Recensione PC
Titolo del gioco:
The Saboteur
Anno di uscita:
2010
Genere:
Azione/Stealth - 3a persona
Sviluppatore:
Pandemic Studios
Produttore:
Electronic Arts
Distributore:
Leader
Multiplayer:
assente
Localizzazione:
Completa (audio & video)
Sito web:
Requisiti minimi:
CPU: dual core 2,4GHz (quad core); RAM: 3GB; SCHEDA VIDEO: nvidia 8800gt; SPAZIO SU DISCO: 7GB
  •  Donne e motori...
  •  gioie e dolori.
  •  ecco, appunto.
  •  Il nostro rifugio all'interno del night, non un granchè a dir la verità...
  •  ...ma ogni volta potremo rifarci gli occhi visto che per raggiungere l'uscita dobbiamo attraversare il camerino delle signorine!
  •  Dall'alto della nostra posizione studiamo il piano d'azione
  • i nazisti ci stanno cercando, ma noi abbiamo appena sfruttato un nascondiglio segreto. si, è un orinatoio pubblico se ve lo state chiedendo
  •  Una delle cose che riescono meglio a Sean: piazzare gli esplosivi!
  •  e anche questo blindato sta per salutare...
  •  Che fatica, ma un altra area di Parigi è stata liberata dall'oppressione nazista e "prende vita"
Redattore:  Simone Maria '7ornado' Fumagalli                        Pubblicato il:  22/02/2010
Dalla modalità free roaming del noto GTA e dall’ambientazione storica di Commandos ecco nascere The Saboteur. Saranno riusciti i programmatori a coniugare il meglio dei due titoli in un unico prodotto?
…E TUTTO EBBE INIZIO

Francia, 1940. In un piccolo paesino vicino al confine con la Germania il nostro alter ego Sean, meccanico e pilota irlandese, si sta preparando a correre un gran premio d’automobilismo. La gara si tiene in Germania, poco oltre la frontiera.
Una volta sul posto le cose si mettono subito bene: una scazzottata con il seguito di crucchi dell’eroe di casa in un bar, l’incontro con la sorella del nostro amico Jules e con una nosta vecchia fiamma non promettono altro che guai.
Poco dopo ci ritroviamo al volante della nostra monoposto e dobbiamo cercare di vincere la gara, in barba ai pronostici. Tutto fila liscio fino a quando non abbiamo la brillante idea di superare l’idolo della folla, fino al momento in testa: ovviamente lui non ci sta e…BANG! Estrae la pistola e addio…ruota. Addio vittoria.
Sean è una furia e pensa a un modo per farla pagare al biondo, per cui si infiltra con l’amico Jules in un complesso nazista per far sparire l’auto del vincitore, ma vengono sorpresi e catturati. Vengono presi per spie alleate e costretti a confessare sotto tortura. Jules ci rimette la vita e…finalmente entriamo in gioco sul serio, per scappare da quella dannata situazione e tornare in Francia, ma…è appena cominciata l’invasione!

PARIS, MON AMOUR

Un’introduzione del genere raramente mi è capitato di vederla in un gioco: grande attenzione per i dettagli e la trama, molto coinvolgente e soprattutto carismatica. Non si vede l’ora di poter cominciare a rendere ai soldati del Reich pan per focaccia.
Dopo la prima missione in cui dobbiamo salvare padre e sorella di Jules dal loro cascinale in fiamme, Sean si trasferisce con loro a Parigi, vivendo in clandestinità. E finalmente comincia il gioco vero.
Come nei titoli di Rockstar, ci risvegliamo in uno dei nostri nascondigli, il “retrobottega” di un night alla moda della città. Una volta usciti dal locale senza poter fare a meno di notare il fisico (scoperto) delle gentil donzelle, ci ritroviamo per le strade. Dopo un primo giro attorno all’isolato si respira subito l’aria di quello che resta della Belle Epoque nella capitale francese occupata. L’atmosfera retrò inoltre è enfatizzata anche dalla grafica in bianco e nero, in cui risaltano solo pochi particolari “colorati”: finestre illuminate, insegne del Reich, obiettivi militari e segreti da raccogliere. L’unica cosa che può sembrare strana (anche se non posso dirlo dato che non conosco i dettagli di come si è evoluta esattamente la situazione a Parigi durante l’occupazione) è che ci sia troppa gente per le strade, soprattutto di notte. Anche le ronde e i posti di blocco non sono da meno, e non di rado capiterà di vedere soldati tedeschi insultare, maltrattare e malmenare civili che li hanno intralciati.
La ricostruzione della città pare essere abbastanza fedele a quello che poteva essere al tempo: grandi viali alberati, ma anche viuzze e vicoli, parchi, piazzette e l’immancabile Tour Eiffel. Le strade ciottolate o sterrate, le auto “d’epoca”, l’abbigliamento delle persone che incontriamo per le strade, le divise dei soldati…tutto sembra essere stato realizzato con una certa attenzione al dettaglio e basta davvero poco per sentirsi coinvolti, per sentirsi in quel posto in quel momento.

TUTTA NOTTE SOPRA I TETTI

Ovviamente Sean non si è trasferito a Parigi per farsi una vacanza. Si trova lì con il preciso intento di arrecare quanti più danni possibili alla macchina militare tedesca e portare avanti i preparativi per la liberazione della città. Insomma, un vero e proprio sabotatore.
Chiaramente certe azioni è meglio compierle col favore delle tenebre, nonostante non siano di aiuto più di quel tanto, visto che non c’è differenza a livello di visibilità e i tedeschi ci riconosceranno esattamente allo stesso modo sia di giorno che di notte alla stessa distanza.
In entrambi i casi però, è bene muoversi lontano da occhi indiscreti, quindi cosa migliore di passare da un tetto all’altro fino al nostro obiettivo?

Oltre ad avere straordinarie doti di meccanico, Sean potrebbe benissimo essere un arrampicatore professionista e giocarsela ad armi pari con Altair, uno che di arrampicate e salti acrobatici se ne intende. Arrampicarsi lungo la facciata di un palazzo è un giochetto sfruttando i giusti appigli (praticamente qualsiasi sporgenza si può sfruttare) e in più si può scivolare lungo i cavi del telefono per passare da un complesso a un altro passando indisturbati e silenziosamente sopra i soldati che ci stanno cercando.
A parte “sorvolare” la città, ci possiamo anche spostare a piedi o rubare qualche automezzo e farlo nostro. Anche quelli tedeschi, ma diciamo che i soldati non saranno proprio d’accordo. Una volta che ci siamo impossessati del mezzo, come in GTA, c’è la possibilità di “collezionarli” nei garage che ci vengono messi a disposizione. Ovviamente ce lo dobbiamo portare integro, perché è vero che sono parecchio resistenti anche quelli civili, ma i fori dei proiettili restano e a lungo andare il motore prende fuoco e subito dopo segue una bella esplosione.

La cosa bella è che oltre alle arrampicate si possono fare altre azioni da stuntman, come gettarsi dall’auto in corsa, che fa sempre la sua bella scena. Ci si può spostare silenziosamente per attaccare i soldati alle spalle o lasciarsi cadere anche da altezze non proprio alla portata di tutti (senza salto della fede ovviamente). Attenzione però a non eccedere con atteggiamenti sospetti in presenza o nel campo visivo dei soldati: c’è un indicatore che indica il grado di sospetto e se dovesse raggiungere il massimo il soldato darà l’allarme. Di questi ce ne sono diversi livelli, in base alla gravità dei fatti che siamo stati colti compiere in flagrante. Chiaramente più il livello è alto e più è difficile fuggire, ma è sufficiente uscire dall’area allarmata indicata sulla mappa e calerà la calma dopo la tempesta come nulla fosse.
Chiaramente agire nell’ombra senza farsi scoprire ed essere già lontani quando i nazisti, ad esempio, andranno a controllare il luogo di un’esplosione è la cosa migliore, un po’, come abbiamo già detto, nel buon vecchio Commandos.

TANTO DA FARE…E DA DISFARE

Sempre parlando dei giochi da cui ha tratto ispirazione, come in GTA, anche in The Saboteur incontreremo diversi personaggi man mano che la trama del gioco avanza, che ci chiederanno di fare qualcosa per loro o per qualcuno. Oltre a questi mandanti (tra cui persino un prete) avremo a che fare con altri personaggi che magari non ce l’hanno a morte con i tedeschi, come i responsabili del mercato nero, ma a cui fa comunque comodo se salta per aria qualche mezzo corazzato o qualche torre d’osservazione. In questo particolare caso, il tutto ci viene spiegato la prima volta e poi siamo liberi di sabotare quando meglio crediamo le strutture dei nazisti e in caso di riuscita il nostro conto in banca verrà automaticamente rimpinguato.
Si parla di sabotare, ma il nostro arsenale? A differenza di altri giochi ambientati nella Seconda Guerra Mondiale quello che conta non sono tanto le armi da fuoco, tutte repliche abbastanza fedeli delle controparti reali del tempo, dal noto Mp40 alla Luger, ma piuttosto gli esplosivi, siano essi a tempo o con detonatore manuale.
Man mano che libereremo certe aree delle città dalla presenza di infrastrutture di controllo naziste (torri di osservazione, posti di blocco con mezzi corazzati, altoparlanti che diffondono comunicati) e completando le missioni assegnateci il paesaggio e tutti gli altri elementi prenderanno colore: l’effetto è davvero bello, soprattutto il contrasto con le aree ancora sotto lo stretto giogo degli occupanti. La resistenza nelle aree “liberate” ci metterà a disposizione nascondigli e vie di fuga aiutandoci nella nostra “crociata”, fino ad avere una Parigi coloratissima in tutto il suo splendore.
L’idea alla base del gioco è originale, non lo si può negare. Riprende il gameplay di due saghe di indiscusso successo miscelando gli elementi migliori. Il problema non è tanto il risultato finale, che tutto sommato è più che buono, ma le leggerezze e le imprecisioni grossolane a livello di grafica, intelligenza artificiale e programmazione in generale non sono proprio perdonabili: i passanti sembrano tanti robottini che reagiscono sempre allo stesso modo, certe volte per evitare il nostro passaggio su auto in corsa si tuffano anziché verso il marciapiede verso la strada, i soldati spesso si “incastrano” nei passanti e non riescono più a spostarsi…il livello di dettaglio degli elementi decorativi è piuttosto basso e il motore grafico non si può dire al passo coi tempi.
I punti di forza sono appunto l’ambientazione, il gameplay, il sonoro, che genera la sensazione di trovarsi davvero in una città degli anni Quaranta e la trama, forse il vero punto di forza del titolo. Se ciò vi basta e siete pronti a chiudere un occhio di fronte a pecche più che evidenti, fateci un pensierino.
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