Boston, 1924: dopo essersi distinto nel corso della Grande Guerra, il detective Edward Pierce ha ricucito le ferite del suo corpo, ma quelle nella mente dolgono ancora. Tra un whisky, un sonnifero e un incubo il detective riceve nel suo studio la visita del signor Webster il quale lo incarica di indagare sulla poco chiara morte della figlia Sarah, del marito Charles Hawkins e del loro figlioletto, avvenuta in un incendio. Pierce parte dunque alla volta dell’isola di Darkwater, teatro della vicenda, ignaro di star per addentrarsi in un incubo ancora peggiore di quelli che lo perseguitano nel sonno.
Un titolo come Il Richiamo di Cthulhu [Call of Cthulhu in originale] necessita di poche presentazioni: la cultura pop dell’ultimo trentennio ha reso infatti l’operato di H.P. Lovecraft probabilmente più noto di quelli di Salgari, Verne, Dumas e del “rivale” Poe. Se proprio foste digiuni di questo filone, diremo che lo scrittore di Providence ha creato un’intera cosmologia dell’orrore in cui il concetto di realtà si piega a leggi che la mente umana non riesce a comprendere o ad accettare, con l’unico possibile risultato di cedere alla follia. Del nuovo gioco sviluppato da Cyanide Software e pubblicato da Focus Home Interactive ci limiteremo a dire che non mira a portare sui nostri sistemi una trasposizione dei racconti ma, come molte altre produzioni, opta per una storia originale ambientata nell’universo lovecraftiano.
L’impostazione di base del gioco è quella di un’avventura grafica in prima persona: nei panni di Pierce potrete muovervi liberamente nella locazione in cui vi trovate, esaminare e raccogliere gli oggetti che troverete, interagire con leve, interruttori e quant’altro e naturalmente dialogare con le persone che incontrerete – sempre che siano ben disposte e non stiano cercando di scannarvi. Questa precisazione è d’obbligo in quanto più volte nell’arco della vicenda il titolo subirà contaminazioni di tipo action-stealth: Pierce dovrà infatti evitare determinati avversari che sono in grado di condurci al game-over col semplice contatto.
In nostro soccorso giungeranno un tasto per correre e uno per accovacciarsi, più la gestione delle fonti di luce: che si tratti del semplice accendino o di una vera e propria lanterna, talvolta Pierce avrà bisogno di vedere dove mette i piedi e se da un lato la luce potrebbe rivelare la sua posizione al nemico dall’altro potrà utilizzarla come arma di difesa contro determinate entità – occhio però che l’olio è limitato! In alcune parti, inoltre, avremo anche a disposizione una pistola, ma non aspettatevi un FPS: la mira è automatica.
D’altro canto ogni situazione fa storia a sé in quanto il gioco è organizzato secondo capitoli successivi, ciascuno ambientato in una specifica locazione: una volta superato un capitolo, pertanto, non sarà possibile tornare sui propri passi. C’è però da dire che alcuni enigmi potranno essere risolti in maniere più o meno differenti, con scelte che andranno poi a influenzare i finali ottenibili: a questo proposito gli sviluppatori hanno inserito una piccola componente RPG sottoforma di alcune abilità che Pierce possiede in valore da 0 a 5 e che possono essere incrementate spendendo gli appositi punti o leggendo testi specialistici; le scelte disponibili saranno dunque limitate dalle abilità possedute, ma non sarete mai “irrimediabilmente bloccati”.