Quando si parla di Core Design, una software house inglese nata nel 1988 dalle ceneri di Gremlin Interactive e in attività fino al 2010, si parla automaticamente di Tomb Raider, anche perché i primi sei capitoli di quella che poi sarebbe diventata una saga sono stati ad esclusivo appannaggio, pur con certi avvicendamenti nella realizzazione, proprio di Core Design. È difficile in una semplice recensione come questa spiegare il fenomeno Lara Croft, un personaggio nato su chiara ispirazione del successo cinematografico di Indiana Jones e in grado di abbinare spericolatezza, sensualità e narrazione tutto all'interno di un semplice gioco, e quindi non lo faremo rinviando la narrazione chissà ad un futuro "speciale" sull'argomento.
Ad ogni modo il successo del primo capitolo fu tale da stimolare la creazione di diversi sequel, aggiungendo ed ampliando il gameplay e l'ambientazione di gioco fino al momento in cui, e capita in tutte le serie videoludiche, si arriva al punto di esaurimento vero e proprio. È lì infatti che occorre cambiare completamente pagina riscrivendo tutto da zero e innovando un marchio che tende altrimenti a scomparire. Lo ha fatto sicuramente la serie di Lara Croft che in tempi recenti ci ha offerto veri e propri piccoli capolavori come Rise of the Tomb Raider nel 2016 e Shadow of the Tomb Raider nel 2018 giusto per fare qualche esempio. È un destino che comunque ha riguardato sempre tutte le serie di videogiochi quindi non scopriamo niente di nuovo: la giustificazione è nell'evoluzione non tanto grafica quanto nel gameplay che si modifica nel corso degli anni contribuendo ovviamente all'invecchiamento di giochi che appartengono al passato.
In base a quanto detto quindi questo tipo di rimasterizzazioni, soprattutto quando si riferiscono a giochi così datati, si rivolgono quasi esclusivamente a un pubblico più adulto cercando di fare leva sull'effetto nostalgia. Questo perché per quanto si possa (e si debba a nostro avviso) intervenire sul gameplay comunque questo risulterà datato, legnoso e sicuramente fuori tempo e lo stesso tuttavia si può dire anche per il restyling grafico: allora perché un'operazione del genere? Magari per far conoscere ai giovanotti di oggi dei capolavori del passato che si sono persi in qualche modo oppure per regalarci un tuffo nel lontano mare della nostra infanzia. La parola chiave però risiede nella definizione di "capolavori" perché diciamolo chiaramente, non tutti i vecchi giochi, anche appartenenti ad una saga importante, possono fregiarsi del titolo di memorabili e imprescindibili.
Questo spiega perché l'operazione di Aspyr nel rimasterizzare i primi sei capitolo di Tomb Raider ha avuto rilevanza diversa tra la collection dei primi tre episodi e quella, invece, degli ultimi tre. Se nel primo caso parliamo di capolavori imponenti (soprattutto i primi due), dal IV capitolo in poi la serie cominciava ad accusare problemi di stanchezza, di ripetitività, di deficit narrativi che la portarono poi al trascurabilissimo VI capitolo e più avanti ad un rinnovamento totale prima con la trilogia LAU (Legend, Anniversary e Underworld) ad opera di Crystal Dinamics dal 2006 al 2008 e poi con la trilogia Survivor (dal 2013 al 2018) sempre di Crystal Dynamics.
Pubblicato nel 1999, il quarto capitolo era il trait d'union fra il terzo capitolo e la nuova trilogia offrendoci due grosse ambientazioni per la nostra Lara come la Cambogia (prima) e l'Egitto (poi). La prima parte del gioco prevalentemente serviva per apprendere i comandi e i movimenti della nostra protagonista ampliati rispetto al capitolo precedente e con l'aggiunta di nuovi armi e veicoli e una nuova gestione dell'inventario. Senza voler entrare troppo nel dettaglio, lo sviluppo narrativo che coinvolge anche il dio egizio Seth teneva ancora botta all'epoca e risulta gradevole anche oggi. Molto meno il gameplay che (e vale per tutti i tre capitoli) sbatte pesantemente non solo sui movimenti e sulle hitbox, ma anche sul sistema di controllo.
Avremo la possibilità di scegliere la modalità dei comandi tank o quella moderna. La prima è per veri e propri masochisti ed è praticamente quella originale, la seconda dovrebbe facilitarci le cose salvo cozzare comunque con i controller moderni che, prevalentemente per lo stick analogico mal si adattano ad un gioco di quel tipo. Il risultato è quello di dotarvi di una bella e corposa dose di pazienza se volete evitare di vedere andare la vostra Lara per conto proprio soprattutto quando si tratta di saltare da una piattaforma all'altra. Meglio il restyling grafico, anche perché partiamo da una base abbastanza datata e quindi si evidenzia ancor di più. È sempre possibile, con la pressione del tasto Start sul controller passare dalla vecchia grafica alla nuova e viceversa, scelta questa necessaria in alcuni ambienti particolarmente bui per la nuova illuminazione. Per fortuna è stato mantenuto (ma vale per tutti e tre gli episodi in questione) il doppiaggio originale in italiano.
Il quinto capitolo vide la luce nel 2000 caratterizzandosi dal punto di vista narrativo per una serie di flashback che servivano da pretesto per le avventure di Lara da ricordare dopo la presunta morte della nostra eroina. Ci fu già allora qualche miglioria con il capitolo precedente ma si trattava di pochi aggiustamenti, soprattutto concentrati nella modalità stealth e nell'IA dei nemici mentre sia l'intreccio narrativo che la componente grafica davano la continua sensazione di deja vu. Eravamo già nella fase calante del progetto, tanto che il titolo ricevette diverse critiche a suo tempo. A distanza di anni, a dispetto di un comparto grafico rivisto con la sistemazione di texture ed effetti luminosi (vale quanto detto anche per The Revelation e quindi in certi frangenti è meglio passare alla "modalità classica"), ci sono sempre i soliti atavici problemi del sistema di controllo.
Purtroppo durante i nostri test non ci ha soddisfatto nessuna delle due modalità: la tank è veramente proibitiva e impossibile con un controller di nuova generazione, mentre i comandi moderni sembrano quasi un lavoro fatto a metà. A questo punto la domanda sorge spontanea: va bene che la struttura di gioco non era sicuramente modificabile, ma non si poteva veramente fare di più per il sistema di controllo? Bene invece il doppiaggio in italiano (ebbene sì, a quel tempo era molto più comune trovarlo nei videogiochi). Inoltre le quattro avventure di Lara ci porteranno in giro per il mondo con la chicca della bellissima Roma prima di sbarcare poi in Russia, in Irlanda e a New York. Complessivamente un titolo dalla qualità molto altalenante (ma lo era anche allora) con piccoli sprazzi interessanti, ma nel complesso con pochissima innovazione nel brand.
Il sesto capitolo della saga uscì nel 2003 debuttando su Playstation 2. Anche se avrebbe dovuto rappresentare il rilancio della serie, a quel tempo fu pesantemente bersagliato dalla critica per una serie di bug che ne affliggevano il gameplay e per tutta una serie di spunti che si rivelarono poi come un'opera incompleta. A salvarsi furono la colonna sonora e la sceneggiatura che vedeva la nostra Lara accusata dell'omicidio del suo maestro affrontare un ambiente intriso di enigmi e complotti da fare invidia al migliore Dan Brown dei giorni nostri.
Malgrado graficamente fosse il più recente è quello che ha impegnato di più Aspyr in fase di rimasterizzazione per cercare di tappare alcune falle in un'impresa a dir poco impossibile dal momento che parliamo di un titolo che andrebbe scritto da zero. Fondamentalmente fu proprio il sesto capitolo, l'ultimo della Core Design, a scrivere la parola fine a una saga che in realtà avrebbe dovuto finire anche prima. Ecco perché è il meno memorabile di tutta la serie e quello di cui forse sentivamo meno il bisogno anche se, per completezza, includerlo in una Collection rimasterizzata ci sta. Peccato che soffra degli stessi problemi di gameplay degli altri due esponendovi veramente al rischio scomunica, mentre provate a zompettare da una piattaforma all'altra naturalmente non riuscendoci.
A questo punto bisogna riporsi la domanda: vale la pena investire i nostri quattrini per questa Collection? Dal punto di vista collezionistico sicuramente sì, dato che i tre capitoli compresi nella raccolta fanno comunque parte dell'universo di Lara Croft anche se sicuramente l'opera si rivolge ai giocatori più "attempati". D'altro canto non stiamo comunque parlando di tre titoli memorabili come i primi tre episodi, quindi ovviamente tutta l'operazione perde un po' di appeal. Se però il restyling grafico comunque si percepisce (anche se non fra gridare proprio al miracolo, soprattutto per la gestione della luminosità in certi livelli bui) dal lato gameplay si poteva sicuramente fare di meglio.
I controlli sono veramente proibitivi tanto nella versione tank che in quella moderna, semplicemente perché si adattano poco alla sensibilità dei nuovi controller e alle levette analogiche. Ne viene fuori un'esperienza veramente complicata, a tratti frustrante anche perché la nostra Lara segue traiettorie alle quali i giocatori moderni non sono sicuramente abituati. Proprio per tutto quello che abbiamo detto ci sentiamo di consigliare la raccolta solo ai fan sfegatati di Lara Croft disposti a fare una completa capriola indietro nel tempo calandosi in animazioni legnose, con lag alla risposta dei comandi e difficili da seguire. D'altronde la storia della mitica Lara Croft passa anche da qua.
Modus Operandi:
abbiamo provato la nuova collection su Tomb Raider grazie a un codice fornitoci da Sandbox Strategies.