Uscito su PC nella seconda metà di ottobre dello scorso anno, e con la versione console rinviata di due mesi, finalmente Moons of Madness è giunto su PlayStation 4 e Xbox One pronto a farci entrare in un incubo marziano che va a confondere la realtà con visioni inquietanti toccando i meandri della pazzia. L'ingegnere capo Shane Newehart, il nostro alter ego, è giunto su Marte per unirsi ad una missione per la costruzione di un avamposto chiamato Trailblazer Alpha. Quello che sarebbe stata un semplice lavoro muterà in un incubo senza fine, fino a toccare quel flebile filo che separa la realtà dal sogno... un sogno a tinte horror.
Ci sveglieremo di soprassalto dopo un sogno ben poco piacevole, prima d'intraprendere alcune missioni di controllo e di riparazione di due basi, poste ad una certa distanza tra loro, che vanno a costituire il gameplay di quest'avventura narrativa in prima persona con lo scopo di risolvere alcuni enigmi ed eseguire precise azioni per proseguire. Ciò non significa che non si potrà morire (anzi...), ma il fulcro dell'esperienza sarà la narrazione.
Se avete dato un'occhiata alle nostre news e ai filmati pubblicati in questi mesi, vi sarete accorti che in quest'avventura horror di stampo fantascientifico avremo a che fare con una manifestazione tentacolare che sembra avere il potere di colpire la mente delle persone, fino a portarle alla pazzia. Ma sarà veramente così? E per quale motivo l'incubo a inizio avventura coinvolgerebbe la madre di Shane, scomparsa ormai da molto tempo?
Dopo i primi compiti il nostro ingegnere inizierà ad avere strane e inquietanti visioni che vanno a minare la sua concezione di realtà, tutto questo mentre comunica con i suoi compagni che si trovano su un'altra struttura di Marte. Più avanti Shane avrà a che fare con un misterioso segnale, scoprendo - suo malgrado - segreti che vanno a toccare le società delle quali lui stesso e i suoi colleghi credevano di potersi fidare. Insomma c'è diversa carne sul fuoco che andrà a cuocersi bene durante il gioco per una longevità che si aggira sulla decina di ore se si andrà abbastanza spediti.
L'interazione con l'ambiente per questo tipo di gioco è più confortevole via mouse e tastiera, ma la versione console (nel nostro caso PlayStation 4, oggetto della nostra prova) si mantiene comunque comoda e di facile accesso grazie ad un uso dinamico del controller con le opzioni per la visione e manipolazione degli oggetti attraverso il movimento degli stessi come, ad esempio, leggere un opuscolo o una lettera muovendoli in una precisa direzione o inserire un oggetto nel nostro inventario muovendolo verso il basso. Lo stesso metodo verrà utilizzato per interagire con l'ambiente, dove apparirà un comando nelle vicinanze per eseguire alcune precise azioni, e così via.
Discorso molto simile se dovremo risolvere alcuni enigmi, i quali non sono molto cervellotici. Anzi la difficoltà dei puzzle è decisamente medio-bassa, anche perché un aiuto alla loro risoluzione sarà il gioco stesso a darlo. Più che altro saranno alcune “combinazioni” da eseguire che potrebbero portare via più tempo del previsto, ma queste saranno presenti più avanti con una di queste che fa un po' a cazzotti con la logica.
Come abbiamo descritto sopra, l'esperienza si basa sulla narrazione, anche se non mancheranno alcune fasi più “action”: premendo alcuni tasti in stile QTE (Quick Time Event) per evitare di morire, o agendo di nascosto controllando alcune telecamere. Collegandoci con quest'ultima azione, dopo un po' di tempo dall'inizio del gioco, il nostro Shane verrà in possesso del Biometro con il quale usare macchinari elettronici a distanza e nello stesso tempo indicargli gli obiettivi e come raggiungerli attraverso l'uso di tracce e waypont (che potremo disattivare se non vogliamo aiuti). Il suo utilizzo sarà il più disparato come collegare quadri elettrici tra loro o regolare pannelli solari, mentre non sarà presente quando ci troveremo all'interno di alcune visioni in quanto si tratta di una realtà alternativa e non collegabile con quella fisica.
La progressione è caratterizzata da numerosi mini capitoli che man mano faranno luce su un contesto narrativo non proprio originale, ma comunque ben raccontato e in grado di catturare l'interesse soprattutto per chi ama il mondo della fantascienza e dello spazio. La natura horror non è molto caratterizzata come avremmo pensato: saranno presenti alcuni – ma meno di quanto ci aspettassimo - momenti di jumpscare, che difficilmente faranno sobbalzare dalla sedia... forse a quei giocatori più sensibili.
Nonostante qualche inciampo, Moons of Madness fa bene il suo lavoro raccontandoci una storia interessante con alcuni segreti imprevisti e colpi di scena. Il tutto frutto di una sceneggiatura ben scritta e circondata da diversi elementi sparsi per gli scenari, soprattutto accedendo ai computer, in grado di ampliare una “lore” che sveleranno i motivi di tutto quello che stiamo facendo, gettando ombre inquietanti sul perché ci troviamo su Marte.
Moons of Madness è caratterizzato da un totale di 24 trofei suddivisi in 18 d'Argento, 5 d'Oro e il Platino (non è presente alcun trofeo di Bronzo). Riuscire nell'impresa sarà abbastanza agevole visto che quasi tutti i trofei fanno parte della storia, tranne un paio dove servirà un minimo di attenzione (personalmente l'ho platinato alla primo colpo. -NdR), allo scopo di evitare una seconda run.
Anche se il gioco trae ispirazione dal mondo di H.P. Lovercraft, l'ambientazione fa parte di quello di Secret Word Legends, MMORPG di Funcom con il titolo Rock Pocket Games che ha più di un punto in comune. Proprio grazie a Funcom lo sviluppo del gioco si è ampliato, ottenendo una sua fetta di appassionati amanti dell'horror fantascientifico.
Oltre alla famiglia di console Sony, il gioco è disponibile su quella Xbox One e PC tramite Steam.
Pad alla mano e dopo aver testato tutto ciò che accade durante la nostra esperienza, Moons of Madness riesce a intrattenere bene anche grazie ad un comparto sonoro realizzato in modo professionale che ben si adatta ai momenti di tensione presenti nel corso dell'avventura. Dal punto di vista tecnico si vede che si tratta di un titolo indipendente, ma con uno sforzo produttivo più ampio in grado di farci ammirare alcuni scorci interessanti e con una resa del pianeta rosso ben fatta. Alcuni dettagli non sono puliti graficamente e la qualità media delle texture non ci è apparsa elevata, ma nell'insieme la resa grafica è buona restituendoci scenari verosimili e molto atmosferici resi migliori dagli effetti sonori particolarmente immersivi.
La fluidità è settata a 30 fotogrammi al secondo costanti e senza cali, rallentati da alcuni fasi di caricamento che comunque non inficiano sull'esperienza generale. Per rientrare in gioco dopo ogni morte bisognerà attendere una decina di secondi.
Il titolo Rock Pocket Games si è rivelato interessante grazie ad una storia, come già detto, non originale ma ben scritta grazie ad un mix che mette insieme fantascienza e horror caratterizzando una progressione narrativa che si fa più forte verso la fine. Arrivati ai titoli di coda, ci sentiamo di consigliarvi quest'opera soprattutto se amate le storie e volete vivere un'avventura più rilassata.
Modus Operandi:
abbiamo vissuto l'esperienza sci-fi a tinte horror sul suolo del pianeta rosso, grazie ad un codice datoci dagli sviluppatori attraverso la piattaforma Terminals.io.