Quando abbiamo redatto la nostra anteprima sul gioco a forti tinte roguelike di Firesprite ci siamo soffermati molto sulla difficoltà nella conversione di un titolo nato per un dispositivo molto particolare come Playstation VR ad un gioco che, controller alla mano, si offre invece per tutti i "comuni mortali". Stiamo parlando comunque di dispositivi ancora allo stato embrionale, non ottimizzati per i quali è necessario, ovviamente, che un gioco venga progettato in un determinato modo, un po' come accadeva per il dispositivo Kinect agli albori della vita della Xbox One. Un ritmo diverso, ambientazioni create ad hoc e, infine, un gameplay che comunque si apprezza meglio solo se non si fanno paragoni di sorta rendono le due versioni di gioco così simili ma al contempo così diverse. Nel calderone ci mettiamo anche un alto livello di difficoltà che esalta ancor di più l'appartenenza di The Persistence al genere roguelike, con morti continue e scenari che si generano sempre in modo diverso. Abbiamo ora provato la versione definitiva del gioco e, sia per piccole ottimizzazioni che per la nostra bravura che testimonia come questo genere di titoli richieda un impegno costante, le cose sono andate decisamente meglio.
Ci troviamo nel lontano 2521, a bordo di una nave spaziale dedita alla "solita" opera di colonizzazione di altri lontani pianeti. Diciamo "solita" perché il genere è ormai inflazionato come confermeranno tutti gli appassionati del genere fantascienza che, nei giorni nostri, viene indicato con la parola sci-fi. Un buco nero intralcia il nostro percorso provocando un'avaria della nave con la morte di tutto l'equipaggio, compreso la protagonista, Zimri Eder. A bordo è presente però una stampante di cloni che comincia a generare il nostro avatar innanzitutto e, nel tentativo di riprodurre anche il resto dell'equipaggio, a causa dell'avaria sforna a ripetizione anche terribili mutazioni genetiche dal carattere "leggermente permaloso".
Toccherà al clone di Zimri, sotto la guida di un' I.A. di bordo di nome Serena avventurarsi nei corridoi bui della nave cercando di riparare il guasto per andare via da quel posto. La storiella della stampante di cloni è un ottimo pretesto per giustificare i continui respawn nel gioco, tanto che ogni volta che ci faranno fuori, e avverrà molto spesso, utilizzando il nostro DNA la stampante genererà un altro clone per ricominciare l'avventura. Non ci sarà memoria dell'esperienza precedente, e questo giustifica la rigenerazione dei corridoi della nave che, di volta in volta, ricompariranno in maniera sempre diversa, così come si perderanno tutte le armi acquisite mentre le abilità conquistate rimarranno (fortunatamente) e solo grazie a loro di volta in volta riusciremo a fare un po' di strada in più anche perché durante la nostra esplorazione non esisteranno checkpoint di sorta, ogni morte ci rimanda alla stampante di cloni più recentemente visitata.
Oltre a girare, perdendosi, tra i vari corridoi bisognerà aver ragione dei cattivissimi nemici e raccogliere alcuni item utili per proseguire l'avventura. Le cellule staminali ad esempio verranno estratte dai cattivi eliminati grazie ad un arma che fin dall'inizio portiamo con noi. Lo scopo di questa particolare "valuta" è di acquistare potenziamenti permanenti che riguardano la nostra salute, la materia oscura utile per il supersenso e per i piccoli balzi del teletrasporto, la silenziosità e il danno inflitto agli avversari, tutti parametri fondamentali (nessuno escluso) per la nostra sopravvivenza. Il teletrasporto, attivabile con il tasto A del controller ad esempio ci permette piccoli scostamenti dalla posizione iniziale, utilissima per i nemici che ci caricano a testa bassa ma anche per quelli, come gli ascoltatori, che ci sparano dalla distanza mentre il supersenso ci permette di individuare le posizioni dei mutanti sullo scenario in modo da studiare più freddamente come bypassarli o come affrontarli. Entrambe le abilità utilizzano la materia oscura, indicata da una barra in basso sulla sinistra proprio come per la barra della salute. Muovendoci inoltre troveremo in giro anche fabchip e gettoni erebus un'altra moneta di scambio da utilizzare in dispositivi dedicati alla produzione di armature e armi. Tutti gli oggetti trovati in giro verranno raccolti in automatico, basterà evidenziarli con il cursore centrale. Naturalmente sullo scenario troveremo anche kit medici e documenti vari che approfondiranno la trama di gioco.
Come detto poco più su, siamo davanti ad un gioco nato per un altro dispositivo ben diverso dal controller. La sua natura di survival horror in prima persona fa sì che la maggior parte del tempo la si passi esplorando angusti corridoi e cercando di arrivare alla destinazione richiesta dalla missione, possibilmente con un approccio quanto più stealth possibile. I combattimenti veri e propri si limitano a sporadiche occasioni e si liquidano in pochi istanti, soprattutto se abbiamo l'arma giusta o se sappiamo come affrontare quel determinato avversario. Anche per la scarsità di munizioni l'approccio stealth rimane quello preferibile cercando magari di prendere i nemici alle spalle oppure semplicemente di evitare lo scontro sgattaiolando via per qualche passaggio secondario. Se veniamo avvistati i mutanti ci attaccano senza pietà, seguendoci anche nei condotti di aerazione e, pur mantenendo un buon livello di I.A., prestando però il fianco a dei pattern di attacco che comunque sono sempre uguali a seconda della natura dell'avversario. Questa è l'ennesima prova della natura trial & error di The Persistence: ogni volta che moriamo impariamo sempre qualcosa di nuovo e quindi, malgrado la nuova conformazione scenografica dei corridoi capiamo meglio come comportarci nei confronti dei vari mutanti.
Dicevamo che le munizioni scarseggiano ma non le armi: ce ne sono davvero tante da sbloccare e quasi tutte di comprovata efficacia come il revolver in grado di abbattere i mutanti con un colpo solo ben assestato (i primi almeno, non quelli che si incontrano più avanti) e altre che lasciamo a voi il piacere di scoprire. Importante quindi è capire come affrontare un combattimento: soprattutto gli Ingegneri ci attaccano a testa bassa, basterà quindi alternare una parata grazie a uno scudo temporaneo, che potremo generare col tasto LT, a un colpo con il grilletto di destra RT. Se indovineremo bene il tempo della parata il mutante ci darà le spalle per un attimo e quindi con la pressione del tasto X potremo estrarne il DNA riducendolo all'impotenza. Gli Ascoltatori invece sparano dalla distanza, meglio evitarli se non abbiamo armi idonee, così come più avanti non potremo vincere contro Berserker e Piangenti se la nostra Zimri Eder non sarà stata potenziata a dovere.
Anche se, come già visto in anteprima, la rigenerazione dei corridoi finisce con il somigliarsi di volta in volta a causa della natura stessa degli ambienti, c'è il rischio di girare a vuoto per i vari punti della nave: opzione questa poco consigliabile a meno che non siamo dei "collezionisti nati", dal momento che il pericolo può nascondersi dietro ogni angolo. È molto meglio invece orientarci con la mappa di gioco che, una volta richiamata con il tasto select, ci permetterà anche di marcare l'obiettivo da raggiungere ed evitare così inutili e rischiose perdite di tempo. Una buona mano ci può giungere dalla companion app, configurabile su dispositivi Android e iOS che ci fornirà l'aiuto di altri tre giocatori che potranno guidarci nella nostra esplorazione, avvisarci della presenza di potenziali nemici o anche aprirci determinate porte per farci passare. Di tanto in tanto ci imbatteremo anche in piccoli enigmi ambientali che dovremo risolvere per andare avanti. Inoltre in presenza di mutanti è sempre meglio muoversi lentamente e accovacciati (premendo la levetta di destra R): ovviamente più potenziamo la silenziosità di Zimri e migliori risultati avremo. L'approccio stealth è l'unico possibile a bordo della Persistence, per andare avanti nell'avventura e non incorrere i morti continue e nella necessità di rigiocare gli stessi livelli a oltranza.
Dal punto di vista tecnico il gioco si comporta abbastanza bene: anche se la grafica non fa gridare al miracolo è comunque ben disegnata e funzionale allo scopo così come le animazioni che, durante i nostri test, non hanno dato segni di incertezza. Anzi, chi ha provato la versione VR adesso vedrà significativi miglioramenti tanto nelle texture che nei giochi di luci e ombre. Ben realizzato anche il comparto audio con effetti sonori e ambientali in grado di esaltare l'atmosfera horror del gioco. Riguardo al gameplay invece siamo di fronte a un gioco che poco si adatta al pubblico più "caciarone", alla ricerca di combattimenti spettacolari e di esplorazione dinamica e veloce.
The Persistence è un gioco lento e ragionato, oltre che molto difficile, caratteristiche queste che lo allontanano da altri sci-fi a tinte horror come Dead Space. Ciò non significa che non sia in grado di darci qualche bella soddisfazione. Ogni potenziamento acquisito ci metterà in condizione di superare meglio l'ostacolo che ci ha costretti a ricominciare nella partita precedente, con il risultato di invogliarci a tentare un'altra partita giusto per vedere quanto in là riusciamo a spingerci. È un gioco particolare dalla personalità tutta sua che, malgrado sia pieno di deja-vu e riferimenti procede per la sua strada fortemente influenzata dalla natura roguelike. Chi è dotato di buona pazienza riesce a vedere anche oltre e a cogliere l'essenza di un titolo che, tutto sommato, riesce a fare quello per cui è stato creato: intrattenere.
Modus Operandi:
abbiamo girato per i corridoi della Persistence, nella sua versione definitiva, grazie a un codice fornitoci dagli sviluppatori tramite Renaissance.