Esistono diversi modi di raccontare una storia all'interno di un videogioco. Ad esempio è possibile narrare attraverso metodi diretti utilizzando una struttura di gioco lineare che usufruisce di dialoghi e cutscene che accompagnino il videogiocatore passo dopo passo oppure è possibile utilizzare una metodologia indiretta che permette agli sviluppatori di creare una storia più silenziosa e molto più legata all'esplorazione: vedere le rovine di un luogo, leggere un antico manoscritto che parli di una vecchia civiltà e così via. Quest’ultimo metodo è quello che su internet chiamiamo comunemente lore che cerca di stuzzicare la curiosità del giocatore. Più esso è curioso e avvezzo all’esplorazione e più la storia diventerà sempre più completa e complessa.
Questo sistema viene utilizzato anche nel videogioco AER Memories of Old, titolo sviluppato dal team Forgotten Key e uscito il 25 Ottobre 2017 su PC, PlayStation 4 e Xbox One, mentre la versione per la console ibrida Nintendo Switch è uscita il 28 Agosto 2019.
La storia di AER Memories Of Old (che da ora in poi chiameremo semplicemente AER) è molto semplice ed interessante. La protagonista, Auk, è una delle ultime persone appartenenti al gruppo degli shapeshifters, ossia esseri umani in grado di mutare liberamente il proprio corpo in quello di un animale. Auk, in possesso di questo potere, ha il compito di andare in un pellegrinaggio in giro per il mondo, alla scoperta degli antichi Dei ormai dimenticati da tempo.
Un mondo che un tempo era unito in un’unica grande isola popolata dagli esseri umani e che adesso appare silenziosa e frammentata in tante piccole isole fluttuanti. Il compito di Auk sarà proprio quello di esplorare questi luoghi ormai desolati per scoprire i segreti che portò l’umanità verso questo crudele destino.
Come abbiamo scritto inizialmente, AER utilizza un tipo di narrativa che si espande in maniera proporzionale alla volontà di esplorare del giocatore. Seppur la trama generale sappia di già visto, la cura con cui è stata costruita e posizionata a dovere è quello che rende davvero speciale questo prodotto. Quindi sarà doveroso esplorare in lungo e largo il mondo di gioco alla ricerca di vecchie memorie, diari e appunti allo scopo di svelare i tantissimi retroscena che, andrebbero persi nel caso in cui si decida di procedere direttamente con la trama principale.
Il gameplay di AER appare minimale a livello di comandi ma significativo, essendo legato alla narrativa del gioco. Come abbiamo scritto poco sopra, l’elemento principale di AER è l’esplorazione e la scoperta. Infatti gli sviluppatori hanno ben deciso di puntare totalmente su questi due ambiti. Di contro c’è che, oltre a questi due aspetti, non c’è altro di gameplay: nessun sistema di combattimento, nessun tipo di azione né qualunque altro elemento aggiuntivo ad esclusione di qualche piccolo puzzle ambientale.
Nello specifico l’esplorazione della mappa è suddivisa in due parti: la parte esterna e i dungeon. Auk ha la particolare abilità di trasformarsi in un uccello e di poter volare liberamente per tutta la mappa. A livello di comandi, questo viene gestito in maniera abbastanza semplice e intuitivo portando il giocatore a godersi maggiormente il panorama invece che preoccuparsi di stare premendo il giusto tasto. Ed è qui che AER mostra il meglio di sé. Lo svolazzare tra i cieli, il passare attraverso le nuvole ed eseguire diverse acrobazie in maniera totalmente libera è quello che più abbiamo adorato di questo gioco perché fa percepire un senso di libertà molto forte e allo stesso tempo si sente quella malinconia nel vedere questo bellissimo paesaggio colorato in rovina, con solo pochi esseri viventi presenti qua e là. Sarà anche molto facile perdersi in questi casi, dato che il gioco non darà delle indicazioni troppo precise su dove andare ma sarà compito nostro saperci orientare con le poche informazioni disseminate lungo il nostro percorso. Elemento che noi abbiamo trovato molto intrigante, interessante e ben bilanciato dato che non si arriverà mai alla frustrazione di non trovare la strada giusta.
La seconda parte dell’esplorazione sono i dungeon che, invece, rappresentano l’opposto di ciò che è stato scritto fino ad ora. Queste caverne sono buie e in rovina e nascondono dentro di essi misteri da svelare. Grazie alla speciale lanterna che la protagonista raccoglie nel prologo del gioco, saremo in grado di visionare diversi frammenti della vecchia popolazione e capiremo perché stavano scappando per mettersi in salvo da un imminente pericolo. Una visione molto desolante che fa capire a noi giocatori quanto la situazione sia stata grave. Anche qui esplorare farà scoprire diversi tasselli opzionali di narrativa. In queste zone non sarà possibile, fortunatamente, utilizzare la modalità volo per scelta di game design dato che lo scopo principale sarà proprio quello di addentrarsi in profondità risolvendo anche piccoli puzzle ambientali per sbloccare nuove strade. Sorprendentemente abbiamo trovato il level design di questi luoghi molto ben fatti e intricati al punto giusto, fornendo al giocatore un esplorazione ben più interessante e meno lineare. I pochi puzzle presenti, invece, li abbiamo trovati un po’ troppo banalotti e basilari, il che è un bel peccato dato che avrebbe aggiunto una maggiore profondità di gameplay che, invece, è composta solamente da esplorazione.
Unica cosa che abbiamo da segnalare è la possibilità (fortunatamente molto raro che accada) che il gioco non disabiliti la modalità volo durante l’esplorazione dei dungeon. Ci è capitato di poter volare liberamente anche all’interno delle varie caverne, il che ha portato alla distruzione totale del level design di questi luoghi dato che tutti i puzzle e le sezioni platform presenti risulteranno inutili da fare. Il giocatore, grazie a questo bug, potrà semplicemente volare e raggiungere direttamente la fine del percorso. In caso succeda una cosa del genere, consigliamo di ricaricare la partita o uscire e rientrare nell’area (o semplicemente ignorare che ci si possa trasformare).
AER utilizza una grafica molto colorata che si sposa bene con l’ambiente di gioco e il suo avere uno stile minimale low poly conferisce, in realtà, una piacevole sensazione agli occhi in ambito artistico. Nulla da dire per quanto riguarda il porting per la console ibrida Nintendo Switch: il gioco gira in maniera fluida sia in modalità fissa che in modalità portatile senza alcun problema tecnico.
Anche le musiche sono molto belle e ben congegnate. Prese a parte fuori dal gioco non sono memorabili, ma riescono nell'obiettivo di accompagnare il giocatore lungo tutto il viaggio di Auk.
Infine parliamo della longevità, a nostro avviso tasto dolente del gioco. La durata di AER è variabile in base a quanto il giocatore esplorerà durante il corso dell’avventura, ma in generale il gioco, se non lo si approfondisce a dovere, durerà circa 3 orette mentre chi, invece, esplorerà in lungo e largo, arriverà a ben 5 ore totali. Rispetto ad altri prodotti simili nel suo genere in cui è accettabile una longevità così bassa, questa volta, invece, avremo voluto che il gioco durasse un po’ di più di quelle 5 ore. Infatti arrivati ai titoli di coda, abbiamo avuto un po’ l’amaro in bocca e avremmo voluto che ci fosse stato qualcosina in più. Magari aggiungere qualche altro dungeon da esplorare o una sorta di raccolta di collezionabili, degli extra, qualche modalità sfida e così via. D'altronde volare per la mappa è molto divertente, quindi perché non avere, ad esempio, delle sfide a tempo legate ad esso? A nostro parere sarebbe stata una bella idea. Veramente un gran peccato, nonostante il gioco rimanga comunque valido nella sua interezza.
Modus Operandi:
Abbiamo accompagnato Auk nel suo viaggio alla scoperta del suo mondo grazie ad un codice fornitoci da Daedalic Entertainment.