The Persistence è un titolo uscito un paio d'anni fa esclusivamente per PlayStation VR, adesso riproposto anche per chi non ha la volontà né la disponibilità economica di mettersi un casco in testa. Malgrado il gioco abbia perso il suo appeal originario quindi e tenda più ad avvicinarsi ad un FPS ambientato in una nave spaziale (alla Dead Space per intenderci) non ha perso la sua natura di titolo a forte stampo roguelike, caratterizzato da una certa casualità delle mappe di gioco e da un livello di difficoltà più alto del normale. È un gioco fortemente punitivo, tanto che gli stessi sviluppatori in una delle schermate di caricamento asseriscono di volere che l'utente muoia in continuazione in modo da imparare dai propri errori e, forse consci di tanta "cattiveria" offrono anche la possibilità della modalità assistenza che, almeno sulla carta, dovrebbe facilitare le cose.
Per chi si è perso il gioco alla prima uscita, diamo qualche informazione sulla trama. Ci troviamo a bordo della nave Persistence, in uno dei nostri soliti viaggi ma stavolta, a causa della vicinanza ad un buco nero, qualcosa va tremendamente male. Ci risvegliamo nei panni del comandante della nave, una certa Zimri Eder, per apprendere da Serena, l'intelligenza artificiale di bordo che l'equipaggio della nave è interamente deceduto, noi compresi. La nostra interlocutrice, nonché compagna di viaggio per tutta l'avventura, ci ha quindi clonati grazie al solito DNA ma anche la "macchina stampatrice di esseri umani" è rimasta danneggiata nell'incidente al punto da iniziare a stampare senza controllo esseri che ben poco hanno di umano e che rappresentano di fatto i nostri nemici. Dovremo quindi affrontare ben 5 missioni principali nell'intento di riuscire a riparare la nave e fuggire da quell'inferno ma naturalmente, fra il dire e il fare, ci sono di mezzo un mucchio di mostri cattivi. L'ambientazione di The Persistence è quindi fortemente claustrofobica, con corridoi angusti e con mostri di ogni genere pronti a saltare fuori da ogni angolo.
Il concept del gioco è rimasto pressoché immutato rispetto la versione originaria, naturalmente le modifiche sostanziali interessano il sistema di controllo adesso affidato al pad e non più alla realtà virtuale. Le prime fasi di gioco fungono naturalmente da tutorial giusto per aiutarci a familiarizzare con i comandi anche se, in questa build, non tutto è spiegato proprio benissimo. Con la pressione del tasto A ad esempio attiveremo una sorta di mini-teletrasporto che ci catapulterà solo pochi metri più avanti ma che può essere utilissimo imparare a padroneggiare bene per evitare i colpi dei nemici. La pressione della levetta analogica di destra (R) ci consentirà di accovacciarci in modo da muoverci in maniera più silenziosa, mentre il tasto azione X estrarrà delle cellule staminali dai nemici uccisi (ci serviranno poi).
Importantissime le funzioni dei grilletti posteriori con il tasto LT che crea uno scudo temporaneo della durata di pochissimi secondi e RT che invece serve per sferrare colpi: imparare a sincronizzare bene la nostra azione con entrambi ci permetterà il più delle volte di aver ragione di alcuni nemici che ci affrontano in una lotta corpo a corpo. Il tasto Y attiva il nostro supersenso utili per percepire nemici a distanza mentre LB e RB attivano rispettivamente la visualizzazione dell'obiettivo e del nostro inventario. Naturalmente sarà utilizzata anche la crocetta direzionale del controller anche se, nelle fasi iniziali, disporremo solo di una flebile torcia giusto per orientarci nei bui corridoi della Persistence.
È proprio quando ci fanno fuori che il gioco di Firesprite tira fuori la sua anima roguelike. Non ci sono checkpoint all'interno del livello e, il nostro respawn giustificato da una nuova clonazione del nostro alter ego da parte di Serena ricomincerà dall'ultima macchina stampatrice posta all'inizio del livello. Oltre a perdere le armi raccolte gli ambienti interni della nave spaziale muteranno la loro forma cercando di mettere a dura prova il nostro senso di orientamento. Va detto che, proprio per la monotonia degli scenari più che notare la diversa disposizione dei corridoi noteremo il diverso posizionamento dei mostri cattivi in grado fin da subito a metterci in difficoltà. Una tipologia di nemici, gli ascoltatori ci spareranno dalla distanza e, almeno nelle fasi iniziali, potremo fare ben poco per resistere ai loro attacchi. Diventa fondamentale quindi muoversi in continuazione magari utilizzando supersenso e teletrasporto che però consumano la materia oscura una sostanza indicata da una barra che tende ad esaurirsi anche troppo in fretta. Procedendo nell'avventura comunque incontreremo altri nemici ancora più ostici, come i berserker e i piangenti, impossibili da superare se non avremo potenziato a dovere il nostro personaggio. Gli upgrade conquistati infatti rimarranno anche dopo la nostra "temporanea morte" permettendoci di diventare più forti malgrado le tante sconfitte. Il ritrovamento degli importanti gettoni Erebus inoltre ci aiuterà ad interagire con diversi macchinari a bordo e quindi di riuscire a crearci armi sempre più varie.
Non sappiamo ancora se anche per la nuova versione di The Persistence gli sviluppatori utilizzeranno la Companion App, già utilizzata nella prima versione del gioco: grazie a smartphone e tablet da uno a quattro giocatori potranno partecipare all'avventura evidenziando su dispositivi mobili gli ambienti di gioco e la posizione dei nemici, dando un grande aiuto al giocatore magari distraendo alcuni mostri oppure congelandoli. In passato comunque abbiamo già visto la debolezza di questa soluzione a causa di giocatori scorretti che pur di conquistare punti esperienza mettevano letteralmente i bastoni fra le ruote al protagonista. A parte questo comunque fin da ora il gioco presenta una pulizia maggiore del comparto grafico (sono passati due anni comunque) e una minore incertezza nelle animazioni.
Le prime sensazioni comunque ci rivelano un gioco davvero difficile che, perdendo la componente VR, si trova a dover affrontare la spietata concorrenza sul mercato (Dead Space su tutti ma anche Destiny, Halo, e tantissimi altri) in grado di mettere sul piatto un comparto tecnico e di gameplay sicuramente superiore. La componente stealth, sicuramente necessaria per proseguire comunque gioca a favore del gioco di Firesprite anche se il pericolo frustrazione è dietro l'angolo per tutti i giocatori non abituati a punizioni così severe in caso di errore. Partendo dalla considerazione però che siamo davanti a un roguelike con una forte componente trial & error e quindi indicato per una stretta nicchia di persone, magari può comunque centrare il suo obiettivo. Non ci resta che attendere la versione definitiva del gioco.
Modus Operandi:
abbiamo provato una versione ancora non definitiva di The Persistence grazie a un codice fornitoci dagli sviluppatori tramite Renaissance.