenziose e capire come agire una volta scoperti.
Una volta aperta il passaggio il robot gigante farà nuovamente la sua apparizione cercando di eliminare Zoe cadendo miseramente nel vuoto... ma anche noi voleremo giù a causa da porzione di struttura che cade sotto i nostri piedi. Qui si conclude il prologo, il quale darà l'inizio ad un'avventura ricca di storia che ci farà vivere un'esperienza che ricorda le esclusive PlayStation single player story driven. Steel Seed non innova nulla, ma ciò che ricalca lo fa bene con alcuni spunti di design tra platform e stealth interessanti sacrificando in parte il realismo a favore del gameplay.
L'avventura di Zoe è strutturata in maniera lineare. Pur essendo i livelli abbastanza ampi, con un orizzonte che li fanno sembrare enormi, la via è chiaramente tracciata e si prosegue a “corridoio”. I tre filoni su cui si poggia sono lo stealth, il platforming tra salti e scalate e le sequenze giocabili scriptate. Se poi aggiungiamo il combattimento all'arma bianca, comunque semplificato, ed enigmi ambientali alcuni dei quali originali possiamo sicuramente dire che non ci si annoia. Durante tutti i livelli che percorreremo si avvicenderanno queste tre fasi, con la storia a fare da collante insieme ad alcuni momenti in cui dovremo fare affidamento alla nostra arma e a Koby.
L'esplorazione, come detto, è lineare ed ogni livello delle quattro aree principali è legato all'altro senza soluzione di continuità. Quindi, in parole povere, ogni area principale è suddivisa in più livelli ognuno dei quali ha una “cabina” denominata Punto S4VI dove non solo potremo viaggiare tra i livelli esplorati ma anche curarsi, sbloccare le abilità per potenziare la fase stealth e di combattimento, ripristinare l'energia di Koby e le munizioni. In tutto ci saranno a disposizione 40 abilità, le quali si sbloccheranno soddisfacendo particolari condizioni come ad esempio, eliminare in certo numero di nemici sia silenziosamente che in altri modi, trovando speciali dati sparsi per lo scenario e molto altro. Quest'ultimo nasconde anche particolari postazioni per recuperare documenti che fanno da lore raccontando il mondo dalla parte dei protocolli IA che hanno come denominatore il Dott. Archer che ha dato origine alle IA e alle macchine... e padre di Zoe.
Faremo la conoscenza di Hogo, che darà la caccia a Zoe sin dall'inizio con lo scopo di eliminarla poiché la ritiene una minaccia, e dopo essere sfuggiti dalle sue grinfie ci ritroveremo in una specie di hub dove ad attenderci c'è S4VI, un protocollo IA che racconta a Zoe la storia prima del suo “risveglio” dicendogli che è passato tantissimo tempo da quando si è verificato un immane cataclisma che ha reso la Terra inabitabile. Questa immane struttura sotterranea serve non solo alla produzione di macchine e al sostentamento di ogni struttura meccanica, ma di ripopolare il pianeta attraverso un protocollo detto Rinascita per ripristinare l'ordine naturale delle cose. Insomma c'è molto da fare, è proprio da questo hub che si potrà accedere alle aree principali per recuperare la coscienza del padre di Zoe al fine di dare agli umani ancora una speranza.
Il cammino non sarà affatto breve, perché non solo Hogo ci darà la caccia ma ogni robot ci considera una minaccia. Ogni livello va superato pur di giungere allo scopo di salvare l'umanità. Infatti nonostante sia un IA all'interno di un corpo meccanico Zoe si considera umana: uno dei punti focali su cui si basa la narrazione di Steel Seed è cosa significa essere umani all'interno di un mondo dove ci sono solo macchine e IA senzienti. Un dilemma etico e morale davvero importante nel mondo attuale dove proprio l'intelligenza artificiale sta dando i primi vagiti.