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Titolo del gioco:
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Full Bore: The First Dig
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Anno di uscita:
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2013
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Genere:
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Puzzle
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Sviluppatore:
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Whole Hog Games
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Produttore:
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Whole Hog Games
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Distributore:
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Whole Hog Games
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Multiplayer:
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NO
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Localizzazione:
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No
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Sito web:
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Requisiti minimi:
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Windows XP/Vista/7/8, Pentium 3 500 MHz, 1 GB di memoria RAM, 130 MB di spazio libero sull'hard disk
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Redattore: Sergio 'SEEP' Giansoldati Pubblicato il: 31/03/2014 | | | Nelle viscere della terra si trova un luogo oscuro, fatto di tanto lavoro, gemme rare e tunnel da scavare. Tutto cio' che serve per rendere divertente questo tetro mondo e' un cinghiale. | | IL TUO CINGHIALE È IL TUO PASSAPORTO PER LE MINIERE
All'inizio del gioco, una volta avviata la modalità storia, potremo selezionare uno dei due cinghiali a disposizione. Una volta scelto il nostro bel facocero, ci ritroveremo in una felice e fiorita foresta, un posto quasi paradisiaco, dove una farfallina attirerà la nostra attenzione. Questo Eden avrà i secondi contati, da lì a poco la terrà cederà e ci ritroveremo nel sottosuolo di Boarkind’s. Un luogo oscuro, composto da miniere e luoghi mistici, a tratti tecnologicamente avanzati. Un posto dove la parola d'ordine è lavoro e ogni strambo abitante di questo mondo sotterraneo ci divertirà con buffi dialoghi (il titolo stesso è un gioco di parole, intraducibile in italiano, tra boar, "cinghiale", e (to) bore, "bucare", che si pronunciano allo stesso modo -NdCJ).
Ecco la trama di questo stravagante indie game dalle meccaniche capaci di mischiare al meglio platform e puzzle, tutto tramite un aspetto grafico dal gusto retrò, ma allo stesso tempo vasto e ricco di accorgimenti moderni. Lo stile leggero e scanzonato di Full Bore: The First Dig rende l'atmosfera fin dai primi momenti ironica e gradevole, oltre che coerente, accompagnando così il giocatore in un’avventura enorme e spensierata.
GRUNISCE DI QUA, GRUNISCE DI LÀ
I comandi di Full Bore: The First Dig rispecchiano perfettamente i classici dei videogiochi 2D del passato. Con i tasti WASD si gestirà il nostro cinghiale, in modo da arrampicarci, scavare, spostare oggetti, azionare meccanismi e correre all’interno di tunnel ricoperti di blocchi, terra e sabbia, mentre premendo Spazio potremo realizzare una spazzata in grado di tirar giù qualsiasi ostacolo sotto di noi.
L’accortezza di trovare la giusta via per proseguire ci imporrà di usare la logica anziché la fretta. Spesso infatti il nostro cinghiale rimarrà incastrato tra un buco e l’altro, ma non preoccupatevi, avrete sempre a disposizione i checkpoint per ripartire dalla posizione più vicina. Nonostante possa apparire complesso, Full Bore: The First Dig punta molto sulla semplicità. Dopo i primi dieci minuti di gioco prenderemo subito dimestichezza con il nostro grassoccio eroe e ci troveremo immersi in uno schema dalla struttura open world, ricolmo di livelli e di gemme da trovare. In quest'ultime ruota lo scopo dell'intera avventura. Contrariamente ad altri titoli dello stesso genere qui non ci sono vite, punti esperienza o altre interazioni.
Oltre al conteggio delle gemme e a qualche ritrovamento di oggetti rari, Full Bore: The First Dig non concede molto altro. Il team Whole Hog Games ha puntato tutto sulla libertà, facendo scegliere così al giocatore come e quali livelli esplorare il sottosuolo. Questa scelta appare spiazzante, se da una parte l'idea di un puzzle game su struttura open world è intrigante, dall'altra, la mancanza di uno scopo preciso e una semplificazione estrema dei concetti base potrebbe annoiare i giocatori in cerca di sfide più impegnative.
NON CONCENTRARTI SOLO SULLE GEMME
Seppur Full Bore: The First Dig sia un gioco minimale e non particolarmente complesso, il suo punto di forza rimane la capacità di stuzzicare la curiosità del giocatore. Certo, oltre alle gemme e ai livelli stessi rimane ben poco, ma gli sviluppatori hanno voluto incentrare i loro sforzi nel creare un mondo dove la priorità è il piacere stesso dell’esplorazione. Nonostante il livello di sfida sia quasi azzerato da un approccio fin troppo casual, il mondo di Full Bore: The First Dig appare così delizioso da spronarci a continuare, a scoprire nuovi luoghi, chicche nascoste e soluzioni per portare a termini i vari livelli. Un vero e proprio passatempo dove non si conosce frustrazione ma si riscopre la semplicità di usare il cervello anziché i riflessi.
Una nota dolente è però data da una certa ripetività unita ad una scarsa efficacia della mappa, due fattori che in certi frangenti renderanno l'esplorazione davvero confusionaria e poco piacevole. Per fortuna l'interazione con gli scenari e la possibilità di scoprire sempre nuovi livelli di gioco mette una toppa a questo problema. Per la sua natura "indipendente" ha anche una discreta longevità, la quale oscilla tra le 8 e le 12 ore, in base alla nostra volontà o meno di sviscerare tutti gli oggetti nascosti presenti nel gioco.
QUESTA E' VERA PIXEL ART
Full Bore: The First Dig è una vera e propria gioia per gli occhi di ogni amante di grafica bidimensionale. Un look chiaramente ispirato all'era 16-bit ci accompagnerà per tutta l'avventura. Qui risiede l'essenza stessa del motivo per cui il titolo appare così trascinante ed evocativo, anche senza particolari scelte profonde in materia di gameplay. Non solo stupiscono le grandi dimensioni delle mappe ma anche gli effetti integratI in esse. Particolarmente degni di nota sono le illuminazioni, davvero ben realizzate e posizionate nei momenti migliori, capaci di creare un buon misto di grafica "vecchio stampo" e modernità.
Altra nota assolutamente positiva sono le animazioni con un buon numero di fotogrammi e una stilizzazione convincente, apparendo subito simpatiche ed espressive. Full Bore: The First Dig non è semplicemente fatto per giocare, ma soprattutto per farci sentire parte di un mondo stravagante, in continua evoluzione, determinata in base alle nostre scoperte e ritrovamenti.
BABY, TI SUONO UN BLUES
Impossibile non citare la colonna sonora di questo gioco. Il lavoro svolto dal team è davvero eccezionale e ha messo d’accordo praticamente tutta la stampa del settore. La scelta di animare le miniere a suon di blues è geniale, i temi appaiono immediatamente accattivanti e in linea con l’atmosfera leggera e spensierata del titolo, oltre a non stufare davvero mai. Per niente invasivi, concedono anche largo spazio ai riuscitissimi effetti sonori e atmosferici, i quali risultano precisi ed efficaci, ben pensati ed essenziali per catapultarci all’interno dei vari ombrosi stage di gioco. Un comparto sonoro davvero di classe, una (è proprio il caso di dirlo) sonora lezione anche a molti giochi mainstream. L'intuizione di dare importanza ad accorgimenti troppo spesso sottovalutati si è rivelata una carta vincende, riuscendo a migliorare non di poco l'esperienza di gioco e la comunicazione tra l'idea degli sviluppatori e il videogiocatore.
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