Recensione Amiga
Titolo del gioco:
Turrican 3
Anno di uscita:
1993
Genere:
Platform-shooter
Sviluppatore:
Factor 5
Produttore:
Distributore:
Rainbow Arts
Multiplayer:
Localizzazione:
No
Sito web:
Requisiti minimi:
Amiga 500
  •  Un fotogramma della splendida sequenza introduttiva
  • L'inizio del primo livello
  •  Uno dei mostri d'intermezzo. Notare sullo sfondo lo splendido effetto copperlist in parallasse.
  •  Non mancano le sezioni subacquee, in questo caso con una splendida resa grafica, sembra quasi di sentire l'umidità dell'ambiente.
  •  Turrican contro la piovra gigante.
  •  In alto nel cielo saltellando tra piattaforme instabili, in uno dei livelli più spettacolari del gioco.
  •  Il poster del gioco!
  •  La mitica Factor 5 (ragazzi che tempi, ora non ci starebbero tutti in una foto neanche allontanandosi mezzo miglio... NdBoZ)
Redattore:  Lorenzo 'TAD' Di Gaetano                        Pubblicato il:  07/10/2009
L'eroe ritorna! Un po' giù di tono...
E' con una certa amarezza che, dopo aver tessuto le lodi dei primi due, mi accingo a recensire questo terzo ed ultimo (almeno sull'Amiga) capitolo della saga. Quando, due anni dopo l'intramontabile Turrican 2, uscì l'attesissimo T3, molti appassionati ed esperti del settore si trovarono d'accordo su una cosa: Turrican 3 sarebbe stato un gioco bellissimo... se non si fosse chiamato Turrican.

Audiovisivamente maturo

La storia si ripete ancora. Dopo lunghi tempi di pace e serenità, le forze del male vengono riunite da "The Machine" che torna all'attacco, distruggendo pianeti e schiavizzando intere popolazioni, fino a quando Bren McGuire non riceve una disperata richiesta d'aiuto da parte di una bella fanciulla. E' tempo di riprendere in mano la leggendaria armatura d'assalto Turrican! Dal punto di vista strettamente tecnico ci troviamo ai massimi livelli: dei tre, questo è indubbiamente il titolo graficamente più complesso e sfarzoso. Sintomo questo di una maggiore "maturità" delle conoscenze del chipset Amiga: parallasse, trasparenze e rotazioni si sprecano ed esplodono sullo schermo senza il minimo rallentamento, il tutto stipato in un singolo floppy da 880Kb grazie ad una particolare routine di compressione creata ad hoc. Su certi aspetti ci sono tuttavia dei peggioramenti. L'animazione del personaggio ha meno frame persino rispetto al primo episodio e ciò porta ad una resa meno fluida, seppur ogni frame sia disegnato con grande cura. In alcuni tratti dello scenario la grafica risulta anche un po' confusa, con delle scelte cromatiche troppo aggressive: si fa fatica a distinguere gli sprite (o, per la precisione, i "Bob": Blitter OBject, fiore all'occhiello del chipset Amiga) dallo sfondo.

Fatta eccezione per questi piccoli difetti, il resto è assolutamente spaziale. Un uso sapiente del copper e del blitter porta ad uno spettacolo visivo che non aveva nulla da invidiare alle più potenti console dell'epoca. Per quanto riguarda l'aspetto sonoro, penso non ci sia niente da aggiungere a quanto detto nei capitoli precedenti: Chris Huelsbeck, un nome una garanzia. Mi limito a citare la perfetta sincronizzazione tra grafica e passaggi sonori di cui si può godere durante l'emozionante introduzione animata. Ancora una volta le nostre orecchie vengono incantate dal suo capolavoro finale, un tempio granitico e immortale ad eterno omaggio alla tecnologia audio di Amiga che, nel 1993, aveva già 8 anni di anzianità sulle spalle! Ma il paula (il chip sonoro), nonostante questo, reggeva ancora il confronto con le console di nuova generazione e con le prime schede audio Sound Blaster a 16 bit, che (a prezzi esorbitanti) donavano finalmente ai PC un suono che andava oltre il semplice beep.

Molto, troppo diverso.

Nonostante le qualità tecniche, però, Turrican 3 non convince. Bastano 5 secondi di gioco per accorgersi di un cambiamento che sulle prime lascia un po' sconcertati: tenendo premuto il tasto di fuoco non ci sarà più il raggio distruttivo, ma una sorta di corda che, una volta lanciata, si arpiona alla parete permettendo al personaggio di dondolarsi e saltare molto in alto, raggiungendo piattaforme altrimenti inaccessibili. Un po' alla Bionic Commando, per intenderci (o alla Worms, NdFallingwater).
Le altre armi sono il classico colpo multiplo, un laser verde e un missile autoguidato, molto comodo quando i nemici sono in posizioni impossibili da centrare direttamente. I power up non si troveranno più nascosti nei celebri mattoncini invisibili, ma in ben più banali scatoloni (il metodo di apertura non cambia: bisogna sempre sparargli).
Tutto molto gradevole e divertente, per carità, ma la caratteristica che fa storcere il naso più di tutte è che T3 è un gioco fin troppo claustrofobico e lineare. Non ci sono più le immense mappe ad ampio respiro, tutte da esplorare, che hanno reso grandi i due predecessori: l'intero gioco si svolge quasi sempre al chiuso o comunque in un'area molto ristretta, soffocata e con percorsi stretti e pressocchè obbligati. Uno snaturamento dello spirito originale della serie che non si riesce proprio a mandare giù...
C'è anche un altro aspetto abbastanza discutibile: Turrican 3 è un gioco facile, il più facile di tutta la trilogia. Nonostante sia tutt'altro che breve, è sufficiente sparare all'impazzata, imparare a usare l'arpione e memorizzare i vari punti dove ci sono le vite bonus per terminarlo senza particolare impegno. Con questo non voglio dire che non sia bello giocarci, tutt'altro, ma si perde del tutto il senso di sfida, di scoperta e quell'aura leggendaria che aveva caratterizzato i primi due, lasciando il posto a un gioco un po' più "commerciale", che sembra uscito da una console.
Non che ci sia nulla di male in questo, ma i giochi per computer e per console hanno quasi sempre avuto un "carattere" diverso e, in effetti, in un certo senso T3 era un gioco per console! Infatti fu in realtà la conversione di "Mega Turrican" per Sega Megadrive, ma il caso volle che per l'iniziale mancanza di un publisher, la versione console uscì solo successivamente a quella Amiga, nonostante fosse stata terminata prima. Non per fare il purista ma, forse, la sua condanna è stata proprio l'origine non strettamente amighista. E poi, non c'è più la mano di Manfred Trenz tra gli autori. E si vede.
La scatola originale troneggia ancora oggi sulla mensola sopra la mia scrivania, ma non la guardo mai con orgoglio, piuttosto con un po' di amarezza. Sia ben chiaro, Turrican 3 è un bellissimo gioco, tecnicamente splendido e confezionato con gran classe, ma (ad esclusione del sonoro, il cui autore non è cambiato) non è quel gran finale che tutti ci aspettavamo. Se si fosse chiamato in qualsiasi altro modo sarebbe potuto diventare un classico a se stante, ma purtroppo c'è scritto Turrican sulla confezione. E del Turrican che abbiamo amato nei primi anni 90 non gli è rimasto molto. Peccato, davvero peccato.
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