Console Xbox One - 21 GB di spazio libero su disco
Redattore: Giuseppe 'Isg71' Iraci SareriPubblicato il: 06/02/2017
Ethan Winters ha pianto per tre anni la scomparsa della moglie...ma un giorno riceve una sua strana richiesta d'aiuto. Allora parte subito per andare a salvarla, ma non sa che sta andando incontro al nuovo incubo di Resident Evil.
I luoghi sinistri e presumibilmente infestati hanno sempre scatenato emozioni contrastanti nell'immaginario collettivo: ciò che non si conosce, infatti, spesso spaventa ed attrae allo stesso tempo e fra chi ci crede e chi invece si mantiene a distanza da certe argomentazioni, ha fatto la fortuna dell'industria letteraria, cinematografica e ovviamente videoludica. Le storie "horror" quindi finiscono per interessare tutti, come a voler esorcizzare le propria paure affrontandole a viso aperto oppure per suscitare in alcuni la curiosità necessaria per addentrarsi in territori parecchio accidentati e spesso pericolosi. Spaventare la gente però non è compito semplice, richiede una certa maestria, la capacità di scrivere storie surreali ma credibili, di condirle con l'atmosfera giusta e magari di farcire una trama con continui colpi di scena e capovolgimenti di fronte. Alla fine tutto si riconduce alla solita annosa lotta del bene contro il male con risultati che però, il più delle volte, non mantengono le aspettative.
Resident Evil ha avuto il pregio di uscire in un periodo, il 1996, quando la concorrenza sul genere non era così agguerrita come oggi, proponendo una trama di gioco interessante e allo stesso tempo coinvolgente ed un gameplay rivoluzionario per l'epoca, in grado di mantenere alta la suspence nel videogiocatore dall'inizio alla fine. Fra seguiti, conversioni, episodi extra e tutto il resto che un franchise del genere comporta, i programmatori hanno un po' perso il filo conduttore, offrendo prodotti che da un genere di avventura-azione sono passati a veri e propri sparatutto e che nulla avevano a che fare con l'idea originale. Complice anche l'allontanamento di Shinji Mikami, l'ideatore della serie, che aveva nel frattempo firmato un contratto di esclusiva con Nintendo, i possessori di PC, Playstation e Xbox hanno dovuto aspettare fino all'anno scorso per poter giocare titoli come Resident Evil HD Remaster e Resident Evil 0 HD Remaster parecchio vicini all'esperienza originale.
Fin dalla sua creazione infatti Resident Evil è stato concepito come il mondo pauroso immaginato e temuto da Mikami, con una profonda personalizzazione quindi su tutta la storia e sulle ambientazioni che rispecchiavano in tutto e per tutto la personalità del suo ideatore. Dopo Resident Evil 6, molto più action che survival horror, Capcom ha finalmente deciso di riportare il prodotto ai fasti di un tempo, con alcuni aggiustamenti importanti come il cambiamento della visuale da terza a prima persona, ma con un'ambientazione e un gameplay che non possono non ricordare i primi episodi della serie, con buona pace di chi pensava che ormai la saga di Resident Evil non avesse più nulla da offrire al pubblico.
CASA INFESTATA, ZOMBIE E POI ?
Come dichiarato dagli stessi sviluppatori biohazard sembra quasi un reboot ma non lo è del tutto dato che, cronologicamente la storia si intercala subito dopo gli eventi del sesto capitolo, anche se può tranquillamente essere giocata come un titolo a se stante. I fatti risalgono a tre anni prima quando Mia insieme ad un gruppo di ragazzi decise di andare ad indagare su una desolata magione nella regione di Dulvey, una località della Louisiana, per realizzare un servizio televisivo (tipo Ghosthunters, ma anche Presenze, la TV è piena di serie sul genere... -NdR).
Da allora il marito Ethan Winters non ha più sue notizie, tanto da crederla morta finché non riceve uno strano messaggio inviatogli dalla stessa Mia che invoca il suo aiuto e testimonia così di essere sopravvissuta. Naturalmente il buon maritino si mette in marcia, recandosi sul luogo che la moglie aveva visitato tre anni prima per cercare di salvarla e, magari di far luce sul mistero.
Gli eventi precipitano fin da subito con Mia che, immemore delle torture alle quali è stata sottoposta, manifesta un carattere subito incontrollabile, passando dalla mogliettina affettuosa ad un demone assetato di sangue con una cadenza pressoché regolare e con il povero Ethan che deve riuscire a sopravvivere in quell'inferno cercando magari di farsi un'idea su ciò che sia potuto accadere alla moglie e agli altri membri della troupe.
Questa sensazione di incoscienza è stata riprodotta benissimo dal momento che tutte le paure e le perplessità di Ethan investono il giocatore in tutto e per tutto. A differenza di altri prodotti dove chi gioca è consapevole rispetto al personaggio sullo schermo, stavolta ci si trova tutti sulla stessa barca, segno di un'immedesimazione agevolata anche dalla visuale in prima persona e da tutta la struttura di gioco, che funziona alla grandissima (possiamo solo provare ad immaginare come dev'essere affrontare il gioco su PlayStation VR... -NdR).
L'ambientazione di gioco risulta parecchio azzeccata, anche perché la casa in questione fa parte di un gruppo di costruzioni immerse in una foresta paludosa e quantomeno sinistra con una vegetazione che incute paura solo a guardarla e con un senso di abbandono dentro le abitazioni che richiama quanto di meglio la letteratura horror può offrire. Se poi aggiungiamo una suspence ad alti livelli, delle musiche e degli effetti sonori da far sobbalzare dalla sedia chiunque, ecco che il pacchetto è completo. D'altronde, la sceneggiatura di Richard Pearsey ha tratto spunto da capisaldi come Silent Hill 2, American Horror Story e tante altre pellicole che lasciamo a voi il piacere di scoprire, aggiungendo al pacchetto zombie, entità soprannaturali e soprattutto la follia umana, nella fattispecie interpretata dalla famiglia Baker chiaramente ispirata ai matti di Non aprite quella porta.
Il nostro protagonista quindi deve esplorare, capire e soprattutto fuggire, costretto il più delle volte a scontri impari con avversari spietati e a fare i conti con un numero limitato di risorse come da tradizione nella serie di Resident Evil.
UN NUOVO GAMEPLAY PER IL SOLITO VECCHIO DIVERTIMENTO
L'innovazione principale riguarda, come già detto, il cambiamento di inquadratura che passa dalla terza persona dei primi episodi della serie alla visuale in prima persona. A questo ci si abitua fin da subito e, ci si rende conto, che la scelta degli sviluppatori è indovinata dal momento che il senso di immedesimazione ne risente in senso positivo. Questa novità però non influisce più di tanto sulla natura del titolo dato che la sensazione è quella di giocare ad uno dei primi episodi ma da una prospettiva differente.
La struttura dei livelli è quella classica, con tante microaree al chiuso tutte collegate fra di loro, inoltre la mappa di gioco è abbastanza grande dato che la storia si sviluppa nell'intera tenuta e non solo nella dimora dei Baker. I puzzle sono tanti, a volte parecchio ardui da risolvere ma comunque intuitivi utilizzando un po' di logica e comunque quanto basta a rendere l'esperienza di gioco qualcosa di più complessa da un semplice nasconditi e sopravvivi.
Dicevamo prima delle risorse limitate, caratteristica questa che è quasi un segno distintivo di ogni capitolo della storia (soprattutto dei primi) con l'inventario che riveste un ruolo fondamentale perché ci permette di combinare gli oggetti fra di loro e di analizzarli per cercare di venire a capo dei vari enigmi che si presentano di volta in volta, considerando ovviamente che non possiamo portarci dietro tutti gli item che vogliamo. Da questo punto di vista è tornato il buon vecchio baule presente in varie locazioni del gioco e dentro il quale possiamo depositare alcuni oggetti che potrebbero servirci più tardi, potendo andare a riprenderli alla bisogna.
Per i salvataggi, al posto della vecchia macchina per scrivere troviamo un mangianastri da utilizzare per salvare la partita anche se, in modalità normale, il gioco fa un buon uso dei vari checkpoint che ci permettono di ripartire da una zona prossimale a quella dove siamo stati eliminati.
Possiamo portare dietro fino a 4 armi contemporaneamente da selezionare con la levetta direzionale del controller, l'importante è mantenere un uso sapiente delle munizioni che si trovano in giro in quantità parecchio limitata, inoltre possiamo curarci in qualsiasi momento (sempre che abbiamo le risorse necessarie) e provare a parare i colpi degli avversari con le braccia per ridurre il danno. Sotto questo aspetto è parecchio simpatica la possibilità di riattacarci un arto che ci hanno appena staccato, utilizzando una pozione curativa (deve trattarsi di una colla molto forte) e sempre se siamo tempestivi nel raccoglierlo.
PAURA ALLO STATO PURO
L'atmosfera di gioco di Resident Evil 7 mantiene tutte le aspettative, con un senso di oppressione che si trasmette al giocatore in ogni momento, con la convinzione che ad ogni passo effettuato dal nostro protagonista, possa succedere qualcosa di terribile. Il gioco punta parecchio anche sui "falsi allarmi", come dei rumori di oggetti che cadono nella stanza adiacente e che ci fanno sobbalzare dalla sedia nella paura che stia per succedere qualcosa. Sotto questo aspetto l'opera degli sviluppatori è semplicemente magistrale al punto che la definizione di "survival horror" calza a pennello in questo gioco. I personaggi presenti sono tutti ben caratterizzati, dotati di una propria personalità, di uno stile di comportamento e soprattutto di una resa grafica sicuramente all'altezza. Ad esempio la follia dei Baker si percepisce solo guardandoli in faccia, grazie ad un'espressività dei volti davvero credibile e a un doppiaggio in lingua italiana di sicuro impatto. Ogni volta che dovremo varcare una soglia per entrare in una stanza successiva, lo faremo con una certa circospezione, così come non vorremo nessuno attorno a noi mentre giochiamo per gustare l'ottima realizzazione degli effetti sonori che ci catapultano in un film horror tutto da vivere.
La durata di gioco si attesta intorno alle 10-13 ore, dipendentemente dalla quantità di collezionabili che vogliamo raccogliere, anche se il gioco presenta un livello di rigiocabilità piuttosto elevato grazie alla modalità manicomio che si sblocca dopo il completamento della storia principale.
Qui le cose si fanno davvero difficili, con salvataggi limitati e vincolati dal reperimento dei classici, vecchi nastri, con nemici più cattivi e con la resistenza del nostro protagonista ben più bassa: una manna dal cielo per i fedelissimi dei primi capitoli della serie che, con la modalità più difficile, troveranno pane per i loro denti. Inoltre il già annunciato season pass con i conseguenti DLC (con Banned Footage Vol. 1 già disponibile e con il Vol. 2 in arrivo il 14 febbraio - entrambi prima su PS4. Dal 21 febbraio disponibili su Xbox One e PC. -NdR) fa ben sperare per successivi sviluppi della storia.
TECNICAMENTE...
Dal punto di vista tecnico, Resident Evil 7 biohazard è proprio un bel vedere con dei fondali stupendamente disegnati, con i personaggi di gioco (buoni e cattivi) dotati di ottima definizione e di una credibile mimica facciale e con delle animazioni davvero belle da vedere. Il motore grafico utilizzato, il RE Engine fa alla grande il suo lavoro, grazie ad una risoluzione dinamica che su Xbox One si spinge a 1080p e che si adatta alla quantità di oggetti in movimento sullo schermo. In realtà queste variazioni sono ai limiti dell'impercettibile e ci permettono di godere di un gioco che mantiene un'elevata risoluzione e un framerate alto e stabile praticamente per tutta la sua durata. Unica nota stonata è data da alcune texture che sono concepite a risoluzione palesemente più bassa, ma si tratta di eventi piuttosto sporadici che non vanno ad influire più di tanto sulla qualità dell'intero prodotto.
Gli effetti speciali sono ben realizzati, come la polvere presente in alcuni ambienti chiusi o la nebbiolina che avvolge le paludi e la vegetazione all'esterno, mentre i sapienti giochi di luci e ombre contribuiscono ad aggiungere un aspetto "sinistro" e pauroso ad ogni locazione del gioco. Il comparto audio è di ottima fattura grazie ad un credibilissimo doppiaggio in italiano e a musiche azzeccate che contribuiscono ad accrescere la tensione del giocatore.
Non si tratta sicuramente di un gioco facile, anche perché alcuni enigmi sono abbastanza complessi, ma tutto sommato riesce ad impegnare il giocatore senza mai farlo cadere nella frustrazione, salvo la modalità manicomio che invece è indicata per i veri duri del controller.
In conclusione Resident Evil 7 biohazard è in grado di portare un ottimo film horror a casa vostra, tutto da godere in silenzio e con il massimo coinvolgimento possibile. Se non avete paura allora correte a comprarlo.
Modus Operandi: siamo entrati nell'inquitante magione dei Baker affrontando paure e salti sulla sedia grazie ad un codice Xbox Live fornitoci da Halifax.
Resident Evil 7 biohazard è un ritorno al passato, ai fasti dei primi episodi della serie ma rivisitati con tecnologia moderna. In grado di coinvolgere come pochi, di generare immedesimazione e oppressione nel giocatore, creando una suspence ai limiti del sopportabile, offre un gioco articolato nel quale bisogna ragionare, nascondersi, agire con il tempismo giusto e soprattutto cercare di capire le sfumature di un comparto narrativo eccellente.
Coadiuvato da una realizzazione tecnica di alto livello, è sicuramente consigliato a tutti gli appassionati dei survival horror e a chiunque in un videogame cerca coinvolgimento e una storia avvincente. A parte i soggetti particolarmente impressionabili, tutti gli altri dovrebbero valutarne l'acquisto senza pensarci due volte