Recensione PC
Titolo del gioco:
Medal of Honor
Anno di uscita:
2010
Genere:
FPS - Sparatutto in prima persona
Sviluppatore:
Danger Close / DICE
Produttore:
Electronic Arts
Distributore:
Electronic Arts Italia
Multiplayer:
lan, internet
Localizzazione:
Completa (audio & video)
Sito web:
Requisiti minimi:
CPU: dual core 2.0GHz (2.4GHz); RAM: 2GB; VGA: nvidia 8800 o superiore; SPAZIO SU DISCO: 9GB
  •  Come recita il sottotitolo, il nostro compagno ci ha appena salvato il sederino...intermezzi del genere ce ne sono in abbondanza
  •  Non poteva mancare una sessione come cannoniere di un elicottero da combattimento: in pochi minuti si può spazzare via un intero villaggio
  •  una delle tante modalità visive offerte nel gioco: spesso i nemici sono troppo mimetizzati per scovarli
  •  altra visuale artificiale: questa volta stiamo impugnando il barret, noto fucile di precisione
  •  l'effetto del sangue sullo schermo indica che siamo stati gravemente colpiti...ma al nostro compagno è andata peggio
  •  Stiamo coprendo i nostri compagni con la mitragliatrice dell'elicottero di soccorso...ma i nemici che ci inseguiranno saranno davvero tantissimi
  •  visore notturno e pugnale, per un perfetto attacco silenzioso alle ignare sentinelle nemiche
  • Le grotte non potevano certo mancare inq uesto tipo di scenario
  • Ci sono anche combattimenti all'interno di edifici e in aree urbane. E' opportuno sfoderare l'artiglieria pesante
  •  L'effetto di esplosioni e ferite è davvero ben realizzato e dà un effetto di stordimento davvero verosimile
Redattore:  Simone Maria '7ornado' Fumagalli                        Pubblicato il:  04/01/2011
EA rispolvera il suo titolo bellico facendo un salto avanti nel tempo e lasciandosi alle spalle l’ormai abusata Seconda Guerra Mondiale. La sfida ad Activision è lanciata: chi ne uscirà vincitore?
Come già annunciato, la nuova incarnazione di Medal of Honor (MoH) riporta gli scontri sui nostri monitor ai giorni nostri, rivisitando a modo suo le recenti vicende avvenute in Afghanistan. Mossa coraggiosa da una parte, visto che finora nessun publisher aveva sviluppato un titolo in cui viene apertamente dichiarato che il nemico da combattere è proprio Al Qaeda, la nota organizzazione terroristica che tutti purtroppo conosciamo. Quindi niente susseguirsi di diversi scenari e inseguimenti per tutto il globo nel tentativo di raggiungere il cattivo di turno: qui si fa sul serio, anzi, tutta la trama potrebbe benissimo ispirarsi a eventi effettivamente accaduti sulle montagne desertiche di quel disgraziato angolo del mondo.

UNO, NESSUNO, CENTOMILA
Non c’è niente di meglio di questa citazione pirandelliana per descrivere la base della trama di MoH. Difatti avremo modo di impersonare diversi soldati appartenenti a differenti corpi dell’esercito statunitense (ranger, seal, cannonieri,…), le cui vicende si intrecceranno più volte quando una delle tante parti si troverà in difficoltà e dovrà essere soccorsa dai “colleghi”.
Tutto questo dà la sensazione di essere di fronte a una trama molto più corposa rispetto al solito procedere attraverso i singoli stage seguendo un unico punto di vista, fornendo così una visione a tutto tondo delle vicende in cui saremo coinvolti.
Se questo è un ottimo punto a favore del titolo EA, non si può dire altrettanto della lunghezza della trama in sé, in quanto a livello di difficoltà medio è possibile completare la modalità single player in 5 ore di gioco senza dannarsi più di tanto. Certo, l’esperienza è molto coinvolgente e grazie ai molti eventi scriptati, che fanno un po’ la fortuna (e un po' la disgrazia.. NdBoZ) di titoli di questo genere, il gioco ci tiene davvero incollati al monitor per sapere come andrà a finire. Ma una volta giunti al termine si resta in un certo qual modo delusi e con un “ma come, già finito?” stampato in faccia.

MI RICORDO MONTAGNE VERDI...
...ma restano solo un ricordo. In questo caso infatti saremo sempre impegnati a combattere in zone di montagna, però desertiche o innevate. Nonostante non ci sia grande varietà di scenari, se si escludono i combattimenti urbani dell’introduzione alla storia, la concitazione con cui si svolgono gli eventi e la varietà situazioni (grotte da esplorare, assalti stealth ad accampamenti nemici, azioni in notturna e così via) fanno chiudere un occhio sugli scenari e sul fatto che ci sia sempre un percorso obbligato da seguire; cosa tra l’altro non nuova per titoli più cinematografici che simulativi.
L’unico mezzo di trasporto che si avrà la possibilità di guidare è un quad, per gli spostamenti veloci, mentre a bordo di jeep ed elicotteri apache saremo sempre addetti agli armamenti…con buona pace dei talebani.
In diverse occasioni saremo chiamati a coprire i nostri commilitoni cecchinando i nemici da grande distanza: in questo caso avremo a disposizione il Barret, celeberrimo fucile di precisione, dotato anche di diverse ottiche oltre al normale zoom telescopico, per identificare meglio i bersagli in qualsiasi condizione atmosferica o momento della giornata.

LA GUERRA NUDA E CRUDA
Bisogna ammetterlo: assistere a certe scene in prima persona e addirittura prenderne parte è davvero emozionante. Per fare questo però i programmatori hanno dovuto tagliare molto sulla componente simulativa. Il nostro alter ego riesce a sostenere un buon numero di ferite prima di essere ucciso e guarisce senza l’utilizzo di medikit (totalmente assenti), restando al riparo per diversi secondi a riprendere fiato. Una cosa che lascia piuttosto perplessi è la gestione delle munizioni: c’è la possibilità di chiederle in continuazione ai nostri commilitoni come fossero caramelle. Fortunatamente non potremo portare con noi decine di armi, ma “solo” 2 fucili oltre a granate e pistola d’ordinanza. Tutte ovviamente con le proprie caratteristiche balistiche e la possibilità di utilizzare l’iron sight per prendere meglio la mira e avere un tiro migliore.
Ovviamente non basta sparare all’impazzata a tutto quello che si muove: il gioco permette di sfruttare abbondantemente i ripari naturali e occasionali offerti dallo scenario, anche perché ci si troverà sempre in inferiorità numerica e molte situazioni andranno risolte con la richiesta di intervento del supporto aereo. I nostri nemici infatti ci terranno costantemente sotto tiro e si copriranno a vicenda per permettere ad altri di avanzare e venirci a stanare. Chiaramente non sono brillantissimi ed eseguono queste manovre a un livello appena sufficiente, per cui non sarà difficile coglierli alla sprovvista.

A dare l’idea di essere davvero dentro a una guerra, oltre agli aspetti già citati, è il parlato e l’organizzazione dei dialoghi tra comandante, base operativa e sottoposti, che riteniamo abbastanza fedele alle procedure che vengono eseguite nella realtà. C’è un uso spinto all’estremo di codici e di nomi in codice, c’è sempre una scaletta da rispettare per chiedere l’intervento dell’aviazione o dell’artiglieria e, non da ultimo, ci sono un sacco di espressioni scurrili che ci si aspetta più che in continuazione quando la situazione si surriscalda. Possiamo dire questo dopo aver completato il gioco in lingua inglese (con i sottotitoli attivabili o meno); non possiamo invece garantire se anche nella versione italiana si potrà godere di tanta bontà.

TECNICAMENTE PARLANDO
Per quanto riguarda la modalità multiplayer più che sul realismo e sulla cooperazione si è voluto puntare sulla frenesia degli scontri e la velocità di gioco: per questo ci sono tempi di respawn veramente brevi, se non immediati, e mappe dalle dimensioni ridotte. Le modalità sono le solite, nonostante cambino continuamente di nome: assalto a un particolare obiettivo, team deathmatch e controllo dell’area di gioco.
A livello grafico niente da dire, se non che l’Unreal Engine 3 con i giusti ritocchi fa ancora il suo "sporco lavoro". Per questo bisogna render davvero merito ai ragazzi di Danger Close, che si sono occupati dello sviluppo della campagna in singolo giocatore. Non sono sempre perfette le animazioni dei cadaveri dei nemici uccisi, specialmente quando si devasta un’intera area dall’alto con l’elicottero apache, ma non è certo questo particolare a far sfigurare MoH di fronte alla concorrenza.
MoH non tradisce le attese ed è un titolo che si lascia giocare e cattura sin dai primi istanti l'attenzione di noi videogiocatori. Per quanto riguarda il comparto tecnico non c'è nulla da eccepire, se non qualche piccolo difetto o livello di dettagli sotto la media in alcune occasioni.
Lascia l'amaro in bocca la davvero breve campagna single player, mentre è molto adrenalinico e veloce il lato multiplayer.
Non è un titolo riuscito a metà, sia chiaro, ma chi non ha intenzione di giocare online magari ci pensi bene prima di acquistarlo, evitando di restare deluso poi...
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