Come già accennato nella nostra Anteprima durante la prova concessa da Rare un mese fa, il genere videoludico al quale appartiene Sea of Thieves appare subito chiaro e al contempo difficile da definire. Ci troviamo per le mani un prodotto che si ispira a diversi generi videoludici senza tuttavia identificarsi in nessuno di essi: ci sono richiami al gameplay di Destiny senza le componenti ruolistiche del caso, accenni di The Division per la gestione anarchica delle missioni ma senza la varietà del titolo Ubisoft e potremmo continuare per ore con riferimenti e citazioni di altri giochi più o meno importanti senza giungere a una definizione esaustiva del prodotto Rare. Questo non è necessariamente un male dal momento che Sea of Thieves dispone di un'identità propria appartenente a lui soltanto. La componente fondamentale del gioco è comunque la simulazione di uno stile di vita, quello dei pirati. Come già detto in sede di anteprima (e ci sentiamo di confermarlo appieno nella versione finale), il gioco ci mette nei panni di chi vuole intraprendere la carriera più pericolosa disponibile a quel tempo: vivere di sotterfugi, inganni, continue razzie e soprattutto scegliere uno stile esistenziale che ci pone sempre sul filo del rasoio, costretti a confrontarci con altri personaggi privi di scrupoli proprio come noi.
La cattiveria dei pirati abbiamo imparato a conoscerla attraverso la letteratura, a volte anche troppo bonaria nei loro confronti, basti pensare alla saga cinematografica sui Pirati dei Caraibi edita da Walt Disney oppure all'Isola del Tesoro di Stevenson. I pirati invece, storicamente parlando erano cattivi, votati alla pura anarchia e da bollare come fra gli uomini più inaffidabili della storia. In questo plot narrativo si concentra tutto il gioco con la continua necessità di dover collaborare con altri (guidare una grossa nave da soli è praticamente impossibile) nella speranza di potersi fidare di chi può tirarci un colpo gobbo da un momento all'altro. Questa stessa problematica riguarda naturalmente l'interazione con altri gruppi di giocatori umani che incontriamo durante il gioco: apparentemente amichevoli in un primo momento potranno depredarci alla prima occasione disponibile lasciandoci letteralmente in mutande, attenzione e circospezione, dunque devono essere il nostro pane quotidiano.
La vita piratesca dicevamo, nuda e cruda: niente poteri da supereroi e niente facilitazioni di alcun tipo, tutto è perfettamente simulativo, dalle risorse che dovremo procurarci in giro ai precari mezzi necessari per la navigazione, quando avremo a disposizione solo una bussola, le stelle e naturalmente il mare. La vera abilità del gioco risiede quindi nella nostra capacità di adattamento e nello spirito di osservazione, unica vera e propria arma in grado di metterci un passo davanti agli altri.
Chi, come noi, si aspettava l'introduzione di un vero tutorial di gioco (ne avevamo annunciato la mancanza in sede di anteprima) rimarrà deluso. Ora il gioco è localizzato in italiano almeno per quanto riguarda i sottotitoli, ma ben poco ci viene detto non appena premiamo il pulsante di start. La mancanza di una storia vera e propria si sposa comunque bene con lo stile del gioco che ci vedrà vivere la nostra avventura alla continua ricerca di come procurarci le risorse per arrivare al giorno dopo, senza missioni di vendetta o di conquista che si discostino più di tanto dall'esigenza di depredare tesori disseminati in giro o in possesso ad altre squadre. La scelta iniziale prevede quindi il battello che possiamo guidare partendo dai semplici sloop gestibili da 1 o 2 persone fino ai galeoni che richiedono equipaggi di 3-4 elementi. Di conseguenza tutto si basa sull'interazione con altri soggetti umani da trovare grazie a un efficace matchmaking oppure da ripescare in gruppi di amici fidati dei quali far parte. Questa caratteristica risulta fondamentale soprattutto per l'affiatamento e la conoscenza l'uno dell'altro necessari per gestire la guida delle navi: una corretta suddivisione dei compiti (timone, vela, cannoni e così via) ci permetterà di meglio navigare e di poter fronteggiare le ostilità che si presenteranno man mano, mentre un gruppo disomogeneo e soprattutto mal organizzato sarà naturalmente ben più vulnerabile ai tanti pericoli che infestavano i mari di quel tempo.
Fin da subito si denota comunque la mancanza di personalizzazioni - a partire dalla possibilità ad esempio di poter dare un nome alla propria nave - che, sicuramente avrebbero accresciuto il valore intrinseco del titolo e lo stesso, come vedremo anche più avanti, riguarda anche altri elementi presenti sulla scena. Necessario quindi procurarsi le risorse necessarie per poter proseguire: spazio quindi alle banane utili per ripristinare il nostro livello di energia, le assi necessarie per riparare le navi quando danneggiate e naturalmente le palle di cannone che potremo utilizzare per attaccare o difenderci, tutta roba da raccogliere in giro per i vari avamposti e da conservare poi nella nostra stiva. Altri oggetti importanti sono già disponibili nella nostra ghiera-inventario (come ad esempio il secchio utile per liberare la stiva dall'acqua). Fin dall'inizio però nessuno ci dice cosa dobbiamo fare, al punto da rendersi necessaria l'individuazione sulla mappa di un segnale proiettato al cielo di un tritone (lo stesso compare quando ci perdiamo o quando affondiamo) in grado di indicarci la posizione della nave per iniziare a giocare. Simulazione va bene, ma una guida maggiore soprattutto nei primi momenti per aiutarci a capire cosa fare non avrebbe di certo guastato. Gli stessi comandi di gioco il più delle volte li scopriamo da soli smanettando con il controller, ma nessuno ci dirà alcunché sulla corretta assegnazione dei pulsanti, come nel caso delle crocette direzionali che permettono chat veloci e altre amenità come ballare, rotolarsi sul pavimento e così via.
A parte navigare per gli splendidi mari del gioco la nostra storia ci conduce alla ricerca di tesori nascosti o, il più delle volte, a cercare di sfruttare il lavoro degli altri depredandoli per impadronirci delle loro risorse. Di conseguenza Sea of Thieves si pone nel genere di un PvP anarchico dove saremo noi contro altri e solo di rado affronteremo avversari manovrati dal computer. Del resto il gioco Rare nasce per l'intrattenimento online e di questo si deve tenere conto quando si decide di portarlo a casa nostra. La mancanza di poteri speciali, come dicevamo prima, si interseca con una crescita lenta del personaggio che, scalando di livello man mano che si gioca, migliorerà come reputazione ma scarsamente come abilità nei confronti degli altri giocatori. Ne vengono fuori degli scontri quasi sempre alla pari dove l'unica differenza (fondamentale) sarà dettata dalla capacità strategica di ognuno nello sfruttare punti deboli e distrazioni degli avversari. Ad esempio depredare un galeone nemico mentre i suoi occupanti sono impegnati a razziare sulla terraferma può essere utile e agevole ma, teniamo presente, lo stesso può succedere anche a noi. La ricerca dei tesori è comunque tutt'altro che semplice: una volta individuato sulla mappa il punto di un tesoro sepolto, sempre che non sia necessario sbrogliare alcuni indovinelli per venirne a capo, dovremo portarci sul posto, poi sbarcare e cercarlo sulla terraferma usufruendo della nostra mera capacità di orientamento confidando solo su una bussola e sulla nostra capacità di individuare il punto giusto. Lo stesso si può dire per i cannoni apparentemente semplici da utilizzare ma in realtà difficili da puntare efficacemente anche perché la nostra nave, naturalmente, continua a ballare sulle onde mentre prendiamo la mira. Non poteva mancare il rum naturalmente, in grado di tirarci su il morale e, ovviamente di ubriacarci costringendoci a vomitare a ripetizione sul ponte della nave. Durante i nostri test, questo effetto ottimamente reso da un punto di vista tecnico, ci ha procurato davvero il mal di mare a testimonianza del buon lavoro fatto dagli sviluppatori dal punto di vista simulativo.
Il mare è il nostro migliore amico, ma può essere uno degli avversari più temibili da sconfiggere. A volte piatto e pacato, altre volte agitato con onde in grado di metterci in seria difficoltà, tutto è reso in un modo stupendo. Saper gestire la nave per superare una tempesta senza subire danni è un qualcosa che regala ben più di una soddisfazione. Sfruttare i flutti per nascondersi alla vista degli avversari, suddividersi i compiti per superare le fasi più concitate con la nave che balla in modo assolutamente realistico esalta il lavoro degli sviluppatori, al punto da limitare le nostre escursioni sulla terraferma al minimo indispensabile perché, si sa, i pirati vivono sul mare e per il mare. A tutto questo va aggiunta la bellezza dei paesaggi, l'alternarsi del ciclo giorno notte e dei fenomeni atmosferici, i bellissimi tramonti da godere esclusivamente dalla torretta più alta del nostro vascello e tutto il contorno che riguarda la navigazione. In più abbiamo naturalmente la gestione della nave stessa, spesso difficile da padroneggiare, con la lentezza di virata e di frenata, con i problemi di visibilità (non ci sono radar e aggeggi tecnologici di alcun tipo) al punto da darci fastidio la nostra stessa vela mentre siamo al timone. Tutto questo ci creerà non poche difficoltà nei primi momenti di gioco, salvo poi migliorare le nostre abilità con un pochino di esperienza e, come dicevamo prima, con una corretta suddivisione dei compiti.
Sistema operativo: Windows 10 64 bit - DirectX Versione 11 - RAM: 4 GB - CPU: Intel Q9450 @ 2.6GHz o AMD Phenom II X6 @ 3.3 GHz - Scheda Video: Nvidia GeForce GTX 650 o AMD Radeon 7750 - HD: circa 19 GB. Grazie a Xbox Play Anywhere, acquistando il gioco per la versione PC oppure per Xbox One lo si può installare in entrambe le piattaforme e giocare anche in due, naturalmente con profili diversi.