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Redattore: Giuseppe 'Isg71' Iraci SareriPubblicato il: 20/05/2017
Una stazione spaziale stracolma di alieni cattivi, un protagonista che non ricorda nulla di cio' che e' accaduto, un incubo senza via d'uscita. Benvenuti nel mondo di Prey...
Il nuovo gioco di Bethesda ha vissuto uno sviluppo parecchio travagliato venendo alla luce ben 11 anni dopo quello che in realtà avrebbe dovuto essere il primo capitolo della storia (e che potete riscoprire qui).
L'idea paventata di un Prey 2 ci ha accompagnati nel corso degli anni fino alla preview pubblicata nel 2012 (qui il link del nostro articolo) che prevedeva lo sviluppo ad opera degli Human Head Studios ma che non approdava al prodotto finito a causa di un cambio di rotta da parte di Bethesda che nel 2014 comunicava la cancellazione definitiva del progetto. Sono passati altri tre anni e c'è voluto un altro team di programmazione (gli Arkane Studios autori degli splendidi Dishonored) e la riscrittura dell'intero codice, per arrivare a una versione definitiva di Prey che non rappresenta assolutamente un seguito rispetto al gioco uscito 11 anni fa e neanche un reboot presentando un comparto narrativo del tutto nuovo.
QUI TALOS I
La storia si svolge sulla stazione spaziale Talos I, acquisita dalla TranStar Corporation che vi svolge esperimenti futuristici su cavie umane. Il contatto con la civiltà aliena dei Typhon infatti, ha suscitato nell'uomo la curiosità di approfondire gli studi sui poteri straordinari degli alieni allo scopo di applicarli sull'essere umano, cercando quindi di generare dei superuomini dotati di facoltà inimmaginabili. La genesi di tutto questo sviluppo risale al 1963, anno in cui il presidente John F. Kennedy è riuscito a sfuggire all'attentato (che tutti purtroppo ben conosciamo) e ha orientato gli Stati Uniti verso un progresso tecnologico che ha portato, nel 2032, alla creazione di una avveniristica stazione orbitale e alla nascita delle Neuromod, impianti in grado di modificare la struttura del cervello umano e di instillare nel soggetto-cavia i poteri dei Typhon. Naturalmente qualcosa va storto e gli alieni si impadroniscono di tutta la stazione Talos I disseminando vittime ovunque e rappresentando un serio pericolo per l'umanità intera.
In questo contesto si trova Morgan Yu il protagonista del gioco, convinto dal fratello Alex a partecipare al programma di sviluppo e risvegliatosi improvvisamente da un incubo in una stazione deserta e devastata. Non basterà cercare di sopravvivere, ma si renderà necessario cercare di far luce nella propria mente per ricordare gli eventi recenti e capire quindi come si è arrivati a questa drammatica situazione.
NIENTE È COME SEMBRA...
Fin dall'inizio del gioco ci si rende conto che gli sceneggiatori (tra i quali lo straordinario Chris Avellone) (non possiamo non menzionare due dei suoi lavori, come quel capolavoro assoluto di Planescape Torment e del suo - un po' discusso - seguito spirituale Torment: Tides of Numenera. -NdNew_Neo) si sono sbizzarriti nel creare un comparto narrativo in grado di metterci seriamente in difficoltà. A partire dal tutorial iniziale che ci mostra Morgan mentre si reca nella sede della TranStar per sottoporsi ai quotidiani esperimenti e che si rivela una sorta di The Truman Show(non diciamo altro per evitare il rischio di spoiler... -NdR) fino alla consapevolezza che a chi si sottopone agli esperimenti viene cancellata giornalmente la memoria, ci si rende subito conto che il vero fulcro del gioco sta nel ricostruire gli eventi accaduti attraverso una serie di indizi disseminati in giro, come appunti, email sui vari computer presenti nelle postazioni e segni di ogni tipo.
Una volta assistito all'attacco di un alieno contro un membro dello staff, ci si risveglia soli, disorientati e armati solamente di una chiave inglese contro alieni in grado di comparire all'improvviso, di assumere qualsiasi forma e spesso terribilmente letali. Diciamo fin da subito che la sensazione di angoscia e paura è ben trasmessa al punto da provare un certo sollievo quando veniamo contattati dall'operatore robotico January, l'unica presenza "intelligente" con la quale verremo a contatto per tutta la prima parte del gioco. Fin dall'inizio potremo scegliere se vestire i panni di un uomo o di una donna, ma questo non cambia molto ai fini della storia, a differenza di alcune scelte e dell'esito di alcune missioni primarie e soprattutto secondarie che influenzeranno il finale del gioco stesso mutevole a seconda del percorso effettuato. Le diverse conclusioni ci invoglieranno a riprendere in mano Prey per tentare di vedere i finali alternativi oltre che per raccogliere tutti i collezionabili disposti in giro e poter accedere a parti della struttura di gioco che ad una prima run ci erano precluse. La durata di circa 20 ore quindi è solo indicativa, elevandosi anche di parecchio nel caso in cui volessimo rigiocare il titolo per vedere cos'altro ci hanno riservato gli sviluppatori.
C'È TUTTO UN MONDO INTORNO...
La stazione di Talos I presenta un'unica struttura da girare in lungo e in largo nel corso dell'avventura e non dei livelli sequenziali. Naturalmente le citazioni si sprecano a partire dallo stupendo Bioshock dal quale il gioco trae parecchi spunti, come i messaggi lasciati qui e là e la trama che si sviluppa attraverso piccoli frammenti ritrovati in giro e da comporre come un puzzle, oppure lo stesso Dishonored concepito dagli stessi sviluppatori.
Gli alieni non sono tutti uguali, giusto per citarne qualcuno abbiamo i tentacolari Mimic in grado di attaccarci in gruppo e di assumere qualsiasi forma possibile, gli Spettri in grado di una potenza di fuoco non indifferente e Incubo, una sorta di boss finale che ci tormenterà per tutto il gioco e che dovremo evitare il più possibile. La situazione di svantaggio dovuta alle nostre armi tutto sommato ridicole per i nemici che dobbiamo affrontare, si colmerà pian piano nel gioco grazie allo sblocco di alcune armi molto più efficaci del Cannone Gloo che troveremo all'inizio, e soprattutto all'uso sapiente dei Neuromod che ci faranno acquisire poteri sempre più strabilianti.
Se all'inizio saremo costretti a scappare, a nasconderci, a muoverci con circospezione, verrà il momento in cui saremo in grado di trasformarci in cacciatori e andare alla ricerca di alieni da stanare. Le mod infatti possono essere installate nel nostro "albero delle abilità", ma la loro acquisizione è sempre dinamica dato che potremo smontarne alcune per generarne delle altre che ci sono più utili in un determinato momento. Questa fase RPG del gioco si rivela interessante proprio per la voglia di scoperta di nuove abilità in grado, giusto per fare un esempio, di farci comportare come un Mimic e di nasconderci ai cattivi assumendo la forma di un oggetto qualunque sullo sfondo, oppure di trasformarci in un Mimic stesso e accedere a luoghi altrimenti a noi preclusi. La nostra evoluzione sarà tale che rischieremo anche di ingannare le torrette automatiche (particolarmente letali) che tanto utili sono nelle prime fasi del gioco e che possono, non riconoscendoci, anche attaccarci ritenendoci degli alieni.
...E TANTA LIBERTA' PER ESPLORARLO
La stazione spaziale può essere esplorata a nostro piacimento, compatibilmente con le aree inaccessibili che dovremo sbloccare, così come l'approccio al gioco stesso ci lascia parecchia libertà di azione. Soprattutto nelle fasi avanzate potremo combattere gli alieni nel modo che preferiamo, nascondendoci e quindi evitandoli, trasformandoci in un oggetto sullo sfondo per tendergli un'imboscata, oppure sdoppiandoci (grazie ad un'altra neuromod) e creando un ologramma in grado di distrarre gli avversari per colpirli alle spalle. Tutto dipende dalla nostra fantasia a dalla voglia di esplorazione.
Talos I infatti è abbastanza grande da impegnarci a lungo ed è così ben realizzata da stuzzicare la nostra voglia di girovagare anche perché i vari documenti in giro (soprattutto nei terminali) non sono mai banali e ci raccontano una storia che merita di essere vissuta e approfondita. Il nostro protagonista inoltre può raccogliere oggetti in giro da conservare nel suo inventario (limitato all'inizio ma espandibile) e da combinare tra loro per realizzare oggetti molto utili come Medikit e munizioni speciali, grazie a speciali progetti trovati in giro, oppure di riciclarli attraverso uno specifico apparecchio. Uno dei punti di svolta del gioco è sicuramente rappresentato dallo sblocco dello Psicoscopio un caschetto in grado di farci apprendere le abilità degli alieni, di mostrarcene i punti di forza e di debolezza e di aprirci la strada a tutta una serie di poteri energetici, telepatici e di mimetizzazione.
L'Intelligenza Artificiale dei cattivi è molto ben implementata, dal momento che saranno davvero in grado di metterci in difficoltà al punto da costringerci ad una componente stealth a discapito di un'azione a viso aperto. È fondamentale anche una attenta analisi dell'ambiente circostante dal momento che tutto sullo scenario può essere usato a nostro favore o a nostro discapito e può fare la differenza fra la sopravvivenza e una morte ingloriosa.
UN PRODOTTO DI QUALITA'
L'analisi tecnica di Prey non può non tenere conto del gran senso di qualità che emerge dal gioco visto nel suo insieme. Il lavoro degli Arkane Studios si rivela ancora una volta all'altezza al punto che dopo il successo dei due Dishonored e di questo Prey(ma io ci metterei anche Bioshock 2...NdR), i ragazzi francesi si candidano come uno dei migliori Team del momento.
Il comparto grafico è ben realizzato, anche se non ci sono fondali in grado di farci uscire gli occhi dalle orbite, in maniera pulita e soprattutto convincente, grazie anche al motore di gioco che presenta buone animazioni e solo sporadiche incertezze nel framerate. Forse qualcosa di più si poteva fare per i caricamenti un po' lunghetti che a volte spezzano il ritmo del gioco stesso. La colonna sonora in puro stile futuristico è ben realizzata e di indubbia atmosfera così come il doppiaggio in lingua italiana è molto accurato. La stessa qualità la troviamo nella traduzione di tutti i testi nella nostra lingua. Dopo quanto detto sulla longevità, piuttosto variabile ma comunque abbastanza lunga, un'analisi più approfondita la merita il gameplay.
I comandi di gioco sono ben implementati e abbastanza intuitivi grazie ad una ghiera accessibile con il tasto Y del controller e che permette di accedere al nostro inventario, alla ruota delle armi e soprattutto di assegnare alla crocetta direzionale del controller stesso alcuni oggetti ai quali accedere velocemente durante il gioco. Può sembrare complicata a prima vista ma ci si prende subito la mano. Un po' meno bene sono realizzate le fasi di combattimento con armi all'inizio imprecise (ma comunque migliorabili con i vari potenziamenti) e che lascia trapelare la volontà degli sviluppatori di prediligere la fase di esplorazione/stealth a discapito dell'azione vera e propria. Si tratta comunque di difetti di poco conto che scompaiono facilmente di fronte all'intera struttura di Prey. Fin da subito ci si rende conto della grande libertà di azione fornita dal gioco, al punto da poter smontare le varie torrette e portarcele dietro in modo da attivarle come copertura nelle varie stanze nelle quali ci si reca, ma questo è solo un esempio. Le missioni secondarie sono davvero tante, mai banali e in grado di contribuire allo sviluppo narrativo del gioco al punto da renderle imprescindibili.
Prey, grazie ad una sceneggiatura di alto livello riesce a trasmetterci la giusta ansia tanto che ci muoveremo con circospezione, osservando tutto l'ambiente circostante alla ricerca di oggetti nascosti oppure di nemici celati sotto false spoglie. Si ha continuamente la sensazione che qualcosa stia per accadere e questo crediamo sia fondamentale in un titolo di questo tipo. I riferimenti al gameplay di Bioshock e di Dishonored si sprecano ma questo può essere solo un pregio visto il grande successo dei titoli appena citati. I finali aperti, l'IA di alto livello e tutta la struttura presa nel suo insieme ci offrono Prey: un gioco in grado di divertirci per parecchio tempo e di entrare a pieno titolo nell'olimpo dei videgiochi più belli di questo 2017.
Modus Operandi: siamo stati all'interno della stazione spaziale Talos I per carcare di sopravvivere agli alieni grazie ad un codice Xbox Live gentilmente fornitoci da Laboratorio Comunicazione.
Prey è una lieta sorpresa. Dopo uno sviluppo travagliato, Bethesda ci offre un titolo in grado di appassionare, divertire e di incollarci allo schermo per tutta la sua durata, sufficientemente lunga anche grazie alla rigiocabilità dettata dai finali alternativi e alle tante cose da fare. Un comparto narrativo in grado di regalarci una storia di alto livello, ricostruita pezzo dopo pezzo durante tutto il gioco e sapientemente raccontata dagli sviluppatori, si sposa con una colonna sonora d'atmosfera e con un gameplay ottimamente realizzato. Visto nel suo insieme Prey è un bellissimo gioco, assolutamente consigliato a tutti, obbligatorio per chi ha amato le atmosfere di Bioshock e di Dishonored. Non lasciatevelo scappare!