Sono trascorsi ben 25 anni da quando Revolution Software pubblicò su PC e Amiga un capolavoro delle avventure punta e clicca noto con il nome di Beneath a Steel Sky (qui la recensione dell'originale). Storia affascinante, ambientata in un universo che ondeggiava tra fantasy e cyberpunk che segnò una vera e propria rivoluzione per l'epoca, grazie alla consistenza della trama e all'esordio del Virtual Theatre che avrebbe dovuto contrapporsi al ben noto SCUMM di LucasArts. Scrittore della storia Charles Cecil e disegnatore Dave Gibbons il quale ha prestato la sua opera anche per il sequel.
In realtà Beyond a Steel Sky è stato pubblicato nel 2019 su piattaforma Apple e solo l'anno successivo convertito per PC. Finalmente possiamo vederlo alla prova console con un controller in mano al posto di tastiera e mouse e, soprattutto del touch screen. Il gioco è abbastanza indipendente dal titolo originale anche se, come è giusto che sia, lo richiama in più di uno snodo narrativo, soprattutto nel finale, e quindi va da sè che per apprezzare il sequel dovreste andare a recuperarvi l'originale (adesso reperibile gratuitamente in rete). Dai tempi della pubblicazione del primo capitolo sono cambiate comunque diverse cose, a partire dalla vera e propria essenza delle avventure punta e clicca adesso modificate da un'interazione in terza persona con oggetti e interlocutori, rigorosamente in un'ambientazione 3D, quindi la domanda è se Beyond a Steel Sky riesce a rinverdire i fasti dell'originale e soprattutto se si adatta ai nuovi standard videoludici per questo tipo di giochi.
Un breve filmato introduttivo, naturalmente in stile "fumettoso" come nel primo gioco ci mostra Robert Foster ormai ritiratosi a vita privata in una piccola oasi nel deserto Australiano in un universo distopico e alternativo. La vita scorre tranquilla finché il figlio del suo amico Max, cioè Milo viene rapito da un gigantesco essere metallico per poi scomparire fra le dune del deserto. Robert si mette subito alla sua ricerca finendo per tornare a Union City, quella città nella quale aveva già vissuto le avventure di Beneath a Steel Sky circa 10 anni prima e che aveva abbandonato in mano all'amico-robot Joey. I primi passi nel gioco servono anche da pretesto per farci prendere confidenza con il sistema di controllo, tutto sommato, abbastanza intuitivo e per introdurre una narrazione che fin dalle prime battute cela ben più di un mistero.
Giunti alle porte della gigantesca città, ci verrà chiesto di risolvere alcuni enigmi per poter entrare all'interno delle mura e faremo la conoscenza di alcuni strani personaggi come il piccolo Pixel, il camionista annoiato e il ripara-tutto della situazione che ci invoglieranno a cominciare a spremere le nostre meningi nel tentativo di trovare la soluzione ad alcuni elementari enigmi (almeno all'inizio). Scopriremo quasi subito che il nostro amico Joey è scomparso e capiremo che Union City è governata da una strana entità che tende più alla dittatura che alla democrazia. Gli strani personaggi che incontreremo comunque godono di una buona caratterizzazione amplificata non solo dai dialoghi ma anche dai movimenti su schermo, al punto che i reietti dalla città cioè quelli a cui non è permesso entrare si sono stabiliti al di fuori delle mura nella speranza, prima o poi, di poter essere ammessi nella apparentemente perfetta società di Union City.
Come dicevamo il nuovo gioco si presenta, logicamente, con una nuova veste grafica molto più accurata e rigorosamente in 3D mentre i personaggi grazie anche ad un sapiente uso del cel-shading non possono non ricordare quelli del primo capitolo. Naturalmente lo stile di gioco è sempre quello, con la gestione di oggetti da osservare, utilizzare, o prendere posizionati al centro di un fantomatico reticolo (vi potremo interagire con la pressione sul controller del tasto A), e con il consueto inventario, elemento caratteristico di ogni avventura che si rispetti. Dopo le prime battute nelle quali solo raramente siamo ricorsi ai suggerimenti proposti dal gioco, che comunque richiamano la nostra attenzione su azioni compiute in precedenza, nel tentativo di illuminarci sulla giusta soluzione di un problema, ci viene presentata la vera e propria innovazione del gioco e cioè l'hacking mode. Attraverso un dispositivo, il bader scanner fornitoci da Ember, potremo entrare in comunicazione con quasi tutti gli strumenti elettronici presenti nel gioco e modificando alcuni blocchi, potremo anche alterarne l'algoritmo per deviare le loro azioni e quindi gli eventi nella direzione da noi voluta. La nuova modalità è così implementata da rappresentare quasi un nuovo gioco dentro al gioco principale trasmettendo al giocatore la sensazione di poter scegliere il modo migliore, e personale, per venire fuori dalle situazioni più spinose.
Altro ruolo fondamentale invece è rivestito dai dialoghi, con il solito sistema a risposta multipla, con i vari NPC: stiamo parlando di conversazioni spesso simpatiche e divertenti ma anche della necessità di dover insistere su determinate domande fino ad ottenere le informazioni che vogliamo. Possiamo tranquillamente affermare che tutta la prima parte l'abbiamo trascorsa a interloquire nel tentativo di estorcere informazioni utili per poter proseguire: naturalmente il ritmo di gioco ne risente, ma stiamo parlando di un'avventura vecchio stampo adattata ai giorni nostri quindi va bene così.
Dal punto di vista grafico il motore Unreal Engine 4 si comporta abbastanza bene e su Xbox Series X (oggetto della nostra prova) non abbiamo notato incertezze degne di rilievo anche se non tutte le texture presentano lo stesso grado di definizione. Alcuni puzzle, inoltre, si risolvono abbastanza agevolmente mentre altri non ci hanno convinto molto dal punto di vista dell'impostazione, risultando forse troppo ostici e laboriosi. Inoltre alcuni aspetti del gioco avrebbero meritato un maggiore approfondimento, come i Qdos (i crediti sociali), il Minos (il sistema informatico della città) o l'interazione con Union City che in alcuni frangenti ci è sembrata limitata.
Dal punto di vista grafico/stilistico comunque Beyond a Steel Sky è un bel vedere, grazie alla matita di Gibbons che oltre a riportarci indietro nel tempo con continui richiami al primo capitolo riesce a creare un ambiente affascinante e bello da vivere. Qualche imperfezione è comunque rimasta dalla prima edizione del gioco, anche se siamo ben lontani dai bug che affliggevano gli utenti Apple. Come dicevamo prima su Xbox Series X tutto scorre abbastanza bene, salvo le già citate difformità nelle texture, qualche ombra non proprio al posto giusto e qualche animazione facciale che non rende giustizia al resto della produzione. Niente da dire invece sul comparto narrativo che offre una storia ben strutturata, appassionante e con pochissimi elementi fuori posto: anche questa volta, senza voler rivelare troppo sulla trama, saranno presenti risvolti critici e quasi rivoluzionari contro la società e soprattutto contro alcuni stereotipi che interessano la nostra vita reale al giorno d'oggi.
Molto bella la colonna sonora che ci accompagna durante tutta l'avventura mentre i tanti dialoghi sono ben tradotti nella nostra lingua. Dal punto di vista del gameplay fa un po' storcere il naso l'idea del mirino che ci obbliga a centrare sempre la visuale sugli oggetti per potervi poi interagire. Tutto questo non inficia più di tanto però il lavoro fatto su questo sequel che, anche se non raggiunge i fasti dell'originale, si lascia ben giocare incuriosendo passo dopo passo il giocatore. Di conseguenza, se avrete pazienza e un po' di tempo da dedicare al gioco e soprattutto se amate le avventure e siete innamorati del primo capitolo allora Beyond a Steel Sky diventa un acquisto obbligato.
Modus Operandi:
abbiamo giocato il sequel di un capolavoro delle avventure "punta e clicca" grazie a un codice gentilmenye fornitoci da Microids.