Seguito naturale di The Dark Eye: Chains of Satinav, il nuovo capitolo della saga proposta dai ragazzi tedeschi di Daedalic Entertainment ci mette nuovamente nei panni di Geron, il ragazzo tanto vessato a causa di una maledizione scagliatagli addosso da un veggente. Lo abbiamo aiutato nella sua prima avventura quando c'era Andergast da liberare da una strana infestazione di corvi, abbiamo goduto del suo splendido rapporto con la compagna Nuri e soprattutto ci siamo scervellati nel tentativo di risolvere gli enigmi non sempre intuitivi previsti dagli sviluppatori in un'ambientazione fantasy chiaramente ispirata al gioco da tavolo uscito alla fine degli anni '80 dal titolo "Uno sguardo nel buio". Malgrado la nuova avventura inizi chiaramente dove finisce la prima (mai definizione di sequel fu più azzeccata), cercheremo di evitare fastidiosi spoiler per chi non ha ancora completato Chains of Satinav, fermo restando un concetto fondamentale: i due giochi sono strettamente connessi tra loro e non si può godere appieno di Memoria se non si è giocato (e completato) il primo episodio.
Alla fine del primo capitolo abbiamo assistito alla metamorfosi di Nuri, con la povera fata tramutata in corvo. Adesso tocca a Geron intervenire per mettere le cose a posto (e quando mai) risolvendo la situazione prima che la trasformazione della compagna diventi definitiva. Il gioco inizia direttamente con un piccolo prologo che ci vede al cospetto di un mago che, in cambio del giusto prezzo, potrà consigliarci sulla strada da seguire. Prima di poter parlare con lui dovremo risolvere un piccolo enigma propostoci da sua figlia, cercando di fare entrare una piccola struttura in legno in una bottiglia senza rompere entrambi gli oggetti. Dovremo quindi usare le nostre doti magiche (in continua evoluzione) sugli oggetti così come avevamo ormai imparato a fare durante la prima avventura. In questo modo ci presenteremo davanti al mago che ci prospetterà un compito davvero arduo: tornare indietro nel tempo (addirittura di 450 anni) e collaborare con Sadja, principessa dell'antico popolo di Fasar.
Il nuovo personaggio, che controlleremo in diverse locazioni durante il gioco, si rivela subito interessante: con un atteggiamento del tutto diverso dall'impacciato Geron, la nuova eroina presenta movenze da vera avventuriera tanto da ricordarci Lara Croft in più di un'occasione, anche se parliamo di un gioco che di action ha molto poco concentrando tutta la sua essenza nella risoluzione degli enigmi. Scopo del prologo è naturalmente quello di farci prendere confidenza anche con il sistema di controllo, soprattutto con la pressione della levetta analogica destra che ci evidenzierà tutti i punti di interesse presenti sullo schermo.
L'impressione, trascorrendo qualche ora nelle lande di Memoria, è che questa volta ci si trovi di fronte a una storia più strutturata. Il susseguirsi dei vari eventi risulta infatti più coinvolgente, beneficiando anche di una miglior caratterizzazione di tutti i personaggi, compresi quelli secondari, così come avevamo visto nel primo capitolo ma limitatamente al rapporto tra Geron e Nuri. Questo avviene grazie a un indovinato dualismo tra i due protagonisti principali che vedranno le loro azioni ripercuotersi inevitabilmente sull'altro, meccanismo questo che risulterà fondamentale soprattutto per la risoluzione di alcuni enigmi come quando le azioni di Sadja permetteranno di sbloccare il percorso a Geron e viceversa. Il tentativo, ben riuscito, degli sviluppatori nel contrastare l'eccessiva linearità vista nel primo episodio passa quindi attraverso l'alternanza dei due protagonisti.
Accedendo al consueto inventario attraverso la crocetta direzionale (verso l'alto per la modalità veloce, verso il basso per la modalità completa) potremo selezionare gli oggetti, combinarli tra di loro montandoli e smontandoli oppure semplicemente scartandoli. Il tutto naturalmente passa attraverso un più ampio ventaglio di magie, da sbloccare pian piano, che ci offriranno una maggiore interazione con gli oggetti su schermo, permettendoci ad esempio di tramutare piante in pietre per recuperare oggetti utili per la missione, risvegliare dei golem e molto altro che lasciamo a voi il piacere di scoprire. Non mancheranno i tanti dialoghi, a risposta multipla come nel primo episodio che ci sveleranno spesso e volentieri indizi utili per la risoluzione di alcuni puzzle, così come non mancheranno purtroppo sezioni dove ci troveremo a provare un po' a caso le varie combinazioni nel tentativo di imbroccare la strada giusta.
Il problema fondamentale, a nostro avviso, in grado di tagliare fuori parecchi videogiocatori, è la mancata localizzazione in italiano: gli stessi sottotitoli sono presenti in inglese, francese, tedesco, spagnolo, polacco e russo, ma non nella nostra amata lingua. Naturalmente in un'avventura di questo tipo che punta parecchio sulla narrazione e sui dialoghi questa è una limitazione non da poco. È inconcepibile come un gioco uscito più di sette anni fa e proposto adesso per le console next-gen si sia incartato proprio sulla localizzazione: di conseguenza The Dark Eye: Memoria si presenta come una bella avventura ma solo a patto di conoscere (e abbastanza bene) almeno una delle lingue sopra citate altrimenti si corre il rischio di perdersi diversi passaggi della trama di gioco e di conseguenza di bloccarsi in alcuni dei suoi puzzle che diventano improvvisamente irrisolvibili.
Dal punto di vista tecnico sono presenti anche in questo secondo capitolo i bellissimi fondali già ammirati in Chains of Satinav, rigorosamente dipinti a mano e stracolmi di dettagli e di bei giochi luci/ombre: fondali che non sfigurano anche nelle TV attuali pur presentando texture ben implementate, ma che di certo non fanno gridare al miracolo. In linea di massima, dal punto di vista grafico il gioco è bello da vedere. A far scendere la valutazione complessiva le solite animazioni, già problematiche nel primo episodio, ancora legnose e spesso in netto contrasto con il resto della produzione. La sensazione è, ancora una volta, che il titolo originale sia stato sottoposto a un semplice porting senza nessuna ottimizzazione, altrimenti non si spiegherebbe come nel 2021 si possano vedere ancora animazioni così inadeguate. Gli enigmi sono, come al solito, intelligenti e coerenti con lo sviluppo della trama richiedendo un certo impegno da parte dei giocatori e spostando l'indirizzo del tutto verso utenti abbastanza avvezzi alle avventure punta e clicca più ostiche rispetto a quelle attuali e quindi rispettose dei canoni di difficoltà databili a qualche tempo fa.
I giocatori moderni, abituati alla pappa più pronta, potrebbero trovarsi comunque in difficoltà. Se però si vuole insistere su Memoria, l'esperienza è anche in grado di regalare diverse soddisfazioni per tutta la durata dell'avventura quantificabile in circa 8-9 ore di gioco, tutto sommato un tempo onesto per un'avventura di questo tipo. Se amate questo genere di giochi e non avete problemi con almeno una delle lingue supportate allora potreste anche dargli una possibilità, fermo restando il nostro precedente consiglio di giocare prima il precedente capitolo per godervi appieno anche questo sequel.
Modus Operandi:
abbiamo aiutato di nuovo Geron e la nuova protagonista in questa nuova avventura della serie The Dark Eye, grazie a un codice fornitoci dagli sviluppatori tramite Press Engine.