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Titolo del gioco:
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Simon the Sorcerer
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Anno di uscita:
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1993
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Genere:
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Avventura grafica point'n'click
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Sviluppatore:
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Simon Woodroffe
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Produttore:
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AdventureSoft
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Distributore:
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AdventureSoft
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Multiplayer:
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No
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Localizzazione:
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No
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Sito web:
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Requisiti minimi:
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Amiga 500, Amiga 1200, Amiga CD32 o PC IBM-compatibile 386 40Mhz e 4MB di RAM
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Redattore: Stefano 'Tyrant' Peracchi Pubblicato il: 15/04/2009 | | | Ci si può innamorare di un semplice videogioco? Probabilmente no, ma con Simon the Sorcerer ci andrete pericolosamente vicini... | | Correva l'anno 1991, e The Secret of Monkey Island aveva avuto un successo strepitoso, bissato dal suo seguito Monkey Island 2: LeChuck's Revenge. La Lucasfilm aveva tracciato il percorso per le avventure grafiche "benevole", ovvero senza possibilità di morire e senza trovarsi nell'impossibilità di continuare per non aver preso quel tal oggetto/compiuto quella tal azione. Sulla scia di questo successo anche la AdventureSoft, famosa software house attiva fin dagli anni '80 nel campo delle avventure testuali, decise di tirar fuori dal cilindro un'avventura grafica che, pur mantenendo una propria personalità, riuscisse a ricalcare i passi del suo celebre avo. Ed è così che, nel 1993, nacque quella piccola gemma chiamata Simon the Sorcerer...
TRAMA Simon è un simpatico ragazzino degli anni '90 che come unica preoccupazione ha quella di fare i compiti per il giorno dopo. Improvvisamente viene evocato in uno strano mondo fantasy popolato da druidi, goblin e maghi, per salvare il mago buono Calypso, preso prigioniero dal malvagio Sordid. Simon dovrà esplorare zone come il villaggio, la foresta, la palude, il ghiacciaio, e parlare con tutti gli strambi personaggi che incontrerà, per diventare un mago e poter così sfidare Sordid, liberando Calypso dalla sua prigionia. Il gioco è sulla falsariga di Monkey Island, in quanto vi troverete ad avere a che fare con situazioni davvero assurde, conversazioni assolutamente senza capo nè coda ed enigmi strampalati (ma comunque relativamente semplici e abbastanza logici) conditi da una serie di gag davvero esilaranti, in pieno Lucasfilm-style.
ISPIRAZIONE E ASPETTO ESTETICO L'interfaccia grafica è quella classica point'n'click di fine anni '80/inizio anni '90, con un certo numero di comandi scritti selezionabili per interagire con gli oggetti di cui entrerete in possesso e con l'ambiente circostante. Di conseguenza, come potete anche vedere dagli screenshot, l'interfaccia è esattamente uguale a quella dei primi giochi della Lucasfilm, e questo è uno dei punti che hanno reso Simon the Sorcerer appetibile agli avventurieri affamati di esplorazioni. Anche la grafica è una evoluzione di quella di Monkey Island: molto colorata, ben definita, quasi fumettosa, il che rende molto gradevole anche la parte puramente visuale del gioco. Contrariamente a quanto alcuni potrebbero pensare, infatti, la componente grafica in questo tipo di giochi è molto importante, in quanto i dettagli delle locazioni permettono di immergerci meglio nell'atmosfera di gioco e, da un punto di vista meno romantico, di distinguere meglio gli oggetti da raccogliere o con i quali interagire. Stesso discorso per il sonoro, con numerose musichette che cambiano a seconda delle locazioni in cui ci si trova; a dire la verità i musicisti avrebbero potuto fare uno sforzo maggiore nello scrivere la colonna sonora: pur essendo molto gradevole e variegata, risulta infatti piuttosto semplicistica, e non sembra quasi di trovarsi si fronte ad un PC con scheda audio Soundblaster (o compatibili); con questo non si vuole assolutamente criticare l'emozione suscitata dai brani in sè (basta ascoltare l'accompagnamento alla presentazione per far scendere una lacrimuccia di commozione), ma semplicemente il loro aspetto tecnico, che non rende giustizia alla tecnologia già allora a disposizione dei PC. Assolutamente eccellente invece il parlato (presente solo nella versione su CD), che caratterizza tutti i personaggi più importanti: perfettamente chiaro, con l'utilizzo di vari accenti anglosassoni rende la conversazione molto più interessante e divertente. D'altro canto l'aver utilizzato questi numerosi accenti è anche una spada di Damocle: se non attivate i sottotitoli e non conoscete MOLTO bene l'inglese avrete infatti grosse difficoltà a comprendere alcuni spezzoni di conversazione.
AMBIENTAZIONE, ATMOSFERA E GAG Il punto forte di Simon the Sorcerer è l'aver preso le caratteristiche migliori di Monkey Island (e, più in generale, delle prime avventure targate Lucasfilm) e averli ampliati, inserendoli in un'atmosfera prettamente fantasy davvero affascinante: non tanto per l'originalità, che è praticamente pari a zero (il mago malvagio, il drago, il gigante, la strega, ecc.), ma per come gli elementi sono stati caratterizzati, resi vivi e sfolgoranti, e infine amalgamati l'uno con l'altro. Esplorare i vari luoghi e incontrare personaggi come la strega che vi sfida ad un duello di magia (che dovrete vincere in un modo decisamente bizzarro), un troll attore che decide di scioperare, un tremendo suonatore di trombone, e così via, renderà la vostra esperienza di gioco assolutamente esilarante. Gli enigmi sono tutti assolutamente logici, e nonostante alcuni di essi siano forse un po' troppo facili da risolvere vi terranno impegnati sicuramente per un po' di tempo. Come è d'uso in queste avventure ogni oggetto viene usato praticamente una sola volta, dopodichè potrete dimenticarvene, quindi anche l'eventuale "caccia alla combinazione di oggetti" (eredità della famigerata "caccia al comando corretto" dei tempi delle avventure testuali) sarà molto limitata e non frustrante. Come in Monkey Island e compagnia, le battute nelle conversazioni si sprecano, e non poche volte vi capiterà di chiedervi "Ma che diavolo ci stiamo dicendo?", per poi scoppiare subito a ridere. Ovviamente queste conversazioni non saranno molto approfondite, in quanto la maggior parte delle opzioni selezionabili saranno sempliemente di contorno, e alla fine vi ridurrete al salutare il vostro interlocutore; questa mancanza di profondità è ben nota agli avventurieri "vintage", i quali ormai ci sono abbastanza abituati da non esserne delusi. Dopotutto le avventure grafiche devono colpire per varietà e logicità di enigmi, atmosfera e profondità dell'esplorazione, mentre le conversazioni sono generalmente un "di più", e di solito assumono un ruolo fondamentale solamente nei giochi di ruolo. Se poi state bene attenti, noterete anche che in Simon the Sorcerer sono presenti dei richiami/parodie di alcuni famosi giochi o film! Volete qualche esempio? Golum, ovvero un quasi-clone del più famoso Gollum/Smeagol de Il Signore degli Anelli, che vi permetterà di trovare un anello che vi renderà invisibili (non me lo sarei mai aspettato, NdTyrant), o la presenza di un fiume di lava nelle "fiery pits of Rondor" (nome ovviamente ispirato da Gondor, città-stato sempre de Il Signore degli Anelli, NdTyrant). Le parodie sono sempre apprezzate se realizzate bene, e i creatori di Simon the Sorcerer hanno fatto davvero un lavoro coi fiocchi!
GIUDIZIO FINALE E' difficile trovare un difetto in questo gioco: forse, come si accennava prima, l'eccessiva linearità di alcuni enigmi rende la conclusione leggermente troppo veloce rispetto alla media, ma per il resto ci troviamo di fronte ad una piccola gemma luminosa che, giustamente, è stata salutata come avventura grafica ai livelli del suo metro di paragone, ovvero appunto The Secret of Monkey Island. Grafica pulita e ben definita, ambientazioni fantasy classiche molto ben realizzate, personaggi di grande vitalità r risate assicurate fanno di Simon the Sorcerer il classico gioco per il quale è d'obbligo rispolverare il vostro vecchio 386/Amiga, o installare DosBox. |
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