Nelle profondità del Limbo, un individuo mascherato si risveglia: non ha alcuna memoria, o se ne ha non lo rivela in quanto sembra non essere in grado di parlare. Ma quasi subito viene accolto e “adottato” da un ciarliero esserino tutt'ossa di nome Y'aak. Y'aak battezza l'individuo “Wanderer” [=Vagabondo] e lo introduce al mondo decaduto di Hypnos, dove una volta regnava un potente Sovrano eletto dagli Dei, di cui però adesso si è persa ogni traccia. Il Wanderer inizierà così i propri vagabondaggi in questo strano mondo, in bilico tra il sogno e l'incubo, tra il reale e l'artificiale, tra la vita e la morte.
Shattered – Tale of the Forgotten King [da ora in poi solo Shattered, N.d.A.] è l'opera prima del team francese Redlock Studios, pubblicata inizialmente su PC nel 2021 grazie ai fondi di una campagna crowdfunding ed ora approdata anche su console grazie a Forthright. Si tratta, come vedremo più specificamente nel corso dell'articolo, di un gioco dalle molteplici ispirazioni la cui più evidente è sicuramente la serie Souls di From Software: siamo dunque al cospetto di un Action RPG con una forte componente esplorativa accompagnata da una narrazione spesso frammentaria e confusa. Ma, come sempre, andiamo con ordine.
Il set principale dei comandi è, in generale, piuttosto classico: muoveremo il Wanderer con lo stick analogico sinistro e ruoteremo l'inquadratura tramite il destro, sebbene in alcune zone questa diventi fissa trasformando il gioco in una sorta di Platform 2D. L3 permette di scattare mentre R3 permetterà di focalizzarsi su un nemico, modificando il movimento da “libero” a “ingaggiato”. I due principali tasti d'attacco sono R1 ed R2, rispettivamente per il colpo leggero e quello pesante (anche caricato) con l'arma equipaggiata, mentre la parata – presente su L1 – sarà di tipo “a impatto”; tutte le mosse succitate consumano la barra della Stamina, che naturalmente richiederà alcuni secondi per ricaricarsi. L2 permette di utilizzare il potere speciale selezionato, ovviamente dietro la spesa di una certa dose di “Ether”. Croce è il tasto deputato al Salto, che può essere anche “doppio”, mentre Cerchio permette di effettuare una capriola o uno scatto laterale, anche a mezz'aria; Triangolo permette di utilizzare l'Item selezionato e Quadrato, infine, di interagire con l'ambiente circostante. Arma, Potere e Oggetto equipaggiati potranno essere scelti dall'inventario o fatti “ruotare” nel menù di scelta rapida tramite le frecce direzionali.
Sin dalle prime fasi il sistema rivela in parte le sue pecche: i comandi sono “nervosi”, la fisica del modello e delle animazioni un po' imprecisa, il timing degli attacchi non chiarissimo, la risposta dei salti e degli scatti non brillante quanto vorremmo. La parata a impatto, inoltre, offre una finestra veramente ristretta, sebbene a volte annulli l'effetto del colpo pur senza che ci sia una hitbox evidente. Nelle sessioni di finto Platform 2D occorre inoltre fare attenzione alla profondità ed all'inerzia dei salti, la quale non è esattamente la stessa di “atleti specialisti” come Mario e Sonic...
Le prime fasi del gioco vedranno il Wanderer impegnato nell'attraversare il Limbo, un mondo che ricorda non poco nello stile l'omonimo gioco di Playdead o i film in stop-motion di Tim Burton, soprattutto per l'abbondante utilizzo del bianco e del nero, ma anche ambientazioni fantascientifiche come per esempio il mondo di TRON o alcuni elementi della saga di NieR, a dimostrazione che ciò che stiamo esplorando non è esattamente un mondo “naturale”. Questa prima parte, sebbene fornisca diversi bivi ed aree secondarie o segrete (tra cui un boss), segue sostanzialmente una struttura lineare: le cose cambiano drasticamente quando si arriva “all'esterno”, ossia al vero e proprio Hypnos, un enorme ambiente in stile open-world che però è per molte aree spoglio e disabitato, tanto da ricordare un po' Shadow of the Colossus o le grandi pianure di Final Fantasy X e XIII. Anche titoli come Hollow Knight o Journey sono evidenti fonti di ispirazione, soprattutto per lo stile dei personaggi, con in più le grandi mani che sono un po' la firma dello stile fumettista francese.