Recensione PC
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Titolo del gioco:
Slave Zero X
Anno di uscita:
2024
Genere:
Azione / Hack 'n' slash / 2.5D
Sviluppatore:
Poppy Works
Produttore:
Ziggurat
Distributore:
Steam
Multiplayer:
Assente
Localizzazione:
No
Sito web:
Requisiti minimi:
Sistema operativo: Windows 10 64-bit - Processore: Intel i3 2100 / AMD FX 6300 - Memoria: 8 GB di RAM Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 650 (2 GB) / AMD R7 260X (2 GB) - DirectX: Versione 11 - Hard disk: 6 GB di spazio disponibile - Prezzo: €24,50
Box
  • Mosse speciali, spesso anche devastanti.
  • Bisogna correre, sempre e comunque, finch&eacute; ce lo permettono almeno.
  • Usare le combo &egrave; fondamentale, ma non &egrave; affatto semplice.
  • Questo &quot;tizio&quot; &egrave; davvero ostico, anche troppo!
  • I nemici sono tanti e ci attaccano in massa
  • I dialoghi servono a rivelare la trama. Si poteva fare meglio per&ograve;.
  • Un bel colpo di spada in testa convince chiunque.
  • Che brutto martello ha quel tizio. Meglio evitarlo.
  • Une della key art ufficiali del gioco.
  • Un immagine della Digital Deluxe Edition del gioco e i suoi contenuti.
Redattore: Giuseppe 'Isg71' Iraci Sareri
Pubblicato il: 11-03-2024
Tirar fuori un titolo quasi sconosciuto del 1999 e farne addirittura un prequel? E perché no?

Per parlare di Slave Zero X non si può non fare un salto indietro nel tempo, almeno di un quarto di secolo, quando alcuni ragazzi della Accolade, conosciuta per piccole perle come Grand Prix Circuit e Test Drive e poi acquisita da Infogrames a sua volta poi confluita in Atari, decisero di realizzare uno sparatutto a scorrimento (tanto di moda in quell'epoca) in puro stile giapponese e chiamato Slave Zero: robottoni giganti, tanta caciara sullo schermo e soprattutto un'alta dose di fantasy. Il titolo vide la luce su Dreamcast e poi per PC ma, onestamente, non si può dire che rappresentasse una pietra miliare nello sviluppo dei videogiochi, surclassato dalla concorrenza che quell'anno si sbizzarrì in maniera particolare sfornando perle come Metal Slug X, Gran Turismo 2, Parasite Eve II e molti altri in una lista immensa da ricordare. Di conseguenza l'idea di un prequel su Slave Zero lascia un pochino perplessi, però va detto che qualche appassionato per il mondo il gioco riuscì ad accaparrarselo comunque ed è proprio su di loro che punta l'effetto nostalgia di Poppy Works.

UNA TRAMA SEMPLICE E SOPRATTUTTO COLLEGATA

Slave Zero X presenta una struttura di gioco completamente diversa dall'originale: qui siamo di fronte a un hack'n'slash (si indicano con questo termine i giochi caratterizzati dal continuo combattimento corpo a corpo... -NdR) in due dimensioni contro il gioco 3D originale. Eppure i collegamenti narrativi ci sono e sono talmente marcati da rendere difficile la comprensione della storia, anche per la struttura con la quale la stessa è impostata nel nuovo titolo, a chi non sa nulla del titolo originale. Ora vestiremo i panni di Shou che, ribellatosi al suo sovrano Khan, usa un mecha Slave per farsi strada distruggendo tutto ciò che gli si para davanti fino all'immancabile resa dei conti finale, naturalmente il tutto per salvare il mondo dai perversi piani distruttivi di Khan. Di conseguenza inizieremo il nostro viaggio guidati dal racconto di una storia che farà capolino in alcune scene di intermezzo e soprattutto nei dialoghi che verranno fuori durante gli scontri: un sistema poco pratico dal momento che... o combattiamo oppure ascoltiamo la storia con il risultato di perderci buona parte della trama. Un'idea, dicevamo, che parte da un concept semplice e si perde più volte in divagazioni strane tanto da farci abbandonare l'idea del racconto e concentrarci esclusivamente sull'azione.

PRONTI VIA... E BOTTE DA ORBI!

Dopo il breve preambolo iniziale veniamo subito lanciati in campo con tutto il parco mosse disponibile. Niente da sbloccare quindi. Un breve screen illustrativo ci suggerirà come colpire gli avversari e, in un gioco che basa la sua essenza sulle combo e sul combat system, non è mai una buona idea. Con il tasto X del controller eseguiremo un attacco leggero mentre con Y un attacco pesante. Il tasto A ci servirà per il salto (anche doppio) mentre una doppia pressione della levetta direzionale ci farà fare uno scatto. Oltre alla barra di energia da tenere ben cara anche perché non troveremo medikit sul nostro percorso, particolare importanza ha un meter chiamato barra EX che, una volta riempita ci permetterà di infliggere una forza devastante alle nostre mosse alla pressione del tasto RB, generando una Fatal Sync. Questa, oltre a fare piazza pulita intorno a noi, avrà anche il compito di ricaricare la nostra barra energetica. Se guardiamo sul nostro status ci sono anche piccole perle blu che, una volta riempite ci permetteranno di abilitare i burst (X+Y+RB insieme) che genereranno un'esplosione scaraventando lontano i nemici e ricaricando quasi istantaneamente la barra EX. Tutto questo naturalmente vincolato anche dalla nostra posizione, dalla direzione del pad e così via, genera un parco mosse davvero molto ampio. A completamento del tutto c'è anche il tasto LB per schivare i colpi degli avversari e, il poco azzeccato meccanismo della crocetta direzionale verso l'avversario per la parata.

LA CURVA DI DIFFICOLTÀ

Un ragionamento a parte merita sicuramente la curva di difficoltà tarata in maniera quantomeno strana. In alcuni livelli avanzeremo senza troppi patemi, in altri invece vedremo i sorci verdi. Purtroppo la soluzione ci sarebbe anche: imparare per bene le meccaniche di gioco anziché premere pulsanti a casaccio perché fondamentalmente Slave Zero X un comparto tecnico di un certo spessore ce l'ha. Il problema è che assimilare le varie combo non è semplice anche per un sistema di controllo non sempre perfettamente responsivo. Ci sono poi anche delle fasi platform ma sono talmente mal realizzate da farci desiderare di tornare a menar le mani prima di subito: se a questo aggiungiamo la mancanza di una qualsiasi componente esplorativa il risultato finale è quello di una ripetitività che quasi subito salta fuori: in pratica si menano le mani e basta, nulla più. Peccato anche perché il gioco, una volta completato apre un end game con altre missioni (delle quali non vi diremo nulla) davvero interessanti. Non contribuisce più di tanto la narrazione che, anche se non è da buttar via, avrebbe potuto essere implementata meglio puntando più sulle cutscene anziché sui dialoghi in battaglia per non parlare della mancata localizzazione in italiano che potrebbe generare qualche problemino a chi non conosce le lingue supportate.

TECNICAMENTE NON MALE

Dal punto di vista grafico Slave Zero X è ben realizzato presentando dei personaggi in 2D alimentati da uno "strano" motore 3D. La grafica in pixel art si presenta tutto sommato bene con buoni effetti di luci ed ombre che confluiscono al tutto la giusta atmosfera dark. Buone anche le animazioni anche se qualche problema di collisione, soprattutto con i fondali, è presente con i personaggi ad esempio che non sono proprio aderenti al suolo ma non parliamo comunque di chissà quali gravissimi problemi. Si percepisce l'impatto dei colpi e anche l'effetto splatter è ben realizzato quando usiamo, principalmente, le mosse più forti. Buona anche la colonna sonora in grado di accompagnare l'azione degnamente così come è buona anche la longevità che si attesta intorno alle 8/10 ore di gioco.


Come già detto a pagare lo scotto maggiore è il gameplay che richiederebbe qualche patch correttiva prevalentemente nel combat system che poi, è il fulcro di tutto il gioco. Così com'è il tutto è molto caciarone, in balia del button mashing fino alla fine e soprattutto ripetitivo. Ed è un peccato perché se si vuole passare qualche ora a dar legnate a destra e a manca senza pensieri allora Slave Zero X potrebbe essere il giusto intrattenimento. Se a questo aggiungiamo una narrazione un po' troppo vincolata allo Slave Zero del 1999, il risultato è che ci sentiamo di consigliare il gioco solo ai fan accaniti del brand. Gli altri farebbero bene a provarlo prima dell'acquisto o ad attendere un calo sensibile del prezzo.

Modus Operandi:

abbiamo provato Slave Zero X grazie a un codice steam fornitoci da ÜberStrategist.

Slave Zero X è un gioco dalla doppia personalità, ovvero uno di quei casi nei quali c'è un alto potenziale che poi rimane inespresso. Dal punto di vista grafico il titolo Poppy Works si presenta abbastanza bene e carne sul fuoco ce n'è abbastanza, soprattutto nell'ampio parco mosse per intrattenere a lungo. Scelte però che non si concretizzano nel gameplay davvero ostico da assimilare, al punto da spingere al button mashing fino alla fine rovinando buona parte del divertimento. Anche perché il senso di ripetitività fa quasi subito capolino alimentato dal fatto che non c'è molto altro da fare che distruggere tutto ciò che ci circonda senza strategia alcuna. Peccato perché sicuramente sarebbero bastati un paio di accorgimenti per migliorare la valutazione finale. Allo stato attuale ci sentiamo di consigliare il gioco solo ai fan accaniti di Slave Zero o ad altri che vogliono passare qualche ora menando le mani senza alcun pensiero. Ma anche in questo caso provatelo prima dell'acquisto.
  • Graficamente ben realizzato
  • Ci sono tante mosse disponibili
  • Colonna sonora e doppiaggio ben realizzati
  • Gameplay ripetitivo
  • Troppo Button Mashing
  • Niente localizzazione in italiano
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