Nel caso, però, dell'opera prima dello sviluppatore indipendente spagnolo Eric Osuna, una pizza può addirittura condurci in un mondo mistico, una sorta di terra di mezzo dove riflettere su un bel po' di domande esistenziali. Possiamo definire fin da subito A Pizza Delivery come un'avventura narrativa, un breve percorso che dovrebbe condurci in un giusto setting che apra la nostra mente e dia inizio a tutta una serie di congetture, non solo personali, ma anche da condividere con i vari personaggi incontrati lungo il percorso.
È un viaggio interiore dove la consegna della pizza ai vari clienti serve solo da pretesto per spostarsi da un punto a un altro e dove, soprattutto, a contare non è tanto il traguardo da raggiungere quanto il percorso. L'impresa non è sicuramente semplice, prevalentemente perché per apprezzare un gioco come questo bisogna essere disposti a calarsi nei giusti panni e a mettere in secondo piano l'aspetto ludico per concentrarsi sulle riflessioni. Come vedremo nella nostra analisi, A Pizza Delivery evidenzia tutti (ma proprio tutti) i limiti di una produzione a basso costo, anche se ha un cuore grande così!

La nostra B (o il nostro, la mancanza del nome ma anche lo stile grafico del/della protagonista vi permette di sceglierne il sesso a vostro piacimento) si trova in mezzo al nulla, dopo aver effettuato la sua ultima consegna quando un telefono in una cabina poco distante comincia a squillare. La nostra ragazza (continueremo con la versione femminile per comodità) è una pizza-girl, cioè un corriere che, munita di una bellissima Vespa rossa consegna le pizze al domicilio. Al telefono risponde Earl, il suo capo, almeno da quanto si legge sui cartoni delle pizze stesse, che le affida una nuova consegna in un luogo un pochino distante, le basterà seguire i pali della luce e raccogliere la chiave vicino il cancello per entrare. Mentre parte la delicatissima musica di accompagnamento al gioco, ci rechiamo quindi a bordo della nostra Vespa - scooter sarebbe quasi quasi offensivo - al luogo di destinazione dove un allagamento ci impedisce di proseguire. Dovremo scendere giù e cercare di drenare lo scarico dell'acqua procurandoci la leva mancante e magari raccogliendo un paio di collezionabili in giro, salvo poi salire sul nostro "comodo" mezzo di trasporto e cominciare il viaggio.


Imboccheremo una strana galleria quando una particolare interferenza (visibile anche a video) ci farà piombare in un mondo completamente diverso, a tratti distopico, comunque alternativo. Per fortuna, nella fitta nebbia che dà un senso di oppressione a tutto l'ambiente, il telefono squilla di nuovo ed Earl ci dice di seguire i lampioni accesi per trovare il percorso... fermo restando che nel nostro bauletto abbiamo due tipi di pizza, quella verde per il cliente e quella rossa in più da condividere con le persone trovate in giro perché si sa, davanti a una pizza ci si apre e confida meglio.
Inizia quindi il nostro percorso tra semplici, ma non sempre ben implementati, piccoli puzzle ambientali da risolvere e persone da incontrare in quel mondo che sembrerebbe un vero e proprio limbo dove ognuno è bloccato per qualche motivo particolare. Non aggiungeremo ulteriori dettagli alla trama anche perché vi toglieremmo il gusto di scoprirla da soli, ma i dialoghi vanno avanti affrontando temi via via più profondi e personali, partendo da problematiche di altri per tirare alla fine dei conti in ballo anche noi e il nostro modo di vedere le cose. Sotto questo punto di vista A Pizza Delivery fa un vero e proprio piccolo miracolo, riuscendo a trasmettere benissimo il senso di malinconia/oppressione che affligge i vari nostri interlocutori: in linea di massima i dialoghi con loro sono facoltativi, ma perderseli sarebbe un vero peccato.

Dal punto di vista tecnico purtroppo le cose non vanno benissimo. Iniziamo dal comparto grafico con disegni cartoonosi carini per i protagonisti e in linea di massima anche efficaci nella descrizione delle ambientazioni: a pagare scotto sono gli ambienti un po' troppo vuoti, texture ripetute a dismisura e luci ed ombre non sempre al posto giusto, al punto da far sembrare il comparto grafico abbastanza datato. Non aiutano neanche le animazioni, quando ci sono, legnose e scattose oltre che spesso forzate come in quella che accompagna il nostro salire e scendere dalla Vespa.
Il problema principale è la telecamera che, malgrado sia gestibile dall'analogico destro del controller, spesso se ne va per conto suo facendoci perdere il focus dell'azione. Ci sono inoltre delle problematiche inerenti il sistema di controllo. È supportato fortunatamente il Controller (abbiamo usato quello della Xbox Series X|S su PC) con dei comandi abbastanza strani che vengono indicati su schermo con dei puntini bianchi, a simulare praticamente i quattro tasti d'azione del Controller. Se possiamo guidare con i dorsali RT e LT, B ci serve per scendere dalla Vespa (ma anche per altre cose), A per interagire, X per abbassarsi e Y per prendere la pizza dal contenitore... quale delle due? In realtà B ci serve anche durante i dialoghi per selezionare la nostra giusta risposta anche se il nostro interlocutore andrà sempre e comunque per conto suo, soprattutto Earl.


Il gameplay è il vero e proprio problema di tutta la produzione. Il controllo della Vespa è abbastanza problematico dal momento che se ne va per conto suo sicuramente, anche a causa della telecamera che di certo non aiuta ma anche per una tenuta di strada che lascia parecchio a desiderare. I puzzle non sono sempre intuitivi, anzi qualche volta ci siamo bloccati proprio per non capire come andare avanti. Un problema è rappresentato anche dal sistema di salvataggio che alla ripartenza ci rimanda troppo indietro costringendoci a rigiocare intere sessioni. Non mancano poi vari bug qua e là, qualche compenetrazione poligonale e blocchi di varia natura, spesso perché non si è completato il puzzle precedente, il più delle volte per piccoli crash veri e propri.
Bene invece la colonna sonora al pianoforte, delicata e adattissima al contesto, così come è apprezzabile la localizzazione in italiano che se qualche volta il gioco "ritorna" in inglese magari nel bel mezzo della partita. Da elogiare, comunque, lo sforzo dello sviluppatore che, da solo, si è sobbarcato un lavoro non indifferente. Bene anche il concept vero e proprio del gioco, che punta sull'esternazione di emozioni davanti a una bella fetta di pizza. Va detto che il tutto viene fatto in modo delicato, leggero, cordiale per quanto fosse possibile semplificare argomenti così importanti. Poi,infine, ci sono le sensazioni visive: la grafica non sarà il massimo, ma trovarsi con la vespa in mezzo alla nebbia nella città deserta riesce comunque a trasmettere tutte le emozioni che possono scaturire da un'ambientazione simile.
Il gioco dura un'oretta circa, blocchi a parte, e comunque è un buon punto di partenza per uno sviluppatore che sicuramente ha molto talento e che speriamo di poter vedere nuovamente all'opera molto presto.
Modus Operandi:
abbiamo consegnato pizze in compagnia di B. grazie a un codice fornitoci da JF Games.
