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Redattore: Giuseppe 'Isg71' Iraci SareriPubblicato il: 27/06/2016
Zombie famelici in un'isola tropicale stracolma di turisti. Difficile immaginare un incubo peggiore...
Fin dall'uscita nel 2011 del primo episodio (potete leggere qui la nostra recensione), Techland ha dato l'impressione di voler cavalcare fino in fondo l'onda della zombie-mania, culminata con la pubblicazione di Dying Light uscito nel 2015 e che rappresentava la degna evoluzione di Dead Island, quel seguito che avrebbe dovuto chiamarsi Dead Island 2 spesso annunciato ma mai venuto alla luce.
In realtà l'uscita di Dead Island: Riptide avvenuta nel 2013 ha rappresentato una specie di versione 1.5 del gioco principale, apportando delle novità tali da considerarlo come un gioco a sé stante e non come un'espansione, mancando in ogni caso di quelle caratteristiche necessarie per poterlo definire un vero e proprio seguito.
A distanza di tutto questo tempo, di Dead Island 2 si sono perse le tracce, anche perché se parliamo di zombie Dying Light è qualitativamente e concettualmente superiore sotto tutti i punti di vista, quindi è ragionevole pensare che future produzioni di Techland riguarderanno proprio quest'ultimo.
Di questi tempi però va parecchio di moda riproporre sulle nuove console giochi che hanno già qualche annetto sulle spalle, migliorandone il comparto grafico, aggiustando qualcosina e integrando soprattutto i vari DLC che sono usciti nel corso degli anni, mirando con un investimento minimo ad attirare i giocatori più nostalgici (evviva la minestra riscaldata -NdCJ): ci si trova quindi di fronte a riedizioni dei vari Resident Evil, dello stesso Dying Light e adesso anche di Dead Island, grazie anche alla già citata zombie-mania che sembra non voler scemare (anche perché è redditizia), indotta da continue produzioni cinematografiche, narrative e videoludiche (evviva l'omologazione del divertimento imposta dall'industria culturale -NdCJ).
Queste vere e proprie operazioni commerciali in realtà mirano a "spezzare" l'attesa per un qualcosa di nuovo che viene spesso differito in avanti e, nel contempo, a incamerare qualche quattrino per finanziare nuovi progetti.
Potremmo discutere a lungo sull'opportunità o meno di queste manovre da parte delle software house. Finora è una strategia che ha pagato, anche perché chi si è perso il gioco originale può ottenerlo adesso in versione riveduta e corretta e soprattutto in un pacchetto ben confezionato con tantissimi extra e soprattutto completo sotto ogni punto di vista (allora se ho giocato alla prima versione ho acquistato un prodotto incompleto? A me piuttosto sembra il malcostume, visto prima nel mercato discografico e ora anche in quello videoludico, del "Reissue, repackage, repackage [...] Double-pack with a photograph, extra track and a tacky badge", come cantavano gli Smiths in Paint a vulgar picture quasi trent'anni fa -NdCJ). Va detto però che non sempre queste rimasterizzazioni centrano l'obiettivo anche perchè va considerata la forza del gioco originario e la capacità poi di integrare le giuste migliorie, fermo restando che comunque queste collezioni mirano sempre a chi il titolo originale non l'ha giocato per un motivo o per un altro (come il sottoscritto. -NdNew_Neo)
TERRORE SULL'ISOLA DI BANOI
Il primo episodio si articola sull'isola di Banoi dove un'orda di zombie porta il terrore in un piccolo paradiso tropicale. Dopo una notte di festeggiamenti i nostri protagonisti si svegliano nel caos più totale, con l'unico obiettivo di restare vivi e di tentare di fuggire dall'isola in un valzer di scontri all'ultimo morso, svariate missioni secondarie e soprattutto l'interazione con un discreto numero di altri personaggi che li guideranno nella loro fuga disperata. Il giocatore può scegliere fra quattro personaggi: il rapper Sam B, l'ex giocatore di football Logan, l'impiegata dell'hotel Xian Mei e la bodyguard Purna anche se, in questa versione da collezione la scelta si estende a Ryder White, antagonista nel gioco originario e aggiunto poi con un contenuto scaricabile uscito a suo tempo.
Tutti con caratteristiche diverse, useranno armi costruite alla bisogna con mezzi di fortuna per farsi strada fra gli zombie, sfruttando la loro immunità al virus che gli permette di non trasformarsi anche dopo che vengono morsi, e in un open world: un'intera isola esplorabile in ogni suo angolo.
Anche se al momento della pubblicazione il gioco presentava diversi bug, spesso fastidiosi, va detto che si trattò comunque di una ventata di innovazione per il genere, sia per l'insolita ambientazione che per la possibilità di poter esplorare liberamente un'area di gioco piuttosto ampia, per non parlare della crescita di potenziale delle armi, le quali adesso potevano essere costruite, assemblate fra loro e soprattutto riparate. Questo meccanismo ha poi trovato la sua diretta evoluzione nel già citato Dying Light (potete leggere qui la recensione della versione da collezione), con il quale è inevitabile un continuo paragone.
Il gioco malgrado tutto riusciva a divertire parecchio proprio per l'insieme delle sue caratteristiche e per la sua longevità; fra missioni principali e secondarie impegnava il giocatore per diverso tempo. La ristrutturazione è abbastanza accurata, per la maggior parte adesso in alta definizione ma con un frame rate che si mantiene stabile a 30 fotogrammi al secondo. Sotto questo aspetto, e vista l'evoluzione tecnologica delle console, si sarebbe potuto certamente fare un po' di più. Adesso le animazioni sono più fluide tutto a beneficio della componente "action" ma sono ancora presenti alcune problematiche di 5 anni fa: una certa legnosità nei movimenti, una scarsa varietà di personaggi su schermo, spesso simili tra loro (tanto gli esseri umani che gli zombie) e una mediocre profondità delle missioni. Un'altra aggiunta invece riguarda un effetto "blur", purtroppo non disattivabile, il quale sfoca i contorni di oggetti in movimento ad alta velocità (spesso presente in tantissimi giochi di corse... NdR), intervenendo nelle scene di intermezzo e in alcuni cambi di inquadratura, con un risultato non proprio gradevole.
L'ORRORE DI RIPTIDE
Come già accennato Dead Island: Riptide è l'unico seguito ufficiale di Dead Island anche se, nelle intenzioni degli sviluppatori, avrebbe dovuto rappresentare un'espansione del gioco più che un seguito vero e proprio. Dal punto di vista narrativo gli eventi riprendono dalla conclusione dei precedenti con i nostri quattro eroi che assistono al contagio dell'epidemia zombie su una portaerei, per poi ritrovarsi sull'isola di Palanai, nel frattempo esposta ad una vera e propria invasione di non-morti.
I due anni trascorsi dall'uscita del primo episodio si vedono tutti, prevalentemente dal punto di vista tecnico, con delle migliorie basate sull'esperienza precedente e che, adesso, in fase di rimasterizzazione, risultano ancora più evidenti.
Mettendo a confronto i due titoli della Definitive Collection infatti si percepisce come la fase di ammodernamento sia risultata più agevole sul secondo episodio rispetto al primo, con risultati finali migliori soprattutto dal punto di vista grafico e delle animazioni, con il motore Chrome che riesce a dare il meglio di sé.
In Riptide inoltre erano migliori le basi anche da un punto di vista narrativo per non parlare di una varietà maggiore di personaggi presenti e di una struttura globale sicuramente più forte.
EVVIVA IL 2D
Oltre ai due Dead Island in questa collezione troviamo anche una simpatica novità: Dead Island Retro Revenge infatti farà la felicità dei giocatori più avanti con gli anni, nostalgici dei vecchi picchiaduro a scorrimento in 2D che hanno fatto la fortuna dell'industria dei videogiochi nei primi anni '90 (a loro volta discendenti dello storico Kung-Fu Master della Irem, 1984 -NdCJ). Vestendo i panni di Max, un metallaro a cui hanno rapito il gatto Rick Furry, (beati i tempi quando si lottava per una bella fanciulla. -NdR) dovremo scorrazzare per le strade della California affrontando decine di zombie a suon di legnate. Il nostro protagonista avanza autonomamente da sinistra a destra, quindi noi potremo spostarlo verso l'alto o il basso (ci sono tre corsie disponibili) e fargli eliminare i nemici a colpi di kung-fu. Ci sono tre capitoli divisi ciascuno in otto livelli e il gioco è tutt'altro che semplice: i cattivi infatti sono diversi fra loro e vanno affrontati in un determinato modo, soprattutto facendo tesoro dell'esperienza nella partita precedente. Si va quindi avanti per tentativi ed errori, nonché a memoria, basandosi sulla struttura di vari coin-op più o meno famosi nei quali si memorizzava la posizione dei nemici, per meglio affrontarli nella partita successiva.
Pur senza rappresentare chissà qualche perla di programmazione, Dead Island Retro Revenge è una gradita aggiunta e rappresenta la vera innovazione di tutto il pacchetto.
IL GIOCO VALE LA CANDELA?
Se la risposta è positiva per la software house che, con minimo sforzo propone un altro titolo sugli scaffali, la stessa non è semplice per gli acquirenti. utto il pacchetto viene venduto ad un prezzo di € 39,99 mentre la versione digitale di uno dei due giochi a € 19,99. In questo modo chi ha giocato solo uno dei due titoli può benissimo optare per l'altro anche se questo ragionamento vale solo in un senso. Chi infatti si è cimentato in Riptide difficilmente troverà soddisfazione dal giocare il primo episodio della serie mentre può avere un senso passare dal primo al secondo che presenta una programmazione più recente e quindi tecnicamente più avanzata.
Se proprio dovete scegliere, il nostro consiglio è quello di buttarvi sul secondo episodio, sicuramente più vicino ai canoni dei giorni nostri. Alla fine però le missioni sono sempre quelle, così come i collezionabili e l'impatto narrativo di entrambi gli episodi, a testimonianza che la maggior parte del lavoro ha riguardato l'aspetto estetico e poco altro. Sarebbe stato interessante ad esempio intervenire anche sulla struttura di gioco aggiungendo qualche missione in più rispetto al gioco originale.
Ad influire negativamente sul giudizio del gioco è lo scomodo ma obbligato paragone con Dying Light, talmente superiore da rappresentare una vera e propria evoluzione rispetto al suo concorrente. A partire dal doppiaggio (ottimo in Dying Light e soprattutto in italiano, in inglese con i sottotitoli in Dead Island), all'esplorazione vera e propria, agli scontri fino alla crescita dei personaggi, il confronto risulta impietoso sotto tutti i punti di vista. Va comunque detto che Dead Island, malgrado pregi e difetti riusciva benissimo ad intrattenere allora e riesce a farlo anche adesso, specialmente in un periodo nel quale escono pochi titoli e può aiutarci a passare il tempo durante le vacanze in attesa di qualcosa di nuovo.
In conclusione quindi chi non ha mai giocato a Dead Island potrebbe trovarne interessante l'acquisto, mentre chi lo ha giocato allora oppure è un fan di Dying Light potrebbe rimanere deluso. Mai come in questo caso provare il prodotto prima dell'acquisto potrebbe essere consigliabile o meglio necessario.
Modus Operandi: abbiamo potuto riassaporare il terrore degli zombie nei due giochi della serie più Dead Island Retro Revenge grazie ad una copia promozionale gentilmente mandataci da Koch Media Italia.
Dead Island Definitive Collection rappresenta un discreto pacchetto per poter giocare a distanza di anni dall'uscita il gioco di Techland. Purtroppo malgrado gli sforzi degli sviluppatori il peso degli anni si sente, soprattutto per tutta una serie di problematiche che gli fanno perdere il confronto con Dying Light. Malgrado tutto però i giochi riescono ad intrattenere per diverso tempo, grazie anche ad una longevità superiore alla media. Sicuramente può essere utile provarlo prima dell'acquisto, a patto che non si siano giocati entrambi gli episodi a loro tempo e che non si sia dei fan sfegatati di Dying Light.