Correva l'anno 2005 quando il trio Takayuki Ebihara, Takumi Naramura e Houryu Samejima, uniti come team GR3 Project, pubblicò per la prima volta La-Mulana: un gioco pensato per essere un tributo all'intera produzione dell'epoca 8-16 bit, con particolare occhio per i titoli che all'epoca han fatto grande Konami come Castlevania, Metroid, The Maze of Galious e tanti altri. Nei panni dell'atletico archeologo Lameza Kosugi – uno stereotipatissimo Indiana Jones con tanto di cappello e frusta – il gioco ci mandava ad esplorare le rovine della misteriosa città La-Mulana (nient'altro che un anagramma di Naramura, con le solite licenze di pronuncia nella traduzione letterale dalla lingua del sol levante) alla ricerca del padre disperso. Si trattava di un platform-puzzle-arcade [o, se preferite, “Metroidvania”] in cui, come appunto capitava nelle produzioni di riferimento o su tanti titoli per C-64, gli enigmi da risolvere si intersecavano con salti tra piattaforme e nemici da evitare o abbattere, raccogliendo indizi o oggetti speciali nel tentativo di sbloccare le varie sezioni del massiccio dungeon; il tutto con una mortalità punitiva da far invidia ai più recenti Soulslike.
Negli anni successivi il gioco ha avuto in madrepatria un successo travolgente, tanto che si sono moltiplicate le conversioni e le traduzioni, compreso un Remake che ha raffinato considerevolmente la grafica – mantenendo però un inconfondibile stile da Pixel-Art – fino ad una versione EX approdata su PlayStation Vita nel 2015. Ormai i tempi erano maturi per un sequel: ed ecco che Nigoro – attuale nome del team di sviluppo – lancia su Kickstarter il progetto La-Mulana 2 che vedrà poi la luce nel 2018. Stavolta il personaggio principale non è più Lemeza ma sua figlia Lumisa che indossa sopra la folta chioma bionda lo stesso cappello del padre e stringe la medesima frusta, intenzionata ancora una volta a far luce sui misteri delle rovine di La-Mulana dove, a distanza da 15 anni dall'avventura precedente, sono ricomparsi mostri ed enigmi. Arriviamo così ai giorni nostri ed al lancio su PS4 dei due giochi, sia singolarmente sullo store digitale, sia in formato fisico nella Hidden Treasures Edition, quest'ultima arricchita da una corposa dotazione di extra quali soundtrack, artbook, puzzle e altro ancora.
I due giochi, pur presentando qualche differenza, condividono in generale il medesimo sistema: muoverete Lemeza o Lumisa con lo stick analogico sinistro o la croce direzionale e avrete a disposizione quattro tasti azioni assegnati a salto, arma primaria [inizialmente la frusta], arma secondaria e item equipaggiati mediante l'apposito menù. Molti degli oggetti disponibili nel gioco sono comuni tra i due personaggi, soprattutto nelle fasi iniziali: è molto probabile, ad esempio, che la prima arma secondaria che utilizzerete siano gli Shuriken, oppure potrete comprare dal negozio fuori dalle rovine uno scudo Buckler che vi protegga da un singolo attacco o una pistola con grande potenza di fuoco ma munizioni assai limitate (e costose). Soprattutto si riveleranno utilissimi, se non indispensabili, l'item necessario per esaminare le tavolette o gli scheletri che troverete in giro, nonché il traduttore di rune per il tablet dei protagonisti: senza, infatti, vi perdereste suggerimenti, indizi, mappe e altri elementi cruciali.
Un'altra meccanica centrale nel sistema di entrambi i giochi è la presenza di interruttori da attivare mediante la spesa di un “peso”, ossia un pezzo di legno: questi ultimi potranno essere ottenuti casualmente abbattendo determinati nemici e rompendo vasi oppure, in ultima analisi, acquistati presso il già citato negozio; ad ogni modo sarà importante assicurarsi di averne sempre una certa scorta con sé se si vuole evitare di mangiarsi le mani davanti ad un enigma altrimenti insolubile o ad una cassa irrimediabilmente chiusa. Anche i combattimenti, come anticipato, rivestiranno un ruolo centrale nell'esperienza di gioco: nemici di vario tipo – dai pipistrelli dalle traiettorie semi-casuali agli scheletri erranti, fantasmi, demoni e così via – infesteranno le rovine, tra l'altro ricomparendo al proprio posto quando rientrerete in una zona precedentemente attraversata; non mancheranno, naturalmente, i boss. Ad ogni colpo subito si perde energia, e quando questa arriva a 0 c'è il Game-Over – semplice e brutale.
Per ripristinare l'energia avete due soli metodi: il primo è quello di raccogliere abbastanza sfere verdi di “esperienza” da riempire un indicatore pari alla vostra salute massima, il secondo è quello di fare una capatina alle sorgenti termali situate all'inizio delle rovine per ritemprarvi con un bagno caldo. A questo proposito, vi auguriamo di trovare il prima possibile il Santo Graal: un oggetto a dir poco fondamentale che permetterà ai protagonisti di teletrasportarsi presso apposite tavolette che fungono tra l'altro da savepoint. Il Graal è anche indispensabile per risolvere situazioni altrimenti senza uscita: alcuni enigmi e passaggi (o trabocchetti) spediranno i protagonisti in zone da cui non è possibile uscire se non col teletrasporto – l'alternativa è perdere i progressi ricaricando l'ultimo savegame.