I ragazzi francesi di Asobo Studio finora si erano occupati di collaborazioni in progetti minori e della programmazione di alcune versioni videoludiche di successi Disney-Pixar. Adesso hanno provato a svoltare con un progetto tutto loro che ha richiesto ben 2 anni di gestazione e che dovrebbe decretare, almeno in parte, se il salto di qualità è riuscito una volte per tutte ai ragazzi di Bordeaux.
A Plague Tale: Innocence pesca a piene mani dai libri di storia. Siamo intorno al 1348 e quindi nel bel mezzo della Guerra dei Cent'anni che flagellò il continente in un conflitto continuo tra Francia ed Inghilterra. A spezzare la "monotonia" della guerra ci pensò anche la natura con un'epidemia di peste nera che decimò la popolazione europea riducendola di almeno un terzo, per non parlare dei crimini dell'Inquisizione (organizzazione cattolica creata per fronteggiare le possibili eresie). Tantissima carne sul fuoco, prevalentemente con basi realistiche, eccetto quel tocco di fantasy aggiunto nel gioco e rappresentato da orde di ratti impazziti che divorano come le locuste chiunque si trovino davanti.
In questo contesto infernale, definito giustamente uno dei periodi più oscuri dell'umanità, si intrecciano le vicende dei De Rune e dei nostri protagonisti, Amicia e Hugo. Il gioco inizia con un prologo che vede Amicia e suo padre nei boschi, con la figlia che si allena a lanciare con la fionda e il padre che cerca di insegnarle i primi rudimenti della caccia. Viene subito fuori il rapporto di amore e complicità che lega i due personaggi, ai quali fa da contraltare quello tra la signora De Rune e il figlio minore Hugo: un ragazzino malato e tenuto segregato in casa dalla madre che, esperta di alchimia, tenta di curarne tutti i mali. Due rapporti diversi quindi che sembrano dividere in due monconi il nucleo familiare, con fratello e sorella che quasi non si conoscono, ognuno dei due legato a un genitore più che all'altro. All'improvviso però le cose cambiano: i ratti fanno la loro comparsa all'esterno uccidendo Lion, il cagnolino di Amicia, mentre la ben più pericolosa Inquisizione fa tappa nel castello dei De Rune per catturare il piccolo Hugo (a quanto pare di fondamentale interesse per qualcuno). In una vera e propria strage familiare riescono a salvarsi solo Amicia e suo fratello Hugo che cominceranno una lunga avventura di fughe e nascondigli per sfuggire all'Inquisizione, magari salvandosi anche dai ratti e raggiungendo qualcuno in grado di aiutarli.
Amicia e Hugo non si conoscono neanche bene: tenuti lontani dai genitori per esigenze diverse con Hugo che, ammalato da sempre, ha continuamente calamitato le attenzioni della madre suscitando nella sorella un pizzico di sana gelosia. La malattia di Hugo è strana, misteriosa, gli provoca improvvisi mal di testa perché, come si scoprirà più avanti, ha il sangue infetto, sporco, compromesso da un morbo chiamato Prima Macula al quale buona parte di dottori e alchimisti non è riuscito a trovare una soluzione. La necessità e la paura, faranno sì che i due diventino presto un tutt'uno perché per non farsi catturare dovranno muoversi all'unisono, mano nella mano, attraversando ambienti tutt'altro che tranquillizzanti. Amicia quindi da brava sorellona tiene per mano il fratellino che, tuttavia, ogni tanto si lascia andare in comprensibili bizze di un bambino di 5 anni scappando o nascondendosi. Tutta l'azione della nostra Amicia (il personaggio che controlleremo) è quindi rallentata da una "zavorra" che più volte comunque si rivelerà indispensabile, come quando il nostro fratellino dovrà infilarsi in passaggi stretti per aprirci porte per entrare ad esempio. Più volte verranno tirati in ballo i genitori morti e più volte l'angoscia trasparirà dal volto dei due fratellini che, da un paradiso nobiliare al quale erano abituati, conosceranno di botto la cruda realtà con tanto di miseria annessa.
A quel tempo la popolazione se la passava veramente male, con una miseria che fece da terreno fertile per l'epidemia di peste e che traspare in ogni angolo visitato dai nostri protagonisti. Il sapiente lavoro degli sviluppatori ci ha consegnato villaggi decadenti, sporchi e abitati da gente sospettosa che non da il minimo valore alla vita umana. Se ci vedranno infatti ci uccideranno senza esitare dal momento che i soldati hanno l'ordine di catturare vivo solo Hugo così come gli abitanti del villaggio non esiteranno a tradirci cercando di venderci al nemico invasore.
La mancanza di benessere la si vede in ogni angolo, basti focalizzare l'attenzione sugli animali sporchi e brutti (al contrario di quelli che avevamo nella nostra lussuosa abitazione) per non parlare dell'interno delle case, spesso arredato da roba marcia, di scarso valore partendo dagli infissi fino ad arrivare ai suppellettili sui tavoli, giusto per fare un esempio. La trasposizione di villaggi e dei paesaggi in genere è veramente realizzata a regola d'arte con una pletora di dettagli davvero invidiabile e con un gioco di colori e sfumature chiaramente ispirato ai dipinti di Claude Lorrain. Gli ambienti, oltre ad essere funzionali allo scopo, riescono a catturare spesso la nostra attenzione perché oltre che belli esteticamente, sono in grado di trasmettere delle emozioni, provocando in noi la percezione quasi tangibile della condizione degli scenari disegnati: sembra quasi di trovarsi in quei villaggi, di percepire la paura di chi è braccato da tutti, di sentire la disperazione delle persone flagellate dalla fame e dalla peste e di condividere la speranza dei nostri due protagonisti di incontrare qualcuno che possa aiutarli.
Come se non bastassero soldati dell'Inquisizione e Peste Nera, ci si mettono anche i ratti a complicare le cose. Impazziti chissà per quale ragione, emergono di tanto in tanto dal sottosuolo attaccando in branco chiunque si trovino davanti. I ratti sono tantissimi, agguerriti e non danno scampo a nessuno ma, fortunatamente, anche loro hanno un punto debole non indifferente: sono impauriti dalla luce. L'unico modo per non farsi uccidere è quello di rimanere sotto le lanterne, ma non dimentichiamo che nel Medioevo la luce tendeva a scarseggiare. Bisogna quindi muoversi con circospezione, portandosi dietro una fiaccola che possa durare abbastanza fino al raggiungimento del braciere successivo oppure, come avverrà più avanti, imparare qualche strana alchimia che ci permetta di generare il fuoco per accendere i bracieri a distanza. I ratti si muovono in massa e possono essere allontanati, oltre che con la luce, risolvendo alcuni piccoli enigmi ambientali (tipo facendogli cadere qualcosa addosso) oppure utilizzando altre esche vive o morte come prosciutti e maiali per spostarli da un lato permettendoci di passare. I ratti sono forse l'unico tocco fantasy del gioco ma sono ben realizzati, trasmettendo davvero quel senso di paura e di angoscia durante le nostre sessioni di gioco, ancor più dei soldati che ci danno la caccia. In realtà non è difficile averne ragione anche perché, come vedremo, il gioco quasi mai ci mette seriamente in difficoltà.