Il nuovo gioco dei fratelli Bischoff, dal lontano Sudafrica, giunge come il secondo capitolo di quel bellissimo Stasis uscito nel 2015. Dopo la versione PC approdata sul mercato l'anno scorso, finalmente l'horror claustrofobico dei The Brotherhood vede finalmente la luce anche su console. Effettivamente la produzione si colloca nel mercato Indie in maniera atipica: da un lato presenta una struttura che sembra derivare da risorse ben più cospicue rispetto a quelle di solito presenti nel mercato indipendente, dall'altro (e questo è ancora più incredibile) è la realizzazione del lavoro di sole due persone. Di conseguenza ci troviamo davanti un gioco molto più curato e complesso di quello che solitamente offre il mercato Indie e questo è sicuramente un punto a favore. Anche perché questo secondo capitolo si inserisce perfettamente nell'universo creato dagli sviluppatori, già incontrato oltre che nel primo capitolo anche in Cayne, una piccola avventura gratuita che approfondiva l'analisi della Cayne Corporation.
In Stasis: Bone Totem troviamo quindi non solo un comparto tecnico all'altezza ma anche una narrazione importante e, fortunatamente, la localizzazione in italiano, necessaria vista la enorme mole di testi presenti nel gioco ma tutt'altro che scontata nei giorni nostri.
Protagonisti dell'avventura sono i coniugi Charlie e Mac, datori di lavoro e al contempo dipendenti, di un'azienda che si occupa di missioni di salvataggio ovviamente dietro pagamento di un corrispettivo. Quando si imbattono, quasi casualmente, in una piattaforma petrolifera abbandonata, la Deepsea 15 l'idea di dare un'occhiata alla ricerca di un guadagno extra fa subito capolino nelle loro menti e, accompagnati da Moses il loro "robottino" di fiducia specialista in tecniche di hackeraggio verso i sistemi di sicurezza (praticamente un passepartout dei giorni nostri), li conduce a bordo della piattaforma. Da quel momento in poi gli eventi prenderanno una strada tutta loro, rivelando le motivazioni che hanno spinto all'abbandono della piattaforma e sforando soprattutto in congetture e complotti molto più grandi di quanto i due potessero immaginare. Naturalmente ci sarà in ballo la Cayne Corporation con tutti i suoi sotterfugi, ma sarebbe riduttivo limitare la narrazione solo a questo. Ci sarà anche il tempo per la paura, la riflessione, la ridefinizione delle nostre priorità e molto altro che non vogliamo proprio raccontarvi per evitare il rischio di odiosi spoiler.
Gli ambienti presenti nel gioco, rappresentati con una visuale isometrica sono stracolmi di oggetti segno tangibile di un abbandono in fretta e furia da parte di chi prima viveva all'interno della struttura, ma anche di un certosino e accurato lavoro degli sviluppatori. Il sapiente uso di colori e ombre mantiene alta la tensione del giocatore in ogni momento, trasmettendo la sensazione che qualcosa stia per succedere una volta oltrepassato un determinato angolo. Chiaramente il gioco si ispira ad altri capolavori del passato per istillare il senso continuo di tensione nel giocatore: Alien su tutti, ma anche Dead Space anche perché la componente non umana (vi diciamo solo questo e nulla più... -NdR) è parte preponderante di tutta la storia. Una storia che si snoda attraverso una quantità industriale di audio e video log e documenti vari trovati in giro che, a volte in maniera anche troppo prolissa, riverseranno sul giocatore una mole enorme di informazioni necessarie per comprendere ciò che sta accadendo intorno a noi.
Testi sempre accessibili con il tasto LT del controller che ci aprirà un ventaglio selezionabile tra conversazioni, testimonianze e collezionabili. A mancare, almeno nelle fasi iniziali, è un vero e proprio tutorial che spieghi come gestire i vari elementi dell'inventario o come interagire con gli elementi su schermo: salvo poi capire che un cerchio blu indica interazione, un cerchio verde solo osservazione. La regia mantiene la telecamera ben lontana per assicurare uno sguardo di insieme, salvo avvicinarsi negli oggetti sui quali dobbiamo fare invece qualcosa.
Durante l'avventura utilizzeremo entrambi i personaggi, anche perché i due hanno caratteristiche diverse. Ad esempio Mac più corpulento è adatto a scomporre gli oggetti creati in giro per crearne altri, mentre Charlie più tecnologica è abile a comporre gli oggetti per crearne di nuovi. Inoltre i due possono passarsi gli oggetti anche a distanza grazie al pretesto di un macchinario quantistico (il DAQ) in grado di smaterializzare l'oggetto da un posto per rimaterializzarlo fra le mani dell'altro. Attraverso questa trovata passa buona parte del gameplay. Alcuni enigmi potranno essere superati solo utilizzando entrambi i personaggi e sfruttando questa possibilità di passarsi gli oggetti.
Ad appannaggio della complessità di Stasis: Bone Totem c'è anche la possibilità di utilizzare due, anzi tre se consideriamo Moses, personaggi diversi. In linea di massima gli enigmi sono abbastanza intuitivi, ma tenete presente che non c'è alcun aiuto o suggerimento da parte del gioco che si limita il più delle volte a dare delle semplici banali dritte che non portano mai alla soluzione finale. Anzi, spesso e volentieri le soluzioni sono da ricercare all'interno degli enormi file di testo che approfondiscono la narrazione. La curva di difficoltà quindi, pur mantenendosi sull'abbordabile, non è proprio semplicissima a tutto appannaggio di chi invece vive a pane ed avventure da mattina a seria.
Dal fronte gameplay Stasis: Bone Totem è un punta e clicca nel senso più stretto del termine. Tanto che su console sembra soffrire un po' la gestione dei comandi di gioco nati fondamentalmente per mouse e tastiera. È vero che dopo un po' si finisce per farci un po' la mano ma inizialmente il senso di disorientamento c'è, eccome. Pesa anche la mancanza di un vero e proprio tutorial che spieghi per benino cosa fare e come farlo. Anche a questo si arriva da soli concedendo al gioco qualche minuto in più del nostro tempo. Poi i crismi della bella avventura ci sono proprio tutti: a partire dalla bella e interessantissima narrazione fino ad arrivare al comparto tecnico con un'ottima rappresentazione su schermo degli ambienti angusti e pregni di pericoli della Deepsea 15. Buona anche la longevità con i vari puzzle che ci terranno impegnati per circa 16-18 ore prima di regalarci i titoli di coda, e non è affatto poco per una produzione Indie. Buona anche la caratterizzazione dei personaggi, almeno nel doppiaggio originale che denota le differenze tra personaggi principali e secondari (come è giusto che sia del resto) così come è molto apprezzata la localizzazione in lingua italiana.
Abbiamo avuto la possibilità di testare Stasis: Bone Totem anche su Xbox Series S, la console entry level di Microsoft, oltre che su Series X. Nonostante la bella presentazione grafica che il gioco propone, la piccola console di casa Microsoft non ha dato alcun problema nella fruizione. La motivazione principale è che gran parte dello scenario è bidimensionale.
La visuale isometrica dona, come nell'originale, una buona visione d'insieme. Non essendoci un tutorial le scoperte dovremo farle da sole: il tasto RB ci permette di individuare i punti d'interazione e di descrizione durante l'esplorazione, mentre ci mostrerà i punti dove utilizzare gli oggetti o interagire nelle schermata in prima persona.
Essendo costruito su mouse e tastiera, abbiamo fatto inizialmente fatica a muovere i personaggi nello scenario con il controller. Facendo nostre tutte le meccaniche di gioco il tutto andrà sempre più liscio, aumentando l'immersione e la voglia di scoprire i misteri e gli orrori della nave.
Se siete alla ricerca di un'avventura piena di enigmi e nello stesso tempo amate l'horror, ma non avete una console Xbox premium, Stasis: Bone Totem vi regalerà tante soddisfazioni e una storia lunga, profonda e sfaccettata.
Ricordiamo che il titolo The Brotherood è disponibile anche su PC, PlayStation 4, PlayStation 5 e Nintendo Switch.
Roberto "New_Neo" Sorescu
In conclusione Stasis: Bone Totem vale assolutamente il prezzo del biglietto. Ha tutto il necessario per appassionare gli amanti del genere punta e clicca fermo restando i primi minuti necessari per abituarsi ai comandi di gioco e capire cosa fare. Poi scorre via che è una meraviglia anche grazie a una narrazione molto profonda e ben articolata che tocca anche importanti punti di riflessione. Forse c'è troppo testo, quello sì: alcuni argomenti avrebbero potuto essere trattati in maniera sicuramente più sintetica e questo potrebbe stancare qualcuno non disposto a leggersi pagine e pagine di discussioni. Per il resto se non sapessimo che il gioco è stato sviluppato da due sole persone potremmo inquadrare il gioco di The Brotherhood come una produzione imponente e con ben altro budget e questo, crediamo, sia il miglior complimento che possiamo fare al gioco. Se amate le avventure portatevelo a casa senza neanche stare a pensarci su.
Modus Operandi:
ci siamo immersi in Stasis: Bone Totem grazie a un codice fornitoci da Feardemic Games.