“Ambientato in un remoto passato in cui i primi elfi raggiunsero il regno di Alfheim quando un potere celeste e glorioso li colpì. La Sacra Dea Marea diede loro quattro unicorni e questi animali leggendari divennero una parte degli elfi, soffrendo con loro quando gli accadeva qualcosa di spiacevole. Era un potere incredibile e inimmaginabile, tramandato da generazioni.
Una notte, gli unicorni furono improvvisamente portati via dalla stregoneria e per la prima volta in quell'epoca gli elfi temettero per la loro immortalità ma, miracolosamente, uno degli unicorni sopravvisse: era stato trovato dalle Fate, maledetto dalla stregoneria con un corno danneggiato.
Gli elfi, spaventati dalla maledizione, lo consegnarono a una giovane elfa pura che, secondo le pergamene più antiche, sarebbe stata l'unica in grado di toccare l'unicorno e liberare sia lui che gli elfi dalla maledizione. È così che è iniziata la ricerca dell'Eternità...”.
Questo è il preambolo dei fatti di Eternity: The Last Unicorn con cui inizieremo ad esplorare il mondo Norreno di Vanaheim, creato dagli sviluppatori brasiliani di Void Studios dopo 4 anni di lavoro. Infatti questo particolare action RPG è disponibile dal 5 marzo su PlayStation 4 e PC, tramite Steam, e più avanti arriverà anche su Xbox One.
Con la mente non possiamo non andare a God of War, capolavoro realizzato da Santa Monica Studio, le cui vicende di Kratos sono ambientate nello stesso universo del titolo che stiamo per analizzare. Ma qui siamo in mondo diverso, prettamente fantasy, e decisamente più “tranquillo”.
Eternity: The Last Unicorn si presenta con meccaniche da gioco di ruolo aventi telecamere fisse e cambi d'inquadratura che ricordano titoli storici di alcune generazioni fa. Infatti il mondo di gioco non è open world, bensì a “corridoi fissi” e spostamenti di camera pre-impostati. Non esiste alcuna funzione per ruotare orizzontalmente e verticalmente l'immagine, di conseguenza servirà farci un po' la mano e abituarsi a cambi d'inquadratura oltre ad apprendere i primi rudimenti sulla parte relativa all'esplorazione, all'inventario e ovviamente ai combattimenti.
Durante la storia non solo prenderemo le redini della giovane Elfa Aurehen, che ha il difficile compito d'interrompere la maledizione dell'ultimo unicorno, ma anche di un secondo personaggio giocabile. Si tratta del vichingo Bior, arrivato da Midgard nelle terre di Vanaheim a causa di naufragio della sua imbarcazione - per motivi sconosciuti - con a bordo alcuni suoi amici guerrieri, e che troveremo agonizzante nella prima parte. Le avventure dei due, appartenenti ai loro mondi, s'incroceranno in più momenti (controlleremo un personaggio per volta) fino ad abbracciarsi nell'ultima parte, ma sempre con scopi diversi, per affrontare la vera causa di tutto.
Il mondo di gioco è rappresentato da una mappa a pieno schermo con i punti d'interesse esplorabili segnati in azzurro. Vi anticipiamo che questo non è propriamente grande, anzi, all'interno dei luoghi esplorabili dovremo tornarci più volte per proseguire con la trama, e fare quindi un notevole backtracking che potrebbe dar fastidio ai giocatori meno pazienti. Comunque l'avventura di per sé non è lunga, se andremo spediti la durata si attesterà sulle 15 ore che possono aumentare a 20 e oltre se esploreremo ogni centimetro alla ricerca di tutti i forzieri, di tutti i corpi da riesumare - sia da parte di Aurehen che di Bior - e potenziare la salute e le armi di entrambi i personaggi.
Ogni gioco di ruolo che si rispetti non sarebbe lo stesso senza i combattimenti, la progressione dei personaggi e la gestione dell'inventario. Ebbene, Eternity: The Last Unicorn va un po' controcorrente non tanto per i combattimenti che sembrano assomigliare alla serie Souls di From Software, ma per via delle semplificazioni apportate: la prima è l'aumento di livello che avviene automaticamente con annesse le caratteristiche, le quali migliorano anch'esse da sole. La seconda è che non esiste un albero delle abilità e nemmeno missioni secondarie. Questo farà storcere non poco il naso ai puristi del genere, ma di contro può far avvicinare al genere quei giocatori che vogliono confrontarsi con titoli meno complessi.
Il combattimento avviene in tempo reale e sempre negli stessi identici punti, ad ondate fino ad un massimo di tre consecutive. Il battle system è abbastanza snello, ma risulta confusionario soprattutto all'inizio: potremo eseguire un attacco veloce e uno pesante con gli appositi tasti ed effettuare delle veloci schivate premendo “cerchio” sul DualShock 4. Inoltre con R2 agganceremo un avversario e con L2 passeremo agli altri se presenti. Se subiremo un certo quantitativo di danni potremo utilizzare un attacco speciale ad area premendo R1, ed in più potremo uccidere una creatura con un solo colpo premendo l'apposito tasto che apparirà in un dato momento su di essa.
Sia Aurehen che Bior dispongono di due tipi di armi: le primarie di default, ovvero la propria spada, mentre le seconde (che non vi sveliamo) si otterranno più avanti nel gioco e saranno fondamentali per sbloccare alcuni luoghi e blocchi magici di fondamentale importanza per proseguire con la storia. Ogni nemico sconfitto potrà rilasciare dei cristalli rossi e verdi: i primi costituiscono il “denaro” con cui comprare o vendere oggetti dai mercanti, mentre i secondi ripristineranno l'energia vitale. Quest'ultima potrà essere aumentata attraverso speciali parti di medaglioni sparsi per il mondo di gioco. Inizieremo con un quarto di energia fino ad arrivare al massimo più avanti nel gioco: questa sarà molto importante per i diversi scontri con i boss, con alcuni di essi che richiederanno uno sforzo non indifferente per averne ragione. Se non si è ad un livello adeguato e con le armi ben potenziate, la sconfitta sarà dietro l'angolo.
Nonostante un buon numero di boss, anche di una certa stazza, abbiamo notato un mancato equilibrio del livello di sfida, dal momento che alcuni di loro sono davvero tosti mentre altri vanno giù al primo combattimento. Ma quello che manca ai boss è una certa caratterizzazione, coinvolgimento ed anche animazioni che li rendono poco carismatici. Se non fosse per l'accompagnamento sonoro queste sfide sarebbero abbastanza anonime, se non per le imprecazioni che possono provocare al giocatore.
Un elemento fondamentale è il crafting, che si potrà fare solo dal Signore della Foresta a Fensallyr. I diversi tipi di nemici non rilasceranno solamente cristalli ma anche oggetti per eseguire proprio questa operazione. Alcuni di essi, fatti cadere da particolari nemici e dai boss, serviranno per forgiare oggetti speciali che ci aiuteranno a sbloccare luoghi nascosti e proseguire nella trama. Quelli disponibili saranno visibili se ci sarà il giusto numero di “ingredienti”, accompagnati dalla percentuale di riuscita che sarà più alta man mano che il livello del nostro personaggio crescerà.
I nemici sconfitti potranno rilasciare oggetti curativi ed anche delle speciali rune che daranno dei potenziamenti temporanei, utili contro i nemici più forti e ovviamente contro i boss. Come si può intuire di sostanza il titolo Void Studios ne ha, ma alcuni problemi strutturali gli impediscono di ottenere una votazione di un certo peso. Scopriamo insieme i motivi...
L'action RPG di Void Studios dispone di 35 trofei suddivisi in 20 di Bronzo, 10 d'Argento, 4 d'Oro e l'immancabile Platino. Per ottenerli tutti servirà un'impresa non indifferente, ma soprattutto molta pazienza e occhio per scorgere segreti e luoghi nascosti all'interno degli scenari. Una porzione di essi è legata alla storia principale, fatta quasi esclusivamente di boss da sconfiggere. Non mancano richieste come portare al massimo la salute di entrambi i personaggi, potenziare le armi primarie e secondarie, forgiare un preciso numero di oggetti dal Signore della Foresta ed altre richieste che lasciamo a voi il piacere di scoprire.
Al momento il gioco è aggiornato alla versione 1.01. Sono state sistemate alcune problematiche con alcune quest e con un boss. Inoltre è stata migliorata la texture dell'acqua, ora più realistica.
Durante la fase di test ci siamo imbattuti in alcuni bug, ma soprattutto nel blocco di movimento di Bior che durante la fasi di combattimento s'impietriva improvvisamente senza che potessimo intervenire. Questo ci ha costretti più volte a ripartire dall'ultimo checkpoint o dall'ultimo salvataggio. Proprio con l'ultimo aggiornamento, il problema sembra essersi drasticamente ridotto.
Ricordiamo che Eternity: The Last Unicorn è disponibile anche su PC, tramite Steam, e più avanti approderà anche su Xbox One.
Fino ad ora abbiamo solo parlato di quello che Eternity: The Last Unicorn offre a chi si vorrà cimentare all'interno del suo mondo norreno con le meccaniche che abbiamo descritto nei paragrafi precedenti. La sensazione complessiva che abbiamo avuto, una volta arrivati al finale, è stata quella di un gioco senza infamia e senza lode. In primis per un mondo di gioco poco vasto e con fin troppo backtracking avente solo otto luoghi da esplorare. Stesso discorso vale per i due personaggi giocabili, appartenenti a storie e mondi diversi; così diversi che proprio Bior, secondo noi è stato inserito in un secondo momento giusto come supporto per dare un minimo di variazione al gameplay.
I combattimenti possiamo definirli come un versione molto semplificata della serie Dark Souls, che possono generare un po' di frustrazione (come ci è capitato alcune volte) quando si subisce praticamente lo stesso danno anche quando si sale di livello con entrambi i personaggi. Vicino al level cap - settato a 50 - questo non è più accaduto anche grazie al potenziamento dell'arma primaria e secondaria. Anche l'inquadratura può creare qualche problema se si combatte nel punto di cambio della camera fissa, ma in questo caso ci si fa l'abitudine. Come detto in precedenza, i nemici appaiono sempre allo stesso punto di ogni scenario, facendoci fare gli stessi movimenti ed attacchi per eliminarli creando una certa ripetitività.
Dal punto di vista tecnico, l'uso dell'Unreal Engine 4 è discreto ma non aspettatevi nulla di eclatante. Alcuni scorci sono buoni e la definizione dei due personaggi principali non è malaccio, ma si vede lontano un miglio che si tratta di un titolo sviluppato con un budget abbastanza ristretto. Lo testimonia il fatto del classico “trucco” del luogo non accessibile fino a quando non si dispone del giusto “potere” per abbattere diversi tipi di barriere, trovare l'oggetto o la chiave giusta. Lo sforzo per diversificare l'avventura c'è, ma è fin troppo limitato per soddisfare un veterano del genere col rischio di farlo stufare abbastanza presto.
Chiudiamo la nostra analisi con un comparto audio più che discreto che riesce a farci avvicinare all'atmosfera norrena e un corposo diario di viaggio, liberamente consultabile, che tiene traccia di tutti i mostri, i personaggi e le divinità incontrate. Il gioco è localizzato in diverse lingue, ma non nella nostra. Se conoscete la lingua d'albione la sua comprensione non è affatto complessa, non facendoci perdere troppi particolari della storia.
In conclusione Eternity: The Last Unicorn può essere un buon inizio per chi vuole entrare nel mondo degli RPG senza stare dietro a statistiche complesse o alberi della abilità, ma anche se la sua struttura ricorda i giochi di qualche generazione fa, le semplificazioni apportate potrebbero non far piacere a chi vuole un'esperienza duratura e con un minimo di personalizzazione.
Modus Operandi:
Abbiamo testato questo particolare action RPG realizzato dai brasiliani di Void Studios attraverso un codice datoci dalla piattaforma Terminals by Evolve.