Chi ha qualche anno sulle spalle ricorderà di certo il periodo d'oro della prima e storica PlayStation, arrivata qui da noi nel lontano 1995 (in Giappone un anno prima). Erano altri tempi e modi di vivere, quando internet emetteva i primi veri vagiti ed erano le riviste di videogiochi specializzate l'unica fonte d'informazione. Uno dei titoli che diede il via ad una serie che rimarrà per sempre nella storia fu di certo Resident Evil. Il primo capitolo, uscito nel 1996, fu quello che incoronò il survival horror (anche se fu la serie Alone in the Dark a introdurlo) come nuovo genere facendoci non poche volte sobbalzare dalla sedia.
Da lì in avanti Capcom ha continuato con la serie regalandoci tanti episodi e spin-off, ma è solo grazie al RE Engine che la serie è tornata di prepotenza a invadere e spaventare i giocatori. Nel 2017 Resident Evil 7 ci ha fatto conoscere la famiglia Baker, nel 2019 Resident Evil 2 ci ha insegnato come si dovrebbe fare un remake, e tra pochi mesi arriva la riedizione del terzo capitolo della serie, dove tornerà il pericoloso e amatissimo Nemesis. Tutta quest'introduzione è servita per presentarvi un titolo che arriva dalla Spagna, grazie al programma PlayStation Talents che vuole mettere in primo piano lo sviluppo indipendente iberico sulla famiglia di console Sony.
Sviluppato da Brok3nsite, Dawn of Fear ci farà esplorare una magione abbastanza grande dove il protagonista Alex - ovvero noi - dovrà fare luce sulle inquietanti presenze che hanno trasformato la struttura in un inferno con creature orribili che vogliono banchettare con la sua carne. Il gameplay è volutamente ispirato alla serie Resident Evil, avendo le meccaniche dei primi tre capitoli della serie con tanto di inquadrature fisse. Le opzioni di gioco sono ridotte a poche voci tra cui la lingua - inglese e spagnolo -, regolazione dell'audio, iniziare una nuova partita e caricare un salvataggio.
Potremo muovere il nostro personaggio agendo con l'analogico sinistro o i tasti digitali del DualShock 4, richiamare l'inventario con “triangolo”, interagire con lo scenario e gli enigmi con “X” e tornare indietro con “cerchio”. Non è presente alcuna la mappa e nessun tutorial in-game, per cui dovremo cavarcela da soli senza aiuti che, in questo caso, sarebbero un sacrilegio. Comunque non sarà un handicap anche perché troveremo solo lo scenario della magione, con qualche breve uscita all'esterno. Sarà difficile perdersi essendo la progressione fortemente lineare.
Il gioco è tutto qua, un survival horror che vuole omaggiare la serie Capcom con la stessa giocabilità di 25 anni fa sfruttando le tecnologie moderne, creando una certa atmosfera grazie anche al discreto comparto audio tra effetti sonori e sottofondi musicali che scandiranno i momenti tranquilli da quelli di pericolo. E' assente anche il parlato, quindi dovremo abituarci a qualcosa che al giorno d'oggi i più giovani faranno fatica a comprendere. L'esperienza di gioco funziona abbastanza bene, ma non mancano alcune criticità che ci hanno fatto arrabbiare e addirittura sorridere.
Chiamati da Ethan, veniamo a sapere che Jessica (la nostra matrigna) è morta suicidandosi ma non mancano altri fatti che hanno sconquassato la famiglia di cui facciamo parte. Prendiamo armi e bagagli e torniamo alla nostra vecchia casa per decidere cosa fare. Dopo una breve esplorazione e i primi momenti inquietanti, otterremo la pistola e più avanti un coltello che d'ora in poi saranno i nostri compagni di viaggio per tutto il (breve) viaggio che ci porterà negli oscuri segreti che si celano all'interno della famiglia. Ci sarà anche un fucile e nell'ultima parte di gioco un'arma che i fan di Resident Evil conoscono molto bene. Per non farci mancare nulla, gli sviluppatori hanno inserito un easter egg che, una volta scoperto, i fan della serie riconosceranno subito.
Per arrivare ai titoli di coda ci vorranno all'incirca un paio d'ore, che possono allungarsi se si vuole esplorare ogni anfratto e rifare alcune boss fight e sezioni allo scopo di risparmiare munizioni e medikit. Se si conosce tutto a menadito si potrà terminarlo in metà tempo. Troveremo porte chiuse dall'altra parte, le classiche chiavi, oggetti da usare nel corso dell'avventura ed enigmi da risolvere anche se questi saranno molto intuitivi anche perché il gioco stesso indicherà, in modo non troppo velato, la soluzione.
Le meccaniche di combattimento con le creature infernali sono pressoché identiche ai vecchi Resident Evil, ovvero con la pistola rivolta verso di loro a far fuoco e con il coltello per finirli una volta che si rialzano. Il movimento è ovviamente più limitato, per cui serve calcolare un po' le distanze: sparando da più lontano i proiettili non avranno alcun effetto, mentre servirà il giusto tempismo per colpire con la lama.
Il fattore survival horror si sente con la ricerca di munizioni e medikit dal momento che servirà un oculato utilizzo di di armi e salute per non andare in sofferenza più avanti nel gioco. L'inventario è rappresentato da un quaderno degli appunti dove si gestiranno le armi, gli oggetti da utilizzare e dove leggere le note trovate all'interno della magione. I salvataggi sono costituiti da candele da accendere sparse per la struttura: non sono molti ma inseriti con un certo criterio. Come ai vecchi tempi bisognerà salvare al momento giusto e quando si è davvero sicuri, mentre sarà proprio il quaderno a rappresentare il nostro stato di salute: quando si deteriorerà fino ad arrivare ad avere macchie di sangue vuol dire che basterà un solo colpo per farci abbracciare la morte.
Dawn of Fear propone 13 trofei suddivisi in 2 d'Argento, 10 d'Oro e il Platino. Come potete notare mancano del tutto quelli di Bronzo. I trofei sono stati “attivati” nel giorno d'uscita del gioco ovvero il 3 febbraio 2020, di conseguenza, chi lo ha giocato prima per fare la recensione (come il sottoscritto e chi ha ricevuto un codice review) dovrà iniziarlo da capo.
Durante i nostri test siamo incappati su diversi problemi tecnici alquanto fastidiosi. Se sulle compenetrazioni poligonali e sul frame rate non sempre stabile si può soprassedere, non di certo possiamo rimanere impassibili su alcuni bug e glitch come:
Speriamo che gli sviluppatori pubblichino una patch correttiva in modo che l'esperienza di gioco sia pulita e senza problemi dall'inizio alla fine. Se questi problemi saranno risolti potete aggiungere dieci punti in più al voto finale, che ora rimane appena sufficiente.
Ricordiamo che il titolo fa parte del programma PlayStation Talents, per cui si tratta di un'esclusiva PlayStation 4.
Dawn of Fear si presenta abbastanza bene graficamente con schermate fisse belle da vedere e dettagliate nonché alcuni “punti in movimento” ben studiati. L'atmosfera c'è, ma è un po' tutto il resto a mancare di un certo carisma e fascino. In primis ci sono le animazioni, accettabili ma non certo allo stato dell'arte, i combattimenti saranno uguali per tutta la durata dell'avventura, la varietà di nemici è ai minimi termini, gli enigmi sono fin troppo facili e intuitivi (giusto quella della porta può portar via un po' di tempo). Inoltre le poche boss fight non rimarranno nella storia, e siamo incappati in alcuni glitch e bug che ci hanno anche costretto a ricaricare un salvataggio precedente.
Dal punto di vista della trama è tutto fin troppo ovvio e poco argomentato: dall'inizio alla fine i fatti si succederanno in modo telefonato e senza alcuna suspense. Nonostante tutto il gioco vuole portarci fino alla fine, ma solo chi avrà la pazienza e la voglia di andare avanti nonostante le problematiche, che possono far arrabbiare e spazientire quei giocatori meno pazienti, lo porterà a conclusione.
Il prezzo di vendita, in base all'esperienza nella sua globalità, è a nostro avviso un po' alto. Se aspettate un calo di prezzo potreste anche apprezzarlo, ma non aspettatevi nulla di speciale.
Modus Operandi:
Siamo tornati ad assaporare quella giocabilità originale dei survival horror alla Resident Evil, grazie ad un codice datoci dagli sviluppatori.