In realtà il canovaccio narrativo del nuovo gioco di Obsidian Entertainment si riferisce a un concetto più ampio di pentimento: quello che quasi quasi va a braccetto con rimorsi e rimpianti, quello che a un certo punto della vita ci fa interrogare su cosa sarebbe successo se a un certo punto avessimo preso un bivio diverso. Il titolo del gioco è il comun denominatore fra tutti i personaggi della storia, ma comunque rispecchia pienamente l'evoluzione esponenziale di una trama affidata interamente alle nostre mani. Tutto questo per dire che siamo davanti a un gioco atipico, anche se Obsidian ci aveva già abituati a piccole perle di programmazione come i due Pillars of Eternity (qui entrambe le recensioni) giusto per fare un esempio. Quindi Microsoft ci aveva visto giusto, quando ha acquisito la piccola compagnia di Obsidian lasciandola al contempo libera di creare e sperimentare e i risultati si vedono eccome. Siamo alla presenza di un gioco diverso che somiglia più a un libro interattivo che a un'avventura vera e propria con una storia che contribuiremo a scrivere passo dopo passo, una storia in grado di appassionarci se saremo disposti ad affrontarla con il piglio giusto e a lasciarci avvolgere dalle sue spire.
Il gioco inizia nel lontano 1518 nell'ormai tardo medioevo e precisamente nell'immaginario villaggio di Tassen, presumibilmente in Baviera. Vestiamo i panni di Andreas Maler, un miniaturista al momento all'opera nel monastero che sovrasta la valle. Anche se non conosciamo il periodo la minuzia di particolari, rappresentazioni e dialoghi ci sveleranno fin da subito un intero mondo, avallando la nostra teoria secondo la quale gli sviluppatori, evidentemente appassionati di questo periodo storico, hanno svolto minuziose ricerche sull'argomento prima di scrivere la sceneggiatura. Fin da subito però il gioco svela le sue carte: un'azione limitata all'osso e concentrata in dialoghi a risposta multipla e personaggi stravaganti, caratterizzati alla perfezione. Andreas è un personaggio che denota subito un grande potenziale e si capisce in fretta che potrebbe ambire a ben altro: non è un eroe, è uno dei tanti, con sogni, ricordi e aspirazioni. Di conseguenza a mettere in comune tutti i personaggi che incontreremo sarà la semplice, classica, normalità della vita di tutti i giorni in quel tempo. Un incontro con il vicino, la promessa di andare da lui dopo i vespri, compiti di tutti i giorni, ci trascinano in un ambiente lontano dai videogame caciarosi per trasportarci all'interno di una storia tutta da leggere.
Anche lo stesso evolversi degli eventi viaggia su tempi particolarmente lenti, come quando scopriremo un omicidio sul quale indagare e al contempo ci renderemo conto di poter decidere e influenzare l'evolversi delle cose. Il gioco ha comunque un filone narrativo preimpostato, ma lo maschera bene anzi benissimo, grazie alla possibilità di deviare i vari dialoghi dipendentemente dalle risposte che abbiamo dato o non dato nei dialoghi precedenti. Nel momento in cui diremo di avere origini italiane, tutti i ragionamenti successivi convergeranno su quel fronte, così come quando parleremo del nostro percorso formativo precedente optando per proclamarci esperti in teologia, legge imperiale o medicina. Quindi saremo noi a scrivere la storia, con un libro virtuale che annota le nostre scelte e le direzioni intraprese, a volte con qualche errore di battitura subito corretto.
La storia del gioco si articola in circa 25 anni cronologici, grazie a due salti temporali in grado di evidenziare le differenze dei personaggi segnati dal tempo. Però in Pentiment c'è anche dell'altro: la caratterizzazione di tutti i personaggi incontrati è veramente incredibile, con le stesse vignette che accompagnano i dialoghi che presentano scritture diverse a seconda del livello culturale del nostro interlocutore oppure con il reiterante avviso "questo verrà ricordato" a significare che quella risposta avrà delle conseguenze negli incontri successivi. Inoltre l'alone di poteri prevalentemente religiosi ma anche militari molto più grandi di noi permea la tranquillità della valle e, quasi senza accorgercene, rifletteremo sulle risposte da dare per paura di incorrere in spiacevoli conseguenze.
In Pentiment non esiste game over e neanche una strada migliore di un'altra per arrivare alla conclusione. Si arriva sempre alla fine, ma lo si fa in modo diverso di volta in volta. Pentiment è la nostra storia, nel senso che contribuiremo a scriverne tutte le sfumature giungendo alla fine del racconto nel modo che più ci rispecchia. Quindi non ci sono puzzle, oggetti da trovare, enigmi di vario tipo se si eccettuano alcune piccole missioni secondarie comunque non indispensabili per la prosecuzione della storia. Ci sono continui spostamenti da un luogo all'altro e tonnellate di dialoghi con i vari personaggi incontrati. Proprio per questo ci sono tantissimi finali possibili, ovvero tantissime sfumature possibili: naturalmente le nostre scelte ne precluderanno altre quindi è impossibile vedere tutto in una sola partita. Di conseguenza, ormai dovreste averlo capito, Pentiment non è un gioco adatto a tutti: presta il fianco a una lentezza a volte esasperante e a dialoghi lunghi, complessi che, per ovvi motivi, bisognerà sorbirsi. Chi ama le belle storie però e, come dicevamo prima, vuole rilassarsi lasciandosi coinvolgere si troverà davanti a una delle storie meglio scritte degli ultimi tempi. Proprio per la natura del gioco e per evitare fastidiosi spoiler diciamo il meno possibile, ma la quotidianità è all'ordine del giorno a Tassen e quindi i colpi di scena da aspettarsi sono pochi (anche se buoni) e spesso sovrastati dalla semplice vita di gente comune.
Tecnicamente Pentiment conferma la sua atipicità. La grafica, opera dell'ottima Hanna Kennedy, ad esempio si mostra come dei quadri disegnati a mano uno dopo l'altro oscillando in una palette di colori che non si può attribuire a uno stile cartoonoso e neanche a uno fumettoso, quanto invece a certi quadri giunti fino a noi dal lontano medioevo. Anche le musiche di accompagnamento eseguite da Alkemie sono adatte per l'epoca, così come l'ottima traduzione in italiano che non lascia spazio a sbavature di nessun genere e, vista l'enorme mole dei dialoghi, spesso adattati a quell'epoca, non era impresa semplice. La trama scorre bene dall'inizio alla fine salvo piccole cadute di ritmo un po' più avanti nella storia ma, in linea di massima, il lavoro di Obsidian si mantiene comunque su alti livelli. Paradossalmente aspetto negativo del gioco è proprio la caratteristica del gioco stesso che se da un lato ne esalta l'originalità e la direzione artistica, dall'altro lo rende un gioco non proprio adatto a tutti. Il ritmo lento, i tantissimi dialoghi, tagliano fuori coloro che sono appassionati di avventure nel senso più stretto del termine. Dovete vedere Pentiment come un libro interattivo, come una storia ottimamente scritta in grado di regalarvi tantissime emozioni se però sarete disposti a farvi catturare da lei.
Modus Operandi:
abbiamo giocato a Pentiment grazie a un codice gentilmente fornitoci da Microsoft Italia.