| |
|
|
|
|
 |
|
 |
|
|
|
|
Titolo del gioco:
|
Vietcong 2
|
|
Anno di uscita:
|
2005
|
|
Genere:
|
FPS sparatutto
|
|
Sviluppatore:
|
Pterodon / Illusion Softworks
|
|
Produttore:
|
Take 2 Interactive / 2K Games
|
|
Distributore:
|
Take 2
|
|
Multiplayer:
|
Si, fino a 64 giocatori
|
|
Localizzazione:
|
Solo testo, no audio
|
|
Sito web:
|
|
|
Requisiti minimi:
|
Consigliati: CPU 2,5 GHz, 1 GB Ram, scheda video compatibile con Pixel Shader 2.0. Richiede 3,5 GB di spazio su hard disk
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
 |
|
 |
|
|
|
 |
|
 |
|
|
|
|
|
|
|
 |
|
 |
|
|
Redattore: Simone 'BoZ' Zannotti Pubblicato il: 18/09/2006 | | | "Eravamo i figli degli anni 50 e andammo dove ci avevano mandato perchè amavamo il nostro paese...nessuno di noi ha lasciato il Vietnam identico al giovanotto che era" | | "Eravamo i figli degli anni 50 e andammo dove ci avevano mandato perchè amavamo il nostro paese…nessuno di noi ha lasciato il Vietnam identico al giovanotto che era" ( H.Moore, We Were Soldiers Once )
Queste parole, estratte dal bellissimo quanto cruento bestseller di Moore e Galloway da cui è stato recentemente tratto un film, riassumono due importanti aspetti della Guerra del Vietnam: la partenza e il ritorno dei soldati dall'inferno nel quale erano stati mandati. Partiti giovanissimi per servire la patria con orgoglio tipicamente americano, tornati - almeno i più fortunati - a pezzi, decimati dalla malaria e dai soldati nordvietnamiti, con un pesante bagaglio di terribili ricordi che li avrebbero tormentati per tutta la vita. Il primo Vietcong ha cercato di trasmetterci un minimo di ciò che gli americani hanno dovuto fronteggiare nella jungla vietnamita: l'ambientazione originale, la trama avvincente, il carisma dei compagni di squadra e non ultimo un multiplayer accattivante hanno decretato in breve tempo il successo del gioco. Da qui l'idea di un seguito, sviluppato dagli stessi autori in circa due anni di lavoro.
Vietcong 2 riesce a stupire il giocatore fin dall'inizio grazie ad un'ambientazione totalmente inconsueta per chi si aspettava una nuova avventura nella fitta jungla del primo episodio: il gioco, infatti, ha inizio nientemeno che in un bordello, in compagnia di una dolce e giovane ragazza! Purtroppo per noi, non potremo gustarci a lungo questa situazione perchè un improvviso attacco dei vietcong - sempre loro! - ci riporterà bruscamente alla triste realtà della guerra. L'ambientazione urbana ci accompagnerà per tutta la campagna americana del gioco, mentre la brevissima campagna vietcong è ambientata in parte in una jungla ricostruita nel complesso in modo molto mediocre. Approposito di grafica, diciamo subito che l'engine di Vietcong 2 non è niente di eccezionale: i modelli dei soldati sono mediamente dettagliati, gli ambienti generalmente spogli di particolari, l'illuminazione dei livelli e la qualità delle ombre lasciano molto a desiderare, le texture si presentano non troppo definite e anzi alcune chiaramente sfocate, ma quel che è peggio il gioco scatta su qualsiasi configurazione testata. Gli aspetti positivi dell'engine riguardano invece il design dei livelli, la dimensione abbastanza vasta di alcuni di loro, e alcuni pregevoli effetti di luce e riflessi: per il resto l'aspetto generale non è cambiato molto rispetto al primo Vietcong.
Per quanto riguarda il gameplay, anche stavolta ci ritroveremo a combattere con accanto i nostri fidati compagni di squadra, che nella campagna americana sono: Stone (mitragliere), Tommyboy (marconista), Dutch (geniere) e soprattutto Cobber, medico, che potremo chiamare in qualsiasi momento per curare le nostre ferite. A dire il vero, non è conveniente chiamare in continuazione il medico in quanto ad ogni medicazione la nostra barra della salute si ridurrà di un certo tratto; inoltre, nel tentativo di raggiungerci ovunque noi siamo, Cobber potrebbe cadere ferito in battaglia e risultare dunque 'inutilizzabile'. E' possibile indicare ai compagni di squadra un bersaglio da colpire o un luogo esatto dove spostarsi, il quale viene indicato con un apposito puntatore sulla mappa. La loro Intelligenza artificiale si attesta su livelli da medi a medio bassi: non si mettono infatti problemi ad uscire allo scoperto quando noi glielo comandiamo, e troppo spesso si piazzano in posti sbagliati o si lanciano spavaldi verso il nemico, per poi crivellarlo di colpi solo quando questo è a mezzo metro di distanza. Purtroppo tendono anche a intralciare il nostro passaggio piazzandosi nella nostra traiettoria, e quel che è peggio non si spostano quando li colpiamo, come invece accade in altri titoli simili (es. Ghost Recon). I compagni ci seguiranno dovunque: raramente ci troveremo a dovercela cavare da soli, e anche in questo caso scordatevi la tensione delle missioni in solitaria del primo Vietcong, in particolare nella famosa e indimenticabile fuga notturna dal campo nemico.
La campagna americana è costituita da 13 missioni, mentre quella vietcong è scandalosamente più corta: appena 4 missioni. C'è di buono che le missioni, per quanto poche, sono sufficientemente varie: si va dalla presa di un ponte all'eliminazione di un cecchino, dal mantenimento di una posizione alla protezione di un carro, dal recupero di ostaggi alla distruzione di mortai. Alcuni livelli sono abbastanza vasti (niente di eccezionale) e consentono un minimo di libertà nell'azione: ad esempio è possibile scegliere passaggi alternativi per arrivare a un obiettivo, sebbene la struttura delle campagne sia comunque rigida e lineare, niente affatto dinamica.
Le azioni di Vietcong 2 si possono suddividere in due categori principali, completamente diverse fra loro: da una parte vi sono scontri molto intensi 'alla Call of Duty', per lo più all'aperto, mentre dall'altra non mancano interventi semi-stealth in edifici chiusi, 'alla SWAT 4'. In alcune scene ci troveremo a bordo di veicoli - non guidabili da noi personalmente - e dovremo eliminare con una mitragliatrice i nemici a bordo strada: anche in questo caso purtroppo tutto sa di 'già visto' e non vi sono particolari elementi di innovazione. I nemici, mai più di una decina contemporaneamente, sono in generale abbastanza ostici da abbattere: per scovarli sarà necessario mantenere la calma, appostarsi, prendere bene la mira e aspettare che essi si sporgano dal loro rifugio. Ogni azione affrettata porta nella maggior parte dei casi a una fine prematura, come è giusto che sia. Le soddisfazioni, al termine di ogni azione o eliminazione andata a buon fine, non mancano.
Purtroppo, a differenza del primo Vietcong manca totalmente la localizzazione del parlato: sono presenti solo sottotitoli per i dialoghi più importanti, mentre tutti i commenti dei soldati e le voci fuori campo sono in inglese e la loro traduzione spesso non compare sul video. Questo implica che, a meno di non masticare abbastanza bene la lingua di Shakespeare, vi è il rischio di non riuscire a seguire in maniera ottimale la trama, o addirittura di non capire cosa stà succedendo intorno a noi. Pollice alzato invece per le musiche dei menù, dei bellissimi brani 'alla Jimi Hendrix' che ho ascoltato con piacere più di una volta. Per concludere, segnalo che i salvataggi rapidi sono contati, scelta che condivido pienamente, e che ad ogni svolta nella trama si attiva comunque un salvataggio automatico. Il multiplayer meriterebbe un discorso a se, ma da quanto ho sentito in giro non stà affatto riscuotendo un grande successo tra gli amanti del primo Vietcong. |
|
|
|
|
| | |
|
|
|
|
|
|