Con la celebre citazione della frase pronunciata dall'investigatore più famoso al mondo e tratta da "Il mastino dei Baskerville" apriamo la nostra analisi sul lavoro di Frogwares: industria ucraina che, pur con mille difficoltà dovute alla guerra che devasta il loro territorio, non ha mai smesso di impegnarsi per ciò in cui crede: la produzione di videogames, grazie anche a una campagna kickstarter fortunatamente fruttuosa. Sherlock Holmes The Awakened si presenta fondamentalmente come un remake del titolo uscito ormai nel lontano 2006 e poi rimasterizzato nel 2008.
In realtà il legame è molto più forte con Sherlock Holmes Chapter One uscito nel 2021, con il quale condivide l'età dei protagonisti, un giovane Sherlock coadiuvato da un altrettanto giovane Watson, e una serie di citazioni e riferimenti presenti nella nuova avventura, anche se i collegamenti nella narrazione sono pochi e ben mirati, a tutto appannaggio di chi vuole giocare questo nuovo episodio pur non essendosi mai cimentato sul precedente. Ad ogni modo, come vedremo nella nostra analisi, The Awakened è un gioco che si "stacca" da tutti i suoi predecessori, sia per scelte narrative che di gameplay.
Il giovane Sherlock è sicuramente il protagonista più adatto per le avventure narrate in The Awakened, rispetto a un personaggio più maturo presente nella prima edizione del gioco. D'altronde, chi conosce gli scritti di Arthur Conan Doyle ha già chiaro il profilo di un investigatore estremamente deduttivo e geniale ma al contempo tormentato da fissazioni tendenti alle stereotipie e soprattutto da tormenti interiori. Tutto questo fa oscillare l'avventura tra le atmosfere nebbiose e piovose di una Londra di qualche tempo fa, cronologicamente parlando siamo nel 1894, descritte sapientemente da Doyle e le atmosfere thriller/horror di Howard Philips Lovecraft. Durante l'evolversi degli eventi, più volte compariranno sequenze oniriche dal forte impatto sul protagonista che fanno sperare in qualche deviazione paranormale della trama anche se, purtroppo, si tratta di piccole esperienze che, alla fine dei conti, non culminano mai in ciò che ci si aspetterebbe di vedere. Nel mezzo c'è il solito "Sherlock" a cui basta la mancata consegna di un quotidiano per iniziare un processo mentale talmente farraginoso da risultare quasi incomprensibile al videogiocatore ma comunque condito di sospetti, complotti, deduzioni che riusciranno comunque a scatenare una serie di eventi in grado di scoperchiare il vaso di Pandora.
Dopo l'assenza in Chapter One, in questo nuovo episodio su Sherlock Holmes ritorna il fido collaboratore John Watson, un medico più orientato alla scrittura che alla cura dei pazienti e, fondamentalmente, l'unico in grado di relazionarsi con un amico così "difficile". Watson è, per forza di cose, più orientato verso la scienza e l'evidenza e quindi più incline alle spiegazioni razionali rispetto ai voli pindarici dell'amico Sherlock. Tanto che, fin dall'inizio, prova a dare tante spiegazioni plausibili per la mancata consegna di un quotidiano, salvo poi arrendersi all'insistenza dell'amico. Watson è accomodante ma non servizievole e segue Sherlock in tutta l'avventura cercando sempre di fare da contrappeso all'equilibrio instabile della personalità dell'altro. Lo si capisce dai dialoghi, dalle battute, dal continuo "battibeccarsi" tra i due che lascia trasparire un legame molto forte, anche più di quanto viene evidenziato dalla narrazione del gioco: sotto questo aspetto la sensazione è che ci sarebbe potuti spingere un po' oltre, enfatizzando ancora di più il legame tra due personaggi così diversi e al contempo complementari. Naturalmente stiamo parlando di un gioco investigativo che fa della riflessione il suo punto di forza, senza tuttavia risultare mai noioso grazie a una trama che, pur non decollando mai più di tanto, ci intrattiene per tutti gli otto capitoli necessari per la conclusione della storia.
La nostra scelta di non divulgare più di tanto sulla trama di gioco è stata intrapresa, ovviamente, per evitare fastidiosi spoiler, sempre dietro l'angolo in un'avventura di questo tipo. In ogni scenario dovremo esaminare alcuni oggetti di interesse, evidenziabili con il tasto LB del controller (perfettamente implementato quello di Xbox One) utili per mettere in modo la materia grigia di Sherlock che comincerà ad avanzare deduzioni sull'accaduto. Gli indizi raccolti ci serviranno anche per dialogare con le varie persone e per cercare di fare i giusti collegamenti con lo scopo di giungere alle conclusioni. Nel momento in cui avremo abbastanza "materiale" ci sposteremo nel Palazzo Mentale di Sherlock dove dovremo connettere i vari indizi tra loro nel modo migliore e soprattutto nell'unico modo possibile. Infatti la soluzione che ci permetterà di proseguire nella storia è sempre e solo una a testimonianza di una certa linearità di tutta l'avventura che, pur permettendoci una certa libertà di movimento, è ben lontana dall'open world presente nel primo capitolo. Per fortuna, aggiungiamo, dato che quella scelta fu bersagliata da critica e videogiocatori per l'eccessiva dispersività riversata nella storia. Altrettanto importante è l'osservazione visiva dei sospettati che mira alla realizzazione di un vero e proprio profilo del nostro interlocutore e, successivamente, ai collegamenti del suo coinvolgimento con l'intero scenario e con il fulcro della nostra indagine.
Il gameplay del gioco è abbastanza intuitivo anche se sarebbero stati graditi tutorial più incisivi. Qualche difficoltà potrebbe insorgere, comunque, solo nelle fasi iniziali, giusto il tempo di capire le meccaniche cerebro-deduttive di Sherlock e il metodo di collegamento degli indizi. Dopo le prime partite però tutto fila liscio come l'olio, suffragato anche da una curva di difficoltà tutto sommato agevole e dall'impossibilità di poter sbagliare nelle nostre deduzioni. Nel mezzo alcuni minigiochi e qualche enigma "soprannaturale" che sicuramente non guasta mai e contribuisce ad apportare un certo grado di varietà al gioco. In The Awakened, come dicevamo, è la storia il vero punto di forza e anche se non parliamo di chissà quale capolavoro di scrittura, l'intrattenimento nei confronti del videogiocatore è sicuramente di buona qualità. Complici naturalmente tutti i collegamenti della trama che risultano plausibili, ben scritti e sicuramente interessanti.
La scelta di limitare la libertà di esplorazione ad aree più ridotte rispetto a Chapter One è particolarmente azzeccata perché si riesce a non spezzare il ritmo della storia grazie a una maggior concentrazione dei punti di interesse. Ci sono anche delle brevi e intervallate missioni secondarie che, pur aggiungendo un pizzico di varietà al tutto, non riescono mai a incidere più di tanto nella storia. Molto interessante anche lo spostamento dell'avventura in altre località diverse da Londra, come New Orleans e la Svizzera, ottimi per intervallare l'umida atmosfera londinese con posti più affollati e per far interagire il nostro Sherlock con diversi altri tipi di follia (non diremo altro neanche sotto tortura... -NdR).
Dal punto di vista tecnico era lecito attendersi una totale evoluzione di tutto il comparto grafico, visti anche i diversi anni trascorsi dall'edizione originale del gioco. L'Unreal Engine fa il suo dovere anche se alcune texture tradiscono il risicato budget a disposizione degli sviluppatori. In linea di massima però il comparto grafico è piacevole, ben implementato e non ha manifestato incertezze di alcun tipo durante i nostri test, se si eccettua qualche piccolo e sporadico glitch, così come anche il framerate tutto sommato si è rivelato abbastanza stabile. Buono il comparto sonoro, adatto all'accompagnamento di una storia così particolare senza tuttavia eccellere più di tanto. Il gameplay poi è abbastanza facile e intuitivo con l'elaborazione di indizi e relative scelte nel palazzo mentale già agevoli dopo le primissime partite.
Non stiamo parlando di un capolavoro del genere investigativo-avventura, sia chiaro, né tantomento di un gioco da tripla A però a difesa degli sviluppatori ci sono davvero tanti elementi principalmente nello sviluppo travagliato portato avanti malgrado i continui bombardamenti di una guerra che è durata anche troppo e che, tuttavia, non è riuscita a fermarli. Di questo, naturalmente, non si può non tenere conto. Da un punto di vista obiettivo però Sherlock Holmes The Awakened è un gioco che riesce nel suo obiettivo principale: intrattenere. E lo fa grazie a una narrazione che vi invoglia sempre a proseguire per vedere cosa c'è dopo, al fascino del protagonista e alla buona resa delle ambientazioni di gioco. Muoversi nella piovosa Londra di fine '800 infatti ha sempre il suo fascino e, dal punto di vista investigativo, tutti i personaggi lasciano trapelare qualcosa di importante da scoprire. Da consigliare a tutti gli appassionati delle avventure di Sherlock Holmes e a chi ama questo genere di giochi centrati sull'investigazione.
Modus Operandi:
abbiamo seguito Sherlock e Watson nella loro avventura grazie a un codice Steam fornitoci da WireTap Media.