Recensione PC
Titolo del gioco:
Dark Void
Anno di uscita:
2010
Genere:
Sparatutto
Sviluppatore:
Airtight Games
Produttore:
Capcom
Distributore:
Halifax
Multiplayer:
No
Localizzazione:
Completa (audio & video)
Sito web:
Requisiti minimi:
CPU: Intel E6600 / AMD X64 Dual; video: nVidia 8800GTS / Ati HD4830; 2GB RAM
  • In procinto di catturare un mezzo nemico, mentre attorno a noi brillano strani fasci luminosi... ditemi voi se questa non è arte!
  • Avvicinandosi ai nemici è possibile eseguire attacchi corpo-a-corpo che li uccidono istantaneamente. In questa particolare sequenza, il nostro eroe si aiuta con un colpo a bruciapelo...
  • Alle prese con un nemico piuttosto duro. Se la struttura del livello lo consente, è preferibile decollare e colpire questi bestioni con le mitragliatrici del jetpack, molto più potenti di qualsiasi arma portatile...
  • Ennesimo soldato alieno fatto a pezzi dal nostro fucile mitragliatore. Avanti il prossimo!
  • Una delle tante sequenze a piattaforme del gioco. Qua si tratta di scendere, cercando nel frattempo di evitare i colpi che ci vengono sparati dal basso...
  • Eccoci in arrivo a tutta velocità verso una struttura da infiltrare. Niente caricamenti o cambi di livello: basta spegnere il motore...
  • ...e planare con calma sul bersaglio, distruggere tutti i nemici e semplicemente infilarsi nella porta.
Redattore:  Lucio 'Fallingwater' Libertini                        Pubblicato il:  28/02/2010
Vi ricordate il film "Rocketeer"? Avete sempre desiderato volare come missili con un jetpack attaccato alle spalle? Allora questo è il gioco che fa per voi...
Volare, il sogno di ogni uomo. Nella realtà possiamo arrivarci solo con costosissime macchine volanti, e il concetto di "volo personale" è ristretto a chi ha le risorse per permettersi un aereo ultraleggero. I jetpack, che ormai decenni fa furono immaginati dagli scrittori di fantascienza, sono rimasti altamente sperimentali e inefficienti. In attesa che venga inventata qualche tecnologia per permetterci di averli nella realtà, l'unica è quindi goderseli nelle opere di finzione...

IL TRIANGOLO NO...

Nel bel mezzo della seconda guerra mondiale, il nostro protagonista si ritrova coinvolto in un incidente aereo sorvolando il misterioso triangolo delle Bermuda. Compiuto un atterraggio di fortuna, si troverà a vagare per terre sconosciute in compagnia dapprima solo di una donna, e in seguito anche di altra gente rimasta coinvolta come lui in altri incidenti nella stessa zona. Infine si troverà a collaborare nientemeno che con Nikola Tesla, e il tutto per sconfiggere una razza di alieni tecnologicamente avanzati che ha deciso di mettere il naso negli affari dell'umanità. Detta così può sembrare una trama un po' strana, ma se non altro è più originale del classico "gli alieni ci invadono, si salvi chi può!"...
Il progredire della trama viene narrato tramite sequenze non interattive gestite dal motore di gioco, senza quindi filmati pre-renderizzati.

GAMEPLAY

Il gioco inizia come normale sparatutto in terza persona, col nostro protagonista capace solo di correre, saltare e sparare. Non ci vorrà molto, però, perchè il buon Tesla ci fornisca un jetpack prototipo, che ci permetterà di planare e salire tra una piattaforma e un'altra. Bisognerà attendere ancora qualche livello per ottenere il jetpack vero e proprio, che ci permette non solo di effettuare salti a razzo, ma anche di accendere il motore permanentemente e volare a notevoli velocità.

I livelli sono tendenzialmente molto ampi, soprattutto una volta ottenuto il jetpack volante, e di un'atmosfera notevole. Si tratta spesso di sterminati paesaggi verdeggianti oppure desertici, e volarci sopra col jetpack (potendo tra l'altro fermarci e atterrare in qualsiasi posto, se ne avessimo voglia) fa quasi sembrare di essere veramente li. Sarebbe quasi rilassante, se non fosse per la costante presenza di nemici...

Il più dei livelli sono strutturati in modo da alternare sezioni a piedi a sezioni in volo, con le due meccaniche di gioco perfettamente integrate. Non ci sono caricamenti tra le sezioni: basta spegnere il motore principale del jetpack e entrare a piedi nella struttura, procedendo normalmente finchè si renderà di nuovo necessario volare. A titolo di esempio, nel primo livello in cui possiamo usare il jetpack volante bisognerà entrare in un tunnel posto al centro di un grande altopiano, ma per disattivare gli scudi che proteggono l'entrata bisognerà infiltrarsi in due strutture poste agli estremi del livello. Occorre quindi volare fino a una delle strutture, infilarcisi dentro a piedi, risalire la struttura delle stesse usando la funzione salto del jetpack e distruggere i generatori degli scudi. Bisogna poi volare fino alla seconda struttura, disattivare un altro gruppo di generatori, poi fiondarsi al tunnel e attraversarlo a gran velocità col jetpack acceso.
PROJECT NOMADS

Per certi aspetti peculiari del gameplay, Dark Void ricorda Project Nomads, oscuro e difficilmente classificabile gioco ignorato (immeritatamente) dai più.
Non ci stupirebbe affatto sapere che i game designer ci avessero giocato e si fossero ispirati a questo titolo...

Ovviamente in ogni livello in cui sia necessario volare appariranno anche nemici in grado di farlo. Questi consistono in strani velivoli a forma di disco, talvolta dotati di scudi, molto manovrabili ma fortunatamente per noi non particolarmente resistenti. Visto che il nostro jetpack è anche armato con due letali mitragliatrici con munizioni infinite, solitamente non è molto difficile fare a pezzi i velivoli alieni.
Il gameplay è reso ancora più interessante dalla possibilità di eliminare i piloti nemici e rubarne i velivoli. E' infatti possibile, una volta avvicinatisi a sufficienza a un disco alieno, aggrapparcisi addosso e, evitando i colpi che la torretta difensiva cercherà di infierirci, sabotare un pannello di controllo posto sul retro. Così facendo si aprirà la cabina, e dopo una breve lotta contro il pilota il nostro protagonista lo scaglierà via e ne prenderà il posto. I dischi alieni hanno una potenza di fuoco più o meno simile a quella del jetpack, e non sono molto più veloci: il loro scopo è infatti di fornire uno strato di corazza aggiuntivo, in modo che i colpi nemici danneggino il velivolo invece che noi.

E' anche possibile mettersi al comando di torrette di difesa fisse nonchè di aerei a razzo della nostra fazione (senza la scenetta del combattimento contro il pilota originale, ovviamente), ma questi ultimi sono generalmente inferiori alla loro controparte nemica, e infatti lasciati ai propri mezzi tendono a morire come mosche. Raramente sono preferibili al jetpack.
Per quanto riguarda le sessioni a piedi il gameplay non è molto diverso da quanto già visto in altri sparatutto in terza persona, con l'eccezione delle piattaforme. In alcuni punti infatti, in occasioni di arrampicate o discese lungo ripide pareti, capita di incontrare lunghe serie di piattaforme a cui è possibile aggrapparsi e, sfruttando la spinta del jetpack, spingersi via via da una piattaforma all'altra fino alla cima. Capita altresì di trovarsi in cima e di dover scendere: in questi casi il protagonista si lascerà cadere da una piattaforma all'altra lungo improbabili distanze che, inspiegabilmente, non gli spezzano le gambe ogni volta...
Da segnalare infine la presenza di alleati durante il gioco: spesso ci si troverà a combattere gli alieni assieme a altri membri della resistenza, che fortunatamente non sono solamente carne da macello e ci sanno fare con le loro armi.

ARMI E TECNOLOGIA

In tutto nel gioco ci sono 6 armi, ma purtroppo ci sarà possibile portarne solamente due, che potremo scegliere tra quelle che ci siamo procurati. La prima che si riceve è il fucile d'assalto, una mitraglietta piuttosto precisa che ci sarà utile lungo tutto il gioco; quasi subito riceveremo anche l'equivalente alieno, meno efficace ma più facilmente utilizzabile in quanto si trovano munizioni ovunque (mentre per il fucile d'assalto bisogna usare per forza il bonus, piuttosto raro, che rifornisce di munizioni tutte le armi). Seguono una specie di cannone al plasma, potente ma che non si utilizzerà mai vista la ridottissima capacità di munizioni che è in grado di portare, e il fucile da cecchino, utile negli spazi aperti ma che si scarterà appena si entrerà in zone più circoscritte. Chiudono la rassegna una specie di arma a flusso di energia inventata da Tesla, che fa molto male ma che è difficile usare bene a causa del lunghissimo (1-2 sec) tempo di riscaldamento prima che si metta a sparare, e l'ormai immancabile manipolatore gravitazionale. Di quest'ultimo, va detto, non si sentiva assolutamente l'esigenza: Dark Void non fa del proprio motore fisico una priorità, e quindi un'arma gravitazonale è superflua. Personalmente l'ho abbandonata immediatamente dopo aver superato l'unico puzzle (se così si può chiamare) che la richiede, dopodichè mi sono completamente dimenticato della sua esistenza.

Alla fine delle 6 disponibili con tutta probabilità si finirà per usare solo 3 armi, cosa che se da una parte diminuisce la varietà, dall'altra permette di usufruire meglio degli upgrade tecnologici. Nei livelli, infatti, sono disseminati piccoli bollini volanti di colore rosso o blu, che una volta raggiunti ci daranno punti-tecnologia. Una quantità minore poi ci verrà data ogni volta che uccideremo un nemico, sotto forma di un bollino giallo. Accumulata una quantità sufficiente di punti-tecnologia potremo usarli, all'inizio di ogni livello o in presenza di una delle varie casse-arsenale, per migliorare alcune capacità delle armi o del jetpack. Personalmente consiglio di concentrarsi prima sul fucile d'assalto, dandogli entrambi gli upgrade quanto prima possibile (col secondo comincia a sparare proiettili esplosivi e diventa di una potenza devastante), poi di dare il primo upgrade al jetpack (migliora la mitragliatrice; il secondo aggiunge dei missili, ma sono abbatanza inutili), e poi di concentrarsi sulla mitraglietta aliena.
Per finire abbiamo a disposizione un ridotto numero di granate esplosive, che ogni tanto possono essere sostituite da un modello alieno capace di danno maggiore.

DIFETTUCCI ASSORTITI

Tre sono i problemi principali di Dark Void: per primo c'è il mai sufficientemente odiato salvataggio a checkpoint, risultato della conversione da console. Signori programmatori e game designer: è da un bel pezzo che le console sono dotate di memoria interna di notevole capacità e quindi perfettamente capaci di eseguire salvataggi e quicksave esattamente come i PC. Vogliamo smetterla di mascherare la pigrizia dietro l'ormai ingiustificata idea che console = checkpoint, e implementare finalmente dei salvataggi come si deve? Siamo maledettamente stufi di doverci rigiocare intere sezioni di livello ogni volta che moriamo... cosa che peraltro in Dark Void capiterà spesso, perchè i checkpoint in questione sono pochi e troppo distanziati mentre le occasioni di morte sono parecchie (se non altro perchè non è sempre facile spegnere il jetpack prima di spalmarci contro una parete).
Il secondo problema è lo scadente metodo di controllo in volo, anche qua frutto di un'approssimativa conversione da console. Il gioco è infatti pensato per essere giocato con un pad, e mentre i controlli a piedi sono stati convertiti bene per funzionare col sacro metodo mouse + tastiera, quelli in volo risultano poco immediati e approssimativi. E' possibile rimediare parzialmente aumentando la sensibilità del mouse durante il volo (fortunatamente sensibilità a piedi e in volo sono due settaggi diversi): si potrà così eseguire le manovre necessarie più agevolmente, al prezzo di una ridotta precisione di sparo.
Per finire, il terzo e più grave problema è la longevità. Dark Void è, infatti, piuttosto corto: in 2-3 serate di gioco intenso ci si può tranquillamente aspettare di finirlo, e non ci sono nemmeno molte motivazioni per rigiocarlo, in quanto i livelli sono tutti lineari e dopo averli percorsi la prima volta si sa già esattamente cosa aspettarsi.
La difficoltà si mantiene invece nella media.

TECNICAMENTE PARLANDO...

Graficamente Dark Void è ineccepibile: i personaggi sono modellati con dovizia di particolari, gli effetti speciali sono notevoli e l'atmosfera dei livelli è dovuta in buona parte alla riproduzione molto spettacolare e colorata degli ambienti di gioco. Tutto ciò non rende nemmeno l'engine troppo pesante: sul PC di prova (Q6600, Radeon HD4770, 2GB RAM, Windows 7 x64), che sicuramente non è un sistema all'ultimo grido, Dark Void si è rivelato fluidissimo in tutte le situazioni, con dettagli grafici quasi al massimo a risoluzione 1280x960.
Per quanto riguarda il reparto audio i suoni sono decisamente scelti bene (ho particolarmente gradito il rombo del jetpack e il sibilo dell'aria che ci passa attorno, anche queste cose che contribuiscono molto all'atmosfera), mentre le musiche fanno il proprio dovere di accompagnamento ma risultano tutto sommato dimenticabili.
Per finire non ci sono stati crash, nè alcun tipo di bug, durante il playtesting: una volta tanto possiamo dire che i betatester hanno fatto (bene) il loro dovere!
Dark Void mi ha divertito, e sono contento di averci giocato. E' vero, l'osceno metodo di salvataggio può causare notevole frustrazione, ma fortunatamente questa non è mai arrivata al livello da spingermi a disinstallare tutto in preda a attacchi di nervi con schiuma alla bocca (e io sono notoriamente poco paziente per questo genere di cose), quindi lo ritengo un problema tutto sommato superabile. Più seria è la scarsa durata: a causa di questo difetto sconsiglio di prendere il gioco a prezzo pieno. Se però avete la pazienza di aspettare che esca a prezzo budget, saranno sicuramente soldi ben spesi.
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