Recensione PlayStation 4
Titolo del gioco:
Dynasty Warriors 9
Anno di uscita:
2018
Genere:
Musou / Free-Roaming
Sviluppatore:
Omega Force
Produttore:
Koei Tecmo
Distributore:
Koch Media
Multiplayer:
Assente
Localizzazione:
Solo testo, no audio
Sito web:
Requisiti minimi:
Console Playstation 4 - una connessione a banda larga - un account PlayStation Network - 47 GB di spazio libero su disco - Prezzo: €59,99
  •  Cina, armi giganti, centinaia di nemici da far volare via
  •  La lotta per il trono
  •  Il Dio della Guerra - e di spalle suo fratello giurato
  •  Non mancheranno le macchine da guerra
  •  Consiglio di guerra
  •  Alcune ambientazioni sono molto suggestive - per lo meno se attivate la modalità cinematografica
  •  Il rampino per scalare le mura è decisamente TROPPO utile
  •  Diaochan: uno dei personaggi più subdoli
  •  La caccia e lo Stealth sono invece quasi superflui
  •  La Muraglia innevata è sempre un bello spettacolo
  •  E i massacri continuano
Redattore:  Tommaso 'Tatsumaki' Alisonno                        Pubblicato il:  02/03/2018
Il team Omega Force si perde (letteralmente) nella sua nuova ricostruzione della Cina dei Tre Regni.
C’ERA UNA VOLTA IN CINA

La serie Dynasty Warriors è certamente una delle più longeve e ne è indice anche il numero progressivo – 9 – a corredo del nuovo capitolo, senza contare i vari spin-off Empires ed XL, nonché le serie consorelle come Samurai Warriors. Nel corso degli anni il team Omega Force di Koei Tecmo ha tentato diverse volte di svecchiare e modificare il concept: a volte le modifiche sono state decisamente valide, altre volte i risultati non sono stati quelli sperati e si è dovuto effettuare un repentino dietro-front. Probabilmente questo Dynasty Warriors 9 ricadrà nella seconda categoria e non ci stupiremmo se per il decimo episodio dovessimo assistere al succitato dietro-front; ma andiamo con ordine.

La serie Dynasty Warriors (o DW per semplicità) – in originale Shin Sangokumusou – propone di rivivere le vicende della Guerra dei Tre Regni combattuta in Cina a cavallo tra il II e il III secolo Dopo Cristo, partendo dalla Rivolta dei Turbanti Gialli e arrivando fino all’unificazione operata dal “quarto” regno di Jin. Di questa guerra sono arrivati a noi numerosi documenti storici, ma anche un’opera epica intitolata “Il Romanzo dei Tre Regni” a cui DW si ispira, col risultato di proporre degli eroi le cui capacità siano ben al di sopra dei limiti umani delle truppe comuni.

UN RACCONTO GIÀ LETTO

Al di là della modalità Libera, disponibile dopo aver visionato almeno uno dei finali del gioco, l’unica modalità che DW9 propone è la Storia: una volta scelto il personaggio da interpretare nel nutrito roster di 90 (ma solo 3 saranno disponibili all’inizio), verremo catapultati nella mappa del mondo. La principale novità introdotta dal capitolo è infatti un’impostazione Free-Roaming che ci permette di esplorare più o meno liberamente tutta la Cina sin dall’inizio del gioco; non pensate però di essere al cospetto di un Open-World propriamente detto: le missioni disponibili saranno infatti limitate a quelle relative al capitolo di storia che state affrontando, più alcune quest minori che vengono comunque generate casualmente. Manca, insomma, un sistema di sub-quest indipendenti dalla trama.

Una volta scesi in campo, il sistema di controllo risulterà essere ancora una volta una variazione sul tema di quello noto: avrete a disposizione un tasto per l’attacco veloce, uno per quello potente e uno per la tecnica Musou, che va caricata riempiendo un indicatore e vi rende invulnerabili mentre la eseguite, a cui si aggiungono salto, schivata e parata; è inoltre presente un tasto che attiva un sub-menù tramite il quale effettuare alcune mosse speciali. Gran parte del moveset dipenderà dall’arma che deciderete di equipaggiare, ma ciascun personaggio avrà un tipo di arma “preferita” con la quale gli attacchi saranno più efficenti; le tecniche Musou, comunque, saranno specifiche per personaggio.

LA CINA NON È PICCINA

Quando non è impegnato in combattimento, il personaggio potrà riporre la sua arma modificando così alcuni comandi, per esempio per correre o viceversa muoversi furtivamente; sarà anche possibile chiamare la propria cavalcatura per percorrere più velocemente vasti tratti di terreno e credeteci se vi diciamo che questo sarà fondamentale. Sebbene infatti nel gioco siano presenti numerosi checkpoint dove recarsi tramite il viaggio rapido direttamente dal menù-mappa, è pur vero che per poter essere sfruttati essi andranno prima di tutto sbloccati ed inoltre dovranno essere sgombri da nemici. Ne consegue che nelle prime fasi del gioco, quando la mappa è tutta da scoprire, sarete obbligati a lunghe marce tra le pianure della Cina ed anche più avanti avrete qualche centinaio di metri da percorrere tra il checkpoint e il vostro bersaglio.

Bersaglio che, salvo singoli rarissimi casi, consisterà alla fin fine nel gettarsi a capofitto in battaglia nel tentativo di abbattere i comandanti della base nemica, procedendo così fino agli eroi ed ai generali (cioè i boss) di turno. Niente di nuovo alla luce del sole: il concept alla base di DW è sempre stato quello di falciare senza sosta inutili soldatini fino ad arrivare di fronte al nemico “tosto”; il problema nasce però quando questa prassi viene diluita in un contesto simil-open-world senza particolari fronzoli.

Ci spieghiamo meglio: nei precedenti DW le basi e le postazioni nemiche erano pressoché adiacenti, collegate tra loro da passaggi comunque pieni di soldati. Il risultato era quello di un combattimento quasi ininterrotto, con tempi di spostamento ridotti ai minimi termini (salvo occasionale backtracking o esigenze di scenario) e adrenalina a iosa. Nei capitoli Empires, invece, si arricchiva un gameplay alla base più scarno con scelte strategiche aggiuntive, per esempio nella gestione delle truppe, dei generali alleati, delle armi d’assedio e così via. In DW9 non c’è nulla di tutto questo: si perde un sacco di tempo per correre da una base all’altra solo per poi conquistarla in pochi secondi e passare oltre. Giusto le roccaforti alla fine del capitolo riescono a trasmettere un po’ del vecchio feeling, ma anche lì è possibile galoppare tra i soldati (ignorandoli) per puntare dritti al boss.


Non mancano in realtà delle attività secondarie, ma anche lì il feeling non è dei migliori: la raccolta della risorse necessarie per creare nuove armi ed equipaggiamento, ad esempio, trasmette anch’essa la sensazione di una perdita di tempo (della serie: “Stanno assaltando la porta di Hu Lao: perché stai lì a raccogliere radici di liquirizia?!?”), così come la caccia degli animali selvatici o la pesca. Alcune feature, come il nuoto o la corsa sulle pareti, sono pressoché inutili. Il rampino messo a disposizione del giocatore, invece, è FIN TROPPO utile: a che serve schierare arieti e torri d’assedio se un singolo eroe può scavalcare le mura e aprire le porte dall’interno? L’unica attività con un buon feeling consiste nello svolgere alcune battaglie opzionali, contrassegnate sulla mappa, per assistere a qualche stralcio di trama in più e soprattutto per ridurre la difficoltà dello scontro finale.

L’unico elemento per cui il free-roaming svolge dignitosamente il suo lavoro è il piacere dell’esplorazione: la Cina è infatti zeppa di città, accampamenti e locazioni da individuare, comprese torri di segnalazione, indicatori stradali e luoghi naturali (come le cime dei monti) che riveleranno vaste zone del mondo. Per darvi un’idea della vastità: viaggiare (a piedi) da un angolo della mappa a quello opposto richiederà un tempo pari a circa un’ora e quaranta minuti ma soprattutto, tutte le zone raggiunte e sbloccate saranno poi disponibili in tutte le successive partite (non dovrete esplorare la Cina 90 volte, dunque). Al di là di questi itinerari da Touring Club, però, nel gioco si ha spesso l’impressione che il vasto mondo sia “imposto” più che “proposto”.

TECNICAMENTE DELUDENTE

La sensazione è inoltre esacerbata dall’impatto tecnico: DW9, c’è poco da dire, è graficamente datato e mal ottimizzato. Vallate, foreste e boschi di bambù sono piatti, spogli e ripetitivi e per trovare un po’ di varietà è necessario spostarsi sui percorsi montani. Per quanto riguarda il resto, potrete scegliere tramite il menù se preferire la grafica Cinematografica o quella Action. Nel primo caso i modelli dei personaggi saranno più curati, con texture a risoluzione più elevata ed effetti di luci e riflessi discreti, ma il tutto andrà a scapito del frame rate, il quale su PS4 standard precipiterà a livelli scandalosi. Il gioco sarà dunque più fruibile in modalità Action, la quale viceversa sacrificherà il dettaglio per un frame rate più stabile; peccato, però, che l’effetto finale sia a livelli imbarazzanti anche per una PS3 (ma questi qui hanno mai visto Horizon: Zero Dawn o The Witcher 3?). Unica nota positiva: il ciclo giorno-notte e la pioggia battente riescono a restituire un pizzico di qualità in più.

Decisamente migliore il giudizio sotto il profilo audio: il gioco offre diversi brani musicali che, pur nella loro semplicità, si sposano bene con le varie situazioni, passando da melodie dal taglio orientale per le esplorazioni e le passeggiate cittadine a pezzi jpop-metal per i combattimenti. Una cosa molto apprezzabile è che per la seconda volta nella serie (la prima fu DW7) il gioco propone i testi interamente tradotti in Italiano, sebbene non abbiamo fatto a meno di notare qualche svista qua e là (come ad esempio “tu” al posto di “voi”, o il nome di un cavallo che da “Lepre Rossa” è misteriosamente diventato “Furia Rossa”). I dialoghi e la voce narrante sono disponibili in tre banchi: l’originale Giapponese, il classico doppiaggio Inglese e – udite udite – l’affascinante Cinese, scelta obbligata per i puristi; i tre banchi sono parimenti buoni, anche se purtroppo i labiali sono sincronizzati solo sul primo.

GUERRIERI DEI TRE REGNI

Dal punto di vista del gameplay, il gioco soffre della mancanza del vecchio sistema di combo, quello che modificava l’effetto dell’attacco potente a seconda di quanti attacchi veloci erano effettuati a monte, ma una volta che si prende la mano al sistema delle mosse speciali si scopre che è ancora possibile destreggiarsi in sequenze interessanti; sparisce invece la possibilità di cambiare arma “al volo” come accadeva negli ultimi capitoli. Il problema di fondo, come s’è detto, è una generale sensazione di vacuità del titolo: ampie distese vuote costellate da accampamenti insulsi con un assalto un minimo interessante solo alla fine del capitolo. La nuova impostazione ha inoltre totalmente tagliato fuori il multiplayer. Le cose possono in verità farsi un po’ più interessanti aumentando il livello di difficoltà, ed è per questo che sconsigliamo a tutti di andare sotto al “normale” (che è già scandalosamente facile).

D’altro canto, DW9 non pecca certo in longevità: per portare a termine una delle prime storie, diciamo quella di Liu Bei o quella di Cao Cao, dedicando all’esplorazione un tempo tutto sommato contenuto impiegherete circa 20-25 ore; lungo la strada sbloccherete molti degli altri ufficiali, le cui storie tendono però ad essere più brevi sia per il periodo storico abbracciato sia perché avrete già svolto parte del lavoro di esplorazione relativo alle aree dove agiranno. Ovviamente, però, il tempo necessario per completare tutte le 90 storie ed esplorare almeno una volta tutta la Cina sarà ragguardevole.

In conclusione non ci sentiamo di bocciare totalmente questo Dynasty Warriors 9, per lo meno perché sulla lunga distanza è riuscito, ancora una volta, a regalarci un bel po’ di ore di “massacri a cervello spento”, ma certo non lo promuoveremo senza puntare il dito sulle lacune che il team di sviluppo deve obbligatoriamente colmare entro il decimo capitolo. E se per colmare queste lacune fosse necessario fare dietro-front su alcune scelte, per quanto coraggiose (prima fra tutte il free-roaming) si tratterebbe di una mossa assolutamente condivisibile…

Modus operandi: Abbiamo percorso e combattuto nel nuovo e problematico musou open-world di Koei Tecmo attraverso un codice datoci da Koch Media Italia.

Non malissimo ma neppure bene per Omega Force, encomiabile per aver cercato di cambiare in maniera radicale il proprio concept ma assolutamente rimandata per i risultati ottenuti sul campo. Il Free-Roaming, più imposto che proposto, frammenta eccessivamente l’esperienza di gioco senza di contro fornire alternative veramente interessanti allo svolgimento delle quest di base. La realizzazione tecnica datata e mal ottimizzata è poi qualcosa di imperdonabile. Ci rivediamo al prossimo appello…
PRIMO IMPATTO
GRAFICA
SONORO
GIOCABILITA'
LONGEVITA'
GLOBALE