Lost in Play è una ventata d'aria fresca in un panorama videoludico alla continua ricerca di giochi sempre più complessi e vicini al realismo più sfrenato. E dire che bastava veramente poco... bisognava tornare un po' indietro alla semplicità dei giochi di una volta. Ci troviamo davanti a un gioco leggero (in ogni senso) che tesse la sua trama attraverso l'immaginazione di due fratellini che rende possibile e quasi tangibile tutto ciò che appartiene all'atmosfera onirica. È un viaggio meraviglioso, sapientemente costruito dagli sviluppatori che, pur con le poche risorse economiche a disposizione, hanno dimostrato per l'ennesima volta che intrattenimento non è sempre sinonimo di grandi investimenti o di chissà quali diavolerie tecniche.
Lanciando il gioco ci aspetta un vero e proprio tuffo nella semplicità, in una storia che non esiste ma che allo stesso tempo è in grado di incollarci allo schermo fino alla fine dell'avventura, forse perché in un mondo troppo complicato, tutti quanti sentiamo il bisogno, ogni tanto, di tornare a vedere la vita con gli occhi di un bambino. Lost in Play è l'ennesima prova che le idee superano la tecnologia e che il mercato indipendente è una risorsa fondamentale nel mondo videoludico in grado di regalarci piccoli, semplici capolavori.
Tutto è centrato su due fratellini e su una loro giornata tipo, fatta di giochi, scherzi, corse e tantissima immaginazione. Fin da subito gli sviluppatori ci riportano all'innocenza dell'infanzia, quando bastava una scatola di cartone messa in testa per spaventare un altro bambino: plot questo che andrà avanti per tutta la durata dell'avventura. In un continuo rimbalzo tra sogno e vita reale ci imbatteremo in personaggi improbabili con citazioni di ogni tipo: incontreremo rospi che provano ad estrarre la spada di Excalibur, strane rane che non riescono ad aprire una scatola piena di farfalle, orsi con le corna da alce e così via. Tutto è possibile quando si lascia spazio alla fantasia. Scopo del gioco è permettere ai due fratellini il ritorno a casa, ma chiaramente ci troviamo di fronte a un prodotto dove il filone narrativo non ha un ruolo centrale. Da un'ambientazione all'altra, infatti, ci imbatteremo in tantissimi enigmi e minigiochi da risolvere per poter proseguire rispettando i canoni delle avventure "punta e clicca" vecchio stampo.
Da un semplicissimo menu di gioco potremo scegliere la lingua e se utilizzare un controller, oppure tastiera o semplicemente il mouse. La lingua è semplicemente ininfluente dal momento che le parti testuali nel gioco si riferiranno esclusivamente al menu iniziale. Durante l'avventura i protagonisti interagiranno tra loro con un idioma in gibberish, pronunciando cioè parole senza alcun senso comunicando con noi attraverso una comunicazione non verbale fatta di indicazioni, tabelline, fumetti con disegni, di indubbia efficacia. Questa caratteristica è il primo capolavoro degli sviluppatori che hanno creato un gioco perfettamente comprensibile in tutto il mondo senza l'uso di una sola parola scritta: in ogni momento sapremo sempre cosa bisogna fare con una chiarezza che ha del disarmante.
Come dicevamo potremo scegliere anche se utilizzare un sistema di controllo al posto di un altro. In redazione abbiamo iniziato utilizzando il controller - quello di Xbox 360 va benissimo - che fa bene il suo dovere anche se presta il fianco ad alcune imprecisioni. Spesso le lettere che compaiono su schermo indicano il tasto da premere anziché il pulsante del controller, inoltre il controller ha qualche problema nel momento in cui mettiamo in pausa e vogliamo gestire il menu. Fondamentalmente sono pochissimi i tasti da usare, con il pulsante A che serve per interagire con gli oggetti, e la Y che serve per l'inventario. Molto meglio se si sceglie di utilizzare il mouse che permette ad esempio di trascinare gli oggetti in inventario sui punti di interesse con molta più facilità.
A proposito dell'inventario, al suo interno andranno gli oggetti che raccoglieremo e che ci serviranno per superare determinati enigmi anche se questi oggetti non potranno essere combinati tra loro, ci penserà il gioco stesso a farlo per noi. Problema di poco conto per la verità anche perché buona parte degli enigmi ambientali sono parecchio intuitivi e quindi il più delle volte sapremo quale oggetto raccolto utilizzare di fronte a un ostacolo. Inoltre in alto a sinistra sullo schermo è presente una lampadina che, una volta selezionata, ci darà suggerimenti su alcuni puzzle da risolvere e per i quali non riusciamo a venire a capo. È un'opzione che vi consigliamo di utilizzare il meno possibile per non rovinarvi il piacere della scoperta e che comunque vi da delle indicazioni su alcune cose da fare senza però rivelare la soluzione vera e propria (tranne in qualche sporadico caso).
Oltre ad alcuni puzzle ambientali, vero punto di forza di Lost in Play è rappresentato dai diversi minigiochi nei quali ci imbatteremo. In perfetta sintonia con tutto il resto anche questi brillano per fantasia come quando ci troveremo a giocare una partita a dama con uno strano essere per farci dare la manovella che ci serve per proseguire. Spesso e volentieri parliamo di minigiochi semplici che però metteranno in funzione le nostre cellule cerebrali per venirne a capo. Da questo punto di vista i suggerimenti servono a poco, dobbiamo impegnarci da soli. Merita una menzione speciale la varietà di questi momenti che ci vedranno affrontare puzzle e minigiochi sempre diversi, segno di un grande impegno da parte degli sviluppatori che hanno fatto di tutto per non annoiarci. C'è anche una componente esplorativa che ci condurrà più volte avanti e indietro attraverso le varie schermate per tornare a recuperare oggetti prima inaccessibili. Naturalmente il tutto è condito da animazioni ben realizzate che ci strapperanno più di una volta un bel sorriso e da un'ambientazione che crea, appositamente, un clima rilassato sempre anche nei momenti in cui bisognerebbe correre.
Dal punto di vista tecnico Lost in Play è un vero e proprio capolavoro di semplicità. Iniziando dai personaggi e dai fondali, rigorosamente disegnati a mano, ogni elemento è stato ben realizzato mettendoci di fronte a un vero e proprio cartone animato interattivo. Dalla sapiente scelta dei colori, alle espressioni dei vari personaggi su schermo, protagonisti compresi, tutto dimostra apertamente che non serve chissà quale complessità grafica per rendere un gioco gradevole. Il punto di forza è l'ambientazione che, sfruttando la libertà della fantasia, abbinata alle diverse locazioni e agli strambi personaggi, può contare anche su una colonna sonora rilassante e perfettamente adattata a tutto il contesto.
Lost in Play naturalmente non è esoso di risorse e si adatta pienamente anche a PC più datati. È tutto il giocattolo preso nel suo insieme che funziona alla grande. La disarmante semplicità del gameplay, dei vari puzzle e dei personaggi sono in grado di incollare il giocatore allo schermo, curioso di vedere quale stramberia hanno ideato gli sviluppatori poco più avanti e, anche se il gioco sembra indirizzato a un pubblico giovanissimo, è in grado di divertire e intrattenere videogiocatori di ogni età. Sono poche le sbavature, principalmente riferite ad alcuni intermezzi ripetuti che è impossibile saltare, una gestione del controller non proprio perfetta (ma parliamo di un punta e clicca, è il mouse che tutti dovrebbero usare), qualche piccola imprecisione nel sistema di puntamento e la durata complessiva che farà completare l'avventura entro poche ore. Inoltre il gioco, che non ha bisogno di alcuna parte testuale o parlata per farsi capire, è un vero e proprio piccolo capolavoro di comunicazione. Non stiamo parlando di un capolavoro assoluto sia chiaro, ma comunque abbiamo di frante un ottimo gioco che merita di entrare nelle nostre case.
Lost in Play è il gioco perfetto per trascorrere un po' di tempo in pieno relax tornando, perché no, a vedere il mondo con gli occhi di un bambino.
Modus Operandi:
abbiamo vissuto la splendida avventura dei due fratellini grazie a un codice fornitoci dagli sviluppatori tramite Press Engine.