Trasformare i buoni in cattivi è un ottimo pretesto per poterli, finalmente, vederli soccombere dopo tantissimi anni di fumetti, cartoni animati e film nei quali hanno sempre chiuso trionfalmente le loro avventure. In realtà è un pretesto che abbiamo già visto diverse volte, necessario anche e soprattutto perché un eroe buono è talmente definito e caratterizzato in tutto il suo percorso da non potere mai, per definizione, passare dall'altro lato della barricata a meno che arrivi qualcuno o qualcosa in grado di, soggiogandone comunque la volontà quindi suo malgrado, cambiarlo radicalmente. È successo tanti anni fa in Goldrake contro Mazinga, poi in Batman vs. Superman e potremmo continuare ancora per molto tempo.
In questo caso però l'origine è ben diversa perché ci troviamo a fronteggiare eroi buoni per definizione, quelli della Justice League, casti e puri da ogni peccato contro gli antieroi per definizione, quelli della Suicide Squad che, in un modo o nell'altro sono diventati così amati nell'immaginario collettivo da diventare eroi a loro volta. È quindi uno scontro meno impari del solito, peraltro tra elementi tutti dotati di poteri e abilità speciali. Una licenza che Rocksteady Studios ha riversato in Suicide Squad: Kill the Justice League finalmente pubblicato dopo anni di attese (anche troppi! -NdNew_Neo), demo e rinvii vari centrando, purtroppo, l'obiettivo solo a metà.
Suicide Squad: Kill the Justice League si pone cronologicamente come il seguito agli eventi di Batman: Arkham Knight. Il pretesto che dicevamo inizialmente per giustificare la sbandata dei buoni è dato dall'arrivo di Brainiac che, atterrato con la sua Nave Teschio nella città di Metropolis mira a conquistare la Terra (ma và... -NdR) per creare un ambientino che gli ricordi il suo pianeta d'origine Colu. Naturalmente gli servono alleati per farlo, guarda caso proprio gli eroi della Justice League che hanno il quartier generale proprio a Metropolis e che, opportunamente soggiogati al suo volere, possono aiutarlo nelle sua smania di conquista.
Come ogni alieno next-gen che si rispetti infatti la guerra si focalizza più sul piano psicologico che bellico e quindi la creazione dell'esercito di Brainiac passa attraverso il controllo mentale, peraltro irreversibile, prima dei supereroi e poi degli altri abitanti della città. Unica speranza per l'umanità è creare un'agenzia che possa contrastare lo strapotere dilagante a Metropolis, per mezzo di altri anti-eroi che, puntando sulla voglia di riscatto dopo tante sconfitte, possano riuscire a ristabilire l'ordine. L'organizzazione governativa A.R.G.U.S., capitanata da Amanda Walker, si sposta ad Arkham reclutando quattro criminali della peggior specie: gente sacrificabile (adattissima per una missione suicida) sufficientemente pazza e determinata perfetta per una missione simile. Un plot simile a quanto già visto nelle uscite cinematografiche dedicate alla Suicide Squad del 2016 (con l'ottimo Will Smith) e del 2021.
I quattro eroi per fronteggiare la follia di Brainiac sono tutti vecchie conoscenze nel ruolo di villain dei rispettivi fumetti. Troviamo l'immancabile e folle Harley Quinn che arriva dall'universo di Batman, il controverso cecchino Deadshot, Captain Boomerang, proveniente dal mondo di Flash e il mutante King Shark. Naturalmente i quattro vengono controllati dall'agenzia con l'espediente di una microbomba installata nel collo e che può essere azionata a distanza, come garanzia per ogni tentativo di diserzione e insubordinazione. Come dicevamo il terreno di battaglia è la città di Metropolis difesa da un esercito formato (a costo zero) da cittadini riconvertiti in mostri. A difendere la città e le smanie di potere di Brainiac ci sono quattro eroi della Justice League e cioè Superman, Batman, Lanterna Verde e Flash anche se, durante la nostra avventura faranno capolino con diversi ruoli anche tantissimi altri volti noti come Wonder Woman, il Pinguino, il Giocattolaio e così via. Non è nostra intenzione raccontare troppo sulla trama, giusto per evitare fastidiosi spoiler anche perché l'evoluzione narrativa di tutta l'avventura è il vero punto di forza del gioco. Pur partendo da un concept molto semplice, il susseguirsi degli eventi coinvolge il giocatore facendosi seguire e appassionando capitolo dopo capitolo.
L'impegno sulla narrazione di gioco passa anche attraverso l'ottima caratterizzazione dei quattro personaggi sotto il nostro controllo. Non sono solo ottimamente disegnati, ma sono anche ben rappresentati su schermo anche e soprattutto per le loro pazzie e stranezze. Troviamo quindi battute e gag molto particolari, al limite del consentito, ma anche azioni e battaglie epiche che rendono le cutscene di intermezzo dei piccoli capolavori di narrazione. A completare il quadro c'è l'ottimo doppiaggio in italiano (rarità ormai nei giorni nostri) che se la cava egregiamente in quasi tutte le situazioni eccetto il caso di Batman e di Deadshot. Nel primo caso perché è difficile sentire la voce del cavaliere oscuro non interpretata dal solito Marco Balzarotti e Deadshot per un problema di interpretazione vera e propria. In linea di massima però il tutto funziona bene, soprattutto con Harley Quinn ottimamente doppiata da Chiara Francese. Il tutto si correda con la buonissima colonna sonora in grado di offrire brani davvero interessanti e firmata da Rupert Cross e Nick Arundel già autore delle musiche degli episodi della serie Arkham.
Come è lecito attendersi i quattro supereroi della Suicide Squad hanno caratteristiche differenti sul campo di battaglia. Harley ad esempio è in grado di usare un rampino e un drone (come quelli di Batman), mentre Deadshot su muove con un jetpack. King Shark è in grado di compiere balzi enormi mentre Captain Boomerang può contare sul suo fido "attrezzo" da lanciare e riafferrare al volo con precisione chirurgica. Poi ci sono gli equipaggiamenti vari che permettono di portare con se due armi da fuoco e una per il combattimento corpo a corpo e, naturalmente, non potevano mancare le varie combo, le immancabili armi di distruzione a distanza (leggasi granate) e le solite mosse speciali.
Poco ispirata invece è sia la fase di looting che i vari potenziamenti dal momento che le nuove armi da conquistare/potenziare verranno quasi in maniera automatica senza sforzarci più di tanto, e soprattutto senza dannarsi su quale equipaggiamento sia meglio portarsi dietro: c'è una tale differenza che selezioneremo automaticamente sempre il migliore possibile senza possibilità di sbagliare. Gli stessi potenziamenti offerti dai personaggi secondari come il Pinguino e Poison Ivy non incideranno più di tanto sul campo di battaglia, così come la gestione dei talenti è meno influente di quanto ci si aspetterebbe. Al completamento di ogni livello ci verrà dato un punto talento da investire in un albero delle abilità con tre ramificazioni: peccato che non siamo riusciti a cogliere in-game l'influenza di tali scelte. Un vero peccato perché in questo modo a pagarne lo scotto è la componente RPG quasi inesistente in tutto il gioco.