Redattore: Corrado 'Sakurambo' Micheli Pubblicato il: 22/10/2014 | | | Abbiamo scoperto Shinji Mikami grazie a Resident Evil nell'ormai lontano 1996.
Quest'uomo, tanto creativo quanto visionario ci riprova: Terrore, simboli e oscuri esperimenti, un mix letale per la creazione di un nuovo filone. | | UN NUOVO INCUBO DOPO 18 ANNI
Come anticipato Shinji Mikami è il papà fisiologico di Resident Evil, un prodotto distribuito da Capcom ormai nel lontano 1996. Questo nome rievoca alla mente antichi quanto palpitanti ricordi, infatti questo gioco ha segnato indiscutibilmente la nascita di un nuovo genere: il Survival Horror che ormai a distanza di anni non trova un suo seguito naturale in titoli meritevoli di portare avanti tale concept.
Questo prodotto è stato atteso con trepidazione ed ansia dal pubblico: tutti ricordiamo bene i protagonisti della saga, la Umbrella Corporation, così come tutti abbiamo riconosciuto in Resident Evil 4 la fine di una storia che ad oggi non ha più un valido motivo per essere portata avanti, vuoi per mancanza di idee, vuoi perchè il creatore ha abbandonato l'editore giapponese ed anche perchè ormai il genere, nel tempo, si è inflazionato.
In questo contesto Mikami, supportato dal team Tango Gameworks e sotto la supervisione di Bethesda mette in campo un nuovo progetto, con l'obiettivo di riportare ai fasti il filone da lui stesso creato tramite un nuovo mix di terrore intrecciato con una storia ben lontana da quanto mai avremmo potuto immaginarci.
L' hype relativo a questa nuova uscita risale ad Aprile 2013 quanto Bethesda annuncia un nuovo progetto che prende il nome di Project Zwei mostrando inquietanti filmati sulla piattaforma Vine. Successivamente verrà divulgato un video "in action" del gioco aumentando in modo virale la curiosità dei media e del pubblico: abbiamo atteso quindi oltre un anno, ora è giunto il momento di togliere il velo alla vostra curiosità.
Ci troviamo pertanto di fronte a The Evil Within, si spengono le luci, silenzio in sala, l'incubo ha un nuovo inizio!
LA CHIAMATA VERSO L'INFERNO
La nostra avventura si apre all'interno di una volante, i cui occupanti sono tre investigatori della polizia che dialogano fra loro per la chiamata appena ricevuta. Apprenderemo in fretta il motivo della loro preoccupazione, sei volanti si sono recate presso un ospedale psichiatrico dove a quanto pare si sono svolti dei fatti delittuosi, ma al momento nessuno degli agenti inviati risponde alle relative chiamate da parte della centrale, tutto questo lascia i nostri detective tanto esterreffatti quanto preoccupati.
Prenderemo immediatamente i panni del detective Sebastian Castellanos e ci introdurremo all'interno dell'ospedale dove sin da subito comincierà il nostro percorso fra sangue e cadaveri alla ricerca della verità.
Superata la sala d'ingresso accederemo immediatamente alla sala della sicurezza dove un medico ormai in fin di vita riuscirà a dirci soltanto un nome: Ruvik. Nel frattempo dai monitor della sicurezza assisteremo all'uccisione di 3 polizziotti da parte di un'entità incappucciata che, fissato il monitor della sicurezza, comparirà d'improvviso alle spalle del nostro protagonista privandolo dei sensi.
Chi è costui, cosa stà succedendo? Riapriremo gli occhi su un mondo fatto di sangue, violenza ed oscuri mostri
UN GAMEPLAY ED UNA STORIA
La nostra prima prova che funge da tutorial ci consentirà semplicemente di sottrarre una chiave ad una sorta di maniaco macellaio, dai grugniti affatto gentili, all'interno di un magazzino. Da lì in poi seguirà una rocambolesca fuga fino all'uscita del manicomio per ritrovarci di fronte ad una città in distruzione dalla quale evaderemo tramite un'ambulanza in una corsa sfrenata. Qui inizierà il primo vero capitolo della nostra avventura e la storia ci avvilupperà lentamente ed inesorabilmente verso il delirio.
Il primo impatto negli oscuri meandri di The Evil Within riporta alla mente il gameplay tipico di Resident Evil 4 in cui la visuale in terza persona e l'accesso ad armi e medicalmenti risulta molto simile. La visuale di gioco alle spalle del protagonista potrà sembrare per ovvi motivi qualcosa di già visto, ma questo non deve necessariamente rappresentare un parametro negativo rispetto a una meccanica di gioco e una storia che meritano di essere vissute e soprattutto esplorate. Preso il controllo del nostro protagonista Infatti, premendo la leva analogica destra potremo richiamare immediatamente il menù armi e medicamenti mentre il gioco verrà automaticamente messo in pausa durante la nostra scelta.
La storia di The Evil Within ci ha portato nell'arco di quindici capitoli a scoprire una trama che ha originariamente dato l' impressione che mancasse qualche tassello, ma che a lungo termine tramite l'esplorazione ci ha consentito di conoscerne i risvolti e risolverne i lati oscuri. Spesso durante l'avventura abbiamo visitato diversi ambienti all'interno dei quali erano presenti delle note collegate a protagonisti non presenti o non giocanti nel gioco, dal quale è stato possibile evincere la nascita del male: il Progetto Stem e la sua evoluzione sulle varie cavie, Ruvik compreso. In questo viaggio impregnato di follia, anche il nostro protagonista dubiterà della propria sanità mentale, alternando momenti di gioco ad esplorare aree in cui avendo come musica in sottofondo l' "Aria sulla quarta corda" ci troveremo di fronte a degli strani specchi. Orbene, fissando all'interno di questi specchi, tenendo premuto il tasto A, il nostro protagonista perderà i sensi per poi risvegliarsi all'interno di una corsia dell'ospedale psichiatrico le cui mura dei corridoi sono impreganti dal Simbolo del Tau col cerchio (simbolo di vita e immortalità) il cui senso verrà svelato in seguito. Accederemo pertanto tramite l'ausilio dell'infermiera a una sedia elettrica tramite la quale (raccogliendo il liquido verde presente in bottiglie nei vari capitoli) potremo potenziare sia le caratteristiche personaggio (quali resistenza e salute nonchè abilità ricarica e mira) sia le armi in quanto a velocità ripetizione tiro, capienza caricatori, potenza e danno.
Tale sezione fungerà inoltre da check point al fine di salvare i nostri progressi firmando il registro presenze presente nella Hall del manicomio in cui siamo relegati.
Impersonare Sebastian per portare avanti la storia al fine di raggiungere i titoli di coda in un primo momento ci è sembrato ostico e opprimente in quanto il buon Mikami conscio di quanto il pubblico poteva aspettarsi, ha cambiato le carte in tavola rispetto alle aspettative in modo radicale. Da un lato infatti il gameplay è risultato immediatamente riconoscibile e riconducibile a Resident Evil, come da noi stessi anticipato in fase di presentazione, ma in questo senso e contesto risulta profondamente diverso sia come struttura che come difficoltà. Dimenticatevi per un'attimo della gestione delle armi e delle cartucce, qui l'uso oculato della pistola, del fucile o della balestra con i vari dardi (a cui accederemo solo nell'evolversi dei capitoli) risulta fondamentale,
The Evil Within si propone come survival horror in senso puro, duro e crudo
Per sopravvivere dovremo usare a nostro vantaggio le varie trappole presenti negli scenari nei confronti dei nostri vari e coriacei avversari, in quanto l'uso delle armi fine a se stesso non ci garantisce il completamento del livello a causa della scarsità di munizioni. Questo comporterà spesso l'esplorazione in prima battuta del livello, al fine di conoscerne trappole noscondigli e segreti per poi combattere i nostri avversari e costringerli tramite diversivi a seguirci nei percorsi da noi tracciati tatticamente. Questa per noi è una scelta vincente, in quanto la formula del surival horror deve garantirci proprio questo aumentando esponenzialmente lo stato d'immedesimazione del giocatore!
UNA GRAFICA CROSS E NEXT GEN
Definire The Evil Within dal punto di vista grafico ha richiesto una profonda quando obiettiva riflessione al fine di concorrere in modo oggettivo al risultato di questa recensione. In molti hanno discusso e bocciato la soluzione adottata relativa alle bande nere ai bordi orizzontali dello schermo, tale soluzione da parte nostra ha invece ritrovato un suo perchè nel contesto e nell'evoluzione della storia. Questo taglio di natura cinematografica in tinte dark ha a nostro avviso enfatizzato le tinte fosche nello sviluppo della nostra avventura garantendoci un taglio angosciante ed opprimente al punto giusto e imprimendo nel giocatore uno stato d'angoscia personale perenne.
Dal lato grafico abbiamo trovato ineccepibile il lavoro svolto, le animazioni dei vari mostri presenti così come quelle dei boss di fine livello sono credibili e fluide rendendo per quanto possibile ancor più rivoltante le conseguenze della mente di Ruvik e del progetto Stem! Gli effetti particellari della luce nei corridoi ed il pulviscolo atmosferico meritano a nostro avviso il plauso per qualità così come le animazioni di alcuni avversari, spesso invisibili (con una presentazione molto simile alla sagoma di Predator) rendono pathos e cardiopalmo al giocatore. L'unico neo che ci sentiamo di segnalare è collegato a qualche sporadico rallentamento negli ambienti più ricchi di dettagli laddove, magari a causa di un rumore, cerchiamo di voltarci rapidamente, in quel caso l'azione subirà qualche rallentamento a scatti appena percettibile senza rovinare di fatto l'effetto finale. Dal lato audio, infine, non possiamo non elogiare la localizzazione italiana così come gli effetti sonori degli ambienti ed i vari grugniti realizzati con cura ed una pulizia non sempre riscontrabile in altre produzioni del genere!
CONCLUSIONI
Non conoscendo in modo diretto Shinji Mikami non possiamo concludere che il prodotto finale si rispecchi magari con quello che era il progetto presente nella sua mente, ma su di una cosa possiamo essere certi: il genere Survival Horror non è morto e questa nuova creatura ne è la conferma. Per ovvi motivi il nostro articolo non è l'unico del settore che si è occupato di questa recensione, ma in questo senso una parte della stampa si è prodigata nell'enfatizzarne i lati negativi ovvero l'alto livello di difficoltà ed una storia poco avvincente. In questo senso affrontare i 15 capitoli ci ha portato via quasi 21 ore fatte tra fasi di esplorazione, recupero delle chiavi (utili per l'apertura di armadietti dei quali vi lasciamo il piacere di scoprire non volendovi anticipare troppo della storia) ed una sezione narrativa crescente e tamburellante.
Se lo scopo del titolo di Tango Gameworks era quello di angosciare il giocatore, lasciargli il senso d'impotenza vissuto dal protagonista ed affrontare una lotta perenne e continua per arrivare vivi alla fine di ogni capitolo allora l'obiettivo è stato centrato. The Evil Within propone proprio questo: una costante lotta per la vita!
Ringraziamo Laboratorio Comunicazione per averci fornito il gioco.
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