Recensione Amiga
Titolo del gioco:
Lionheart
Anno di uscita:
1993
Genere:
Platform Game
Sviluppatore:
Thalion
Produttore:
Thalion
Distributore:
Multiplayer:
No
Localizzazione:
No
Sito web:
Requisiti minimi:
Amiga 500 con 1MB di Ram
  •  La schermata di caricamento iniziale!!
  •  La fase 3D che precede la fase di vestizione di Valdyn. Rimasi senza parole quando la vidi per la prima volta!
  •  La schermata delle opzioni. Flickerava perchè era interlacciata!
  •  Ecco l'inizio delle nostre peripezie. Guardate la palude: si muove come se avesse centinaia di livelli di paralasse! Effetto che solo le sale giochi potevano permettersi.
  •  Il Boss del primo mondo: ha un punto debole sulla testa, quandi potete saltategli sopra!
  •  Questo è il 2 Mondo. Qui non c'è l'effetto 3D ma solo uno sfondo. Era solo per far riposare i chip dell'Amiga...
  •  ...che venivano di nuovo tartassati dal mondo di lava che era qualcosa di stupefacente sia dal punto di vista tecnico che da quello audio! Giocare per credere...
  •  Ecco il livello a bordo del nostro drago. Affrontare il livello dava un senso quasi surreale e onirico con una musica che sembrava d'altri tempi, Un'esperienza che vale la pena di provare!
  • Una parte del finale del gioco. La Lionheart serviva per salvare Ilene, l'amata sposa dei Valdyn, da un'incantesimo che l'aveva pietrificata.
  •  Sembrava che non ci fosse più nulla da fare, ma invece....
  •  un'altra copertina del gioco...
Redattore:  Roberto 'New_Neo' Sorescu                        Pubblicato il:  14/09/2009
Quando l'amore e la passione per la programmazione e il game design sono andati oltre il business. “Lionheart” fu, probabilmente, l'apoteosi tecnico-ludica su Amiga dimostrando cosa questa macchina era in grado di fare.

Durante il suo periodo d’oro l’Amiga (il modello 500 soprattutto) ha sfornato capolavori diventati veri e propri cult: dalla saga di “Turrican” a quella (contraddittoria) di “Shadow of the Beast” e quella di Alien Breed. Come non citare anche "Black Crypt", "Project-X", "Superfrog", "Flashback" ed "Elfmania". Questi e molti altri titoli stavano a testimoniare la bontà indiscussa dell’hardware del gioiello della ex Commodore: un computer tanto potente quanto difficile da programmare. Ma nel 1993 una casa tedesca, la Thalion, riuscì a sfruttare la macchina come nessuno aveva mai fatto prima. Ecco a voi Lionheart!!

GLI ARTEFICI DI UN MITO
La Thalion era già conosciuta da vari anni ed ha prodotto un discreto numero di titoli tra cui "The Seven Gates of Jambala", "Enchanted Land", "Dragon Flight", "No Second Prize", "Amberstar" e altri meno conosciuti.
Erwin Kloibhofer (programmatore capo), Michael Bittner (programmatore), Henk Nieborg (grafico), Matthias Steinwachs (musica ed effetti sonori) ed Erik Simon (game designer) misero insieme le loro forze, il loro talento ed una passione incrollabile per creare un platform game cercando di sfruttare al massimo il 16 bit della Commodore. Le difficoltà tecniche e la pirateria sono stati enormi ostacoli da superare, ma alla fine hanno voluto continuare e credere in questo progetto (durato 16 mesi) fino alla sua conclusione. Il risultato è, ancora oggi, sotto gli occhi di tutti. Il mistero di come riuscirono a creare una tale meraviglia tecnica rimane ancora tale.

MAGNIFICENZA TECNICA
"Lionheart" fu pubblicato nella primavera del ’93 e subito colpì l’opinione videoludica per il suo impianto tecnico assolutamente fuori dall’ordinario. Già dall’intro si prospettava qualcosa di “anomalo”: profondità e numero di colori superiore alla media, un (finto) 3D che si affacciava dopo l’apertura di un portone guidando il giocatore (attonito) al forziere per la vestizione del protagonista che, poi, si recava dal suo drago volante alla ricerca del cattivo di turno. La serie di schermate successive raccontano di come a Valdyn (il nostro eroe mezzo uomo e mezzo leone) viene catturato il drago dal perfido Norka e cade a terra vicino alle paludi, vedendo la nave allontanarsi senza più il suo amico volante, e con la pietra Lionheart da recuperare.
Le opzioni di gioco danno la possibilità di settare il livello di difficoltà, di usare uno o due pulsanti, di rivedere l’intro e di leggere un info riguardante la pirateria; il tutto racchiuso da una schermata interlacciata! (che, a quei tempi, potremmo definire in alta risoluzione)
Finito il caricamento del primo livello delle paludi ci si trovava di fronte a qualcosa di spiazzante: grafica ultra definita con un numero spropositato di colori su schermo che, grazie ad un piccolo artificio, raggiungevano le centinaia andando molto oltre il limite dei canonici 32. Il mondo di gioco si muoveva grazie ad uno scrolling fluidissimo con un parallasse assolutamente stupefacente, che dava una profondità mai vista prima. In pratica oltre ai 2 livelli di parallasse di base veniva usato un effetto simile al Mode7 del Super Nintendo (non avrebbe sfigurato in sala giochi) che veniva applicato su larga scala posizionandosi in mezzo, tra il primo livello (l'ambiente dove controlliamo il protagonista) e quello in fondo, formando un’immensa area paludosa nel 1° mondo e un enorme fiume di lava nel 3°. Come se non bastasse andando verso l'alto o scendendo si vedeva lo “sfondo” scendere o salire dando un’impressione di profondità ancora maggiore!
Rivivere lo spettacolare attracco della nave volante di Norka con il nostro eroe a bordo di un bipede draghesco, e stare a bordo del drago liberato per affrontare l’onirico livello shoot'em up che porta al luogo dove avverrà lo scontro finale, è un’esperienza che rimane nel cuore di ogni appassionato che ama i videogames: vale la pena di provarla anche oggi. A completare la sontuosità grafica c’era la parte audio che rifletteva la qualità incredibile del titolo Thalion: musiche per ogni mondo perfettamente a tema, con una qualità orchestrale notevole che metteva per l’ennesima volta in luce (se ce ne fosse ancora stato bisogno) le indiscusse capacità audio dell’Amiga.
REMAKE E UN'INTERVISTA AD ERIK SIMON

E' disponibile un remake gratuito raggiungibile a questo indirizzo. Un ottimo motivo, per chi non ha un Amiga o non si vuole dilettare con l'emulatore WinUae, di giocare ad un titolo che è stato uno dei pilastri videoludici per eccellenza di questo computer. Questo remake viene presentato in tre versioni: “Remake”, “Enhanced” ed “Evolved”.

Per chi vuole sapere come è stato sviluppato Lionheart c'è un'intervista ad Erik Simon, game designer del gioco. Le parole di Erik erano dettate più dalla passione che dal business. La pirateria fu la causa principale del fallimento della Thalion.


GIOCABILITA' E GAME DESIGN
“Lionheart” non era solo un grande piacere alla vista e all’udito, anche la giocabilità non era da meno. Il controllo del nostro alter ego era ottimo e permetteva di saltare con precisione su ogni piattaforma, e usare la spada per affrontare le creature ostili ed i boss di fine mondo attraverso semplici combinazioni di leva e pulsanti. Il game design era ottimo sia per qualità che per varietà dei livelli con una difficoltà ben calibrata che richiedeva precisione da parte del giocatore (che non arrivava mai alla frustrazione). Difficilmente ci si annoiava!
Con “Lionheart”, probabilmente, l’Amiga raggiunse l’apice della sua gloria videoludica facendoci assaporare l’ebbrezza di una magnificenza tecnica senza precedenti unita a un’avventura solida, dall’ottima giocabilità e dal game design sempre fresco e vario. Un gioco completo praticamente privo di difetti di cui ogni possessore di questa macchina deve andare fiero! In 4 dischetti (installabili su hard disk, per chi ce l'aveva...) con un Amiga 500 con 1MB di Ram si testavano con mano le potenzialità ancora inesplorate di questo splendido computer, che tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 ha segnato un'epoca, e si poteva provare quel divertimento vero e puro che non si riesce più a trovare nonostante la potenza grafica messa a disposizione dalle macchine da gioco di oggi.
Che dire oltre a quello che già è stato detto? Se vogliamo andare a trovare il pelo nell'uovo l’animazione di Valdyn era ottima ma non eccellente e gli effetti sonori erano nella media. Questi due difetti venivano controbilanciati da un’altra caratteristica: cambiando la difficoltà cambiava la conformazione dei livelli.
Uno dei più bei giochi per Amiga di tutti i tempi.

Ah dimenticavo c’è anche un livello segreto… ma non ditelo a nessuno!!
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