Nella storia dell'umanità, Marte he sempre rappresentato la giusta meta di destinazione per un viaggio nello spazio. Più lontano dalla Luna (troppo banale), ma più raggiungibile di altri pianeti fuori portata, l'uomo si è sempre chiesto cosa ci fosse in quel pianeta rosso sangue: proprio per questo gli alieni per antonomasia vengono chiamati Marziani e, per lo stesso motivo, la stessa NASA lo ha classificato come il prossimo obiettivo da raggiungere per l'umanità.
Il gioco proposto dal giovane gruppo It's Anecdotal, giunto su Xbox One dopo l'esordio su Steam di qualche mese or sono, fa leva proprio su questa ambizione ma posiziona l'avventura in un periodo cronologico particolare, quando non c'erano microchip ed elettronica avanzata e quando le macchine erano gigantesche e funzionavano più per meccanica e per miracoli che per altro. Siamo in piena era Vittoriana, subito dopo la rivoluzione industriale e, giusto per farsi un idea, in pieno periodo di attività di Jules Verne. Impossibile non cogliere le analogie con "Viaggio al centro della Terra" o con "Il giro del mondo in 80 giorni", sia per l'indole dei protagonisti, sia per tutta l'atmosfera di gioco perfettamente intercalata in quel contesto narrativo.
Il dialogo che introduce 39 Days to Mars, tra due signorotti inglesi piuttosto eccentrici e annoiati, Albert Wikes e Clarence Baxter, giustifica pienamente quanto detto finora: Marte è il luogo da raggiungere per passare alla gloria, ma non si può partire senza il proprio cilindro, non sarebbe educato. Bisogna quindi sbrigare le ultime formalità di rito prima di salire sulla navicella e lanciarsi verso lo spazio. Lo stile del gioco è alquanto particolare, con la sua grafica in 2D rigorosamente ingiallita e con disegni minimalisti ma comunque ben realizzati in ogni punto. Lanciando il gioco sembra di fare un salto indietro nel tempo e, a parte lo sbigottimento iniziale, una volta presa confidenza con i controlli ci si diverte alla grande.
Una volta partiti, il viaggio nello spazio non sarà una passeggiata dal momento che ci sono tante cosine da sistemare all'interno della HMS Orrore (nome strano per un'astronave) e soprattutto servirà rimpinguare le scorte di carburante con qualche bella escursione nello spazio. Avremo modo anche, una volta fuori casa, di leggere un articolo che dimostra l'interesse dei media per la nostra impresa, giusto per pompare ancor di più l'ego del protagonista.
Ogni schermata del gioco, nasconde al suo interno dei puzzle da risolvere, degli oggetti da trovare e dei congegni da sbloccare per poter proseguire. Va detto innanzitutto che 39 Days to Mars nasce per un'esperienza in co-op (a cooperative adventure è il sottotitolo), in compagnia di un amico, dal momento che tutti i puzzle per poter essere superati necessitato dell'azione coordinata di due persone. Volendo provare la campagna in solitaria comunque al posto del nostro amico Baxter ci ritroviamo un gatto e utilizzeremo il controller per gestire una volta l'uno una volta l'altro personaggio su schermo: Il tasto RT e la leva analogica di destra controlleranno Albert durante i puzzle, mentre il tasto LT e la leva analogica di sinistra ci permetteranno di gestire il gatto. Per rendere l'idea di quanto sia complessa la cosa, in uno dei puzzle iniziali dovremo ricostruire la mappa ridotta in tanti pezzettini. Ebbene, ognuno dei due personaggi potrà spostare i vari tasselli su schermo, ma solo con l'azione combinata di entrambi si riuscirà a ruotare il pezzo nel modo giusto. Lo stesso si può dire per il puzzle con la canna da pesca che ci permetterà di recuperare la chiave per uscire di casa. Albert sposterà la lenza avanti e indietro mentre il gatto gestirà la lunghezza della lenza stessa. Tutti i puzzle sono concepiti in questo modo: va da sè quindi che giocare in co-op renda le cose più semplici, ma molto dipende anche dall'affinità che abbiamo con il nostro partner che deve assecondare i nostri movimenti e non andare per conto proprio. In single player il tutto è sicuramente più difficile ma, una volta presa la mano, si riesce comunque ad andare avanti, fra fallimenti e scatti di nervi vari.
39 Days to Mars metterà a dura prova il funzionamento delle meningi di ogni giocatore. Come ogni avventura difficile che si rispetti, l'aiuto ricevuto dal gioco è veramente scarno se non inesistente. A parte il puzzle iniziale dove ci viene offerta la soluzione dopo un po' di tentativi andati a vuoto, il gioco ci abbandona poi al nostro destino non solo non aiutandoci nelle soluzioni, ma addirittura non spiegandoci neanche il senso dei vari puzzle che ci toccherà affrontare. Alcuni sono intuitivi (non semplici, la semplicità non è di casa in questo gioco), altri sono davvero criptici e, prima di risolverli, ci toccherà capire cosa dobbiamo fare. Va detto comunque che tutti quanti sono abbastanza geniali, ben intercalati nel contesto e ostici al punto giusto. Sotto questo aspetto è tutta l'atmosfera di gioco a regalare soddisfazioni: la grafica ingiallita sicuramente vintage, la colonna sonora rigorosamente al pianoforte che ci accompagna in ogni momento e il doppiaggio (solo in inglese) ottimamente realizzato, ci regalano una bella avventura che sembra per davvero uscire dalla penna di Jules Verne.
Una delle problematiche che interessa il lavoro degli It's Anecdotal riguarda sicuramente il menu iniziale troppo minimalista e soprattutto la mancanza di un vero e proprio tutorial. Per capire come gestire la partita in singolo, ci è toccato guardare i comandi di gioco dal menu, dal momento che non c'è una vera e propria introduzione né tantomeno una guida neanche per il primo puzzle. Se questo orienta il gioco verso gli utenti più navigati, preclude comunque il divertimento ai neofiti del genere. Inoltre non è previsto un modo per evitare di fare errori: ad esempio, durante la nostra partita eravamo usciti di casa senza perdere tempo (come invece va fatto) con gli oggetti presenti all'interno. Ci siamo trovati fuori senza la chiave che è rimasta appesa sull'albero, con il risultato di ritrovarci bloccati senza poter andare ne avanti ne indietro e quindi forzati a resettare tutto e ricominciare la partita daccapo. Questo bug si sposa probabilmente con il crash che abbiamo avuto all'inizio del gioco e che ci ha costretti a disinstallare e reinstallare il tutto. Piccole magagne che comunque possono essere corrette con un aggiornamento.
Il problema maggiore di 39 Days to Mars invece riguarda la scarsa longevità: una volta presa la mano con i controlli e una volta immedesimati nell'avventura, il tutto finisce lasciandoci con l'amaro in bocca. Effettivamente un'ora e mezza di gioco è un po' pochina, anche in relazione al prezzo non proprio bassissimo che ci viene richiesto per portarcelo a casa.
Eccetto queste problematiche però ci troviamo davanti a un piccolo capolavoro del genere puzzle: enigmi complicati, non per tutti, resi ancora più difficili dalla necessità della coordinazione di due movimenti diversi, comunque geniali e intercalati in un'atmosfera spettacolare, tutta da vivere. Speriamo in qualche livello aggiuntivo o in un secondo capitolo, magari più longevo.
Modus Operandi:
Abbiamo testato la difficoltà e il coinvolgimento di questa puzzle game cooperativo, disponibile dal 6 febbraio sulla console Microsoft, grazie ad un codice gentilmente datoci dagli sviluppatori.