Il genere dei survival horror è in continua espansione, con giochi che vogliono calarci in ambientazioni improbabili, drammatiche, spesso al limite della fantasia umana con l'unico scopo di farci sobbalzare dalla sedia a ogni angolo e di farci rimanere svegli la notte. Naturalmente un gioco di questo tipo che si rispetti deve prevedere la visuale di gioco in prima persona, proprio per aumentare la percentuale di immedesimazione, meglio ancora se con l'ausilio delle nuove periferiche VR. Fatto sta che la clientela è diventata sempre più esigente: anche l'industria cinematografica non sa più cosa inventarsi per toccare le corde delle nostre fobie e lo stesso si può dire per il mondo dei videogame. Non bastano più fantasmini e spiritelli vari, così come non spaventa più di tanto il famigerato genere "splatter" con telegiornali e youtube che ci bersagliano giorno dopo giorno di orrori della vita reale. A fare la differenza quindi è tutto un insieme di parametri, come l'ambientazione di gioco, una narrazione approfondita e ben scritta, il comparto sonoro e naturalmente il comparto grafico che, con un sapiente gioco di luci ed ombre deve farsi ammirare e al contempo trasmettere tensione al giocatore. Dentro il calderone poi ci va naturalmente il gameplay: un survival horror che si rispetti deve prevedere un gameplay semplice, quasi al limite dell'intuitivo giusto per non distogliere l'attenzione del giocatore dagli enigmi incontrati durante il percorso e dallo sviluppo narrativo. Proprio per quanto detto ultimamente si tende a coinvolgere il giocatore in storie molto più psicotiche che visive, trasportandolo all'interno di manicomi, nei meandri bui della mente umana e in deviazioni della psiche che, proprio in quanto reali, mettono più paura del fantasmino che sbuca da dietro l'angolo.
Il mondo della paura gravita attorno a luoghi spettrali, solitari, quasi sempre bui e maledetti dove la dannazione del luogo si mescola con la dannazione del protagonista in un miscuglio a volte davvero esplosivo. L'ambiente quindi gioca un ruolo fondamentale nella storia dal momento che deve mettere il giocatore in condizione di inferiorità nei confronti del suo antagonista (demoni, fobie o cattivi di ogni genere che siano). Quasi sempre il personaggio non trova conforto nell'ambientazione di gioco, anzi ne trova l'ostacolo principale da superare: giusto per fare un esempio le vecchie case cigolano e scricchiolano, distraendo continuamente il giocatore dal pericolo vero e proprio, le condizioni atmosferiche sono sempre sfavorevoli, con lampi, tuoni e pioggia che ci nascondono le insidie dietro l'angolo e si potrebbe continuare all'infinito. Quando fu annunciato Agony, la notizia bomba riguardava proprio il setting del gioco: ci veniva promesso un viaggio attraverso le viscere dell'inferno. La notizia ha stuzzicato la curiosità di molti (noi compresi); chi potrebbe immaginare un'angoscia peggiore data da un viaggio nelle profondità infernali? Sicuramente tra tutte le ambientazioni possibili, questa è la peggiore e poco importa se nel nostro immaginario collettivo pensiamo all'inferno dantesco oppure no. La spasmodica attesa quindi veniva alimentata di volta in volta con lo sviluppo del gioco che stuzzicava il nostro hype con screenshots che mostravano anime dannate, fuoco e fiamme, tenebre e mostri di ogni tipo. Con la paura di trovarci davanti belzebù in persona abbiamo immaginato quindi la nostra fuga dall'inferno quasi come il percorso di Dante Alighieri. Un'avventura che ci portasse a riveder le stelle dopo aver ammirato però la terribile bellezza dei gironi infernali. Il progetto era molto ambizioso, diciamo la verità, ma tutto sommato alla portata di una realizzazione all'altezza con i mezzi hardware disponibili nei giorni nostri.
Peccato non aver fatto i conti con uno sviluppo scellerato del gioco che, come vedremo più avanti, è stato in grado di demolire mattone dopo mattone il bel castello che, nella nostra immaginazione in attesa del prodotto finale, avevamo costruito.
Una volta iniziata la partita cominciamo fin da subito a ricevere le prime delusioni. Un filmato introduttivo di brevissima durata ci spiega che il nostro protagonista si trova (per motivazioni non meglio precisate) nelle profondità dell'inferno dove, a causa dei suoi peccati non meglio precisati è destinato a rimanere. Unica via di fuga intraprendere un lungo percorso che lo porterà alla ricerca di una fantomatica Dea Rossa che rappresenta la nostra unica via di salvezza. Non c'è un vero e proprio tutorial iniziale, salvo l'indicazione su schermo dell'utilizzo di alcuni pulsanti del controller per abbassarsi, interagire con gli oggetti, saltare e così via. Di conseguenza ci si sente subito abbandonati e spaesati con un percorso da seguire, apparentemente chiaramente tracciato per procedere nell'avventura. Di tanto in tanto incontreremo delle anime deliranti e, se avremo la forza di proseguire, ci verranno svelate nuove sfaccettature della trama. La sensazione è quella di trovarsi davanti a una storia molto interessante raccontata in maniera mediocre. Il comparto narrativo infatti non decollerà mai del tutto lasciandoci il più delle volte l'amaro in bocca e un senso di non comprensione della storia. Dopo quanto detto nella fase iniziale dell'articolo si capisce quanto grave sia l'handicap di una storia debole in un survival horror. Purtroppo però, il peggio deve ancora venire.