La pace sembrava essere tornata sul mondo di Sanctuary da quando un eroe senza nome aveva sconfitto il terribile Diablo, ma evidentemente si trattava di una pace temporanea: non trascorse infatti molto tempo prima che il male si risvegliasse nuovamente, partendo dalla città di Tristam e seguendo la scia lasciata da un misterioso viaggiatore accompagnato dal povero pazzo Marius. Ma un nuovo eroe, trovatosi per caso in un campo di Amazzoni Scolte miracolosamente sopravvissute, è pronto a mettersi in viaggio e ad affrontare mostri e demoni indicibili pur di riportare la pace.
Pubblicato da Blizzard per la prima volta nell'anno 2000, Diablo II seguiva la scia del successo del predecessore omonimo – vero capostipite per il genere degli Action-RPG isometrici – portando il brand a nuovi livelli grazie a uno sviluppo delle missioni meno lineare, l'aumento delle classi giocabili con relativa personalizzazione, maggiore varietà nelle ambientazioni e altro ancora. Il successo del capitolo fu tale che nel 2001 venne rilasciata l'espansione Lord of Destruction la quale chiudeva, in un certo senso, la vicenda dando conclusione al cliffhanger alla fine del quarto atto. Adesso Diablo II, completo di Lord of Destruction, torna sui nostri schermi in questa Remaster ad opera di Vicarious Visions nel pacchetto Resurrected che ora andiamo ad analizzare.
All'inizio della nostra avventura potremo scegliere il personaggio da interpretare tra 7 classi: Barbaro, Amazzone, Incantatrice, Paladino, Negromante, Druido o Assassina [le ultime due provenienti dall'espansione]: il genere del personaggio è preimpostato in base alla classe, così come di fatto l'aspetto fisico, sebbene quest'ultimo si modifichi durante il gioco in modo da rispecchiare l'equipaggiamento indossato. La classe scelta stabilirà i valori iniziali nelle caratteristiche di Forza, Destrezza, Vitalità ed Energia [ossia il Mana], limiterà l'equipaggiamento utilizzabile ma soprattutto sarà strettamente legata all'albero delle abilità, siano esse nuove forme d'attacco o poteri passivi, che potremo sbloccare ad ogni passaggio di livello.
Di base controlleremo il nostro alter-ego tramite lo stick analogico sinistro, mentre i quattro tasti della croce direzionale saranno legati ad altrettanti oggetti di scelta rapida – generalmente pozioni di guarigione o di ripristino mana che equipaggeremo nelle tasche della cintura. Con L3 potremo attivare o disattivare il movimento di corsa, che però consuma stamina, mentre con R3 potremo switchare tra l'arma primaria a quella secondaria. Le varie abilità e forme d'attacco sono invece da assegnare ai quattro tasti frontali, ad R1 ed R2, eventualmente in connubio con L2 per accedere a una seconda serie: l'attacco “base” con l'arma impugnata è di default assegnato a Croce, mentre L2+Croce apre un Portale per la città più vicina [a patto di possedere almeno una Pergamena].
Il grosso tasto Touchpad serve per aprire e chiudere la minimappa, mentre tenendolo premuto è possibile ingrandirla e centrarla sul personaggio; Options, infine, apre il menù di gioco con l'equipaggiamento, le caratteristiche, l'albero delle abilità, il registro delle missioni, la scheda del mercenario (se ne abbiamo uno) e, infine, il menù vero e proprio con le opzioni. A prescindere che si scelga di giocare offline o con un personaggio disponibile per l'online, il gioco non permetterà di Salvare liberamente la partita: a parte qualche autosave di sicurezza, il salvataggio vero e proprio avverrà solo uscendo dal gioco. Questo dettaglio ha conseguenze importanti in caso di morte del personaggio: ci ritroveremo infatti in città completamente privi di equipaggiamento (ma con l'inventario intatto) e senza la possibilità di “ricaricare” lo status precedente. Sebbene sia possibile cercare di recuperare il cadavere e con esso i beni perduti, probabilmente è scelta saggia quella di conservare una “build di riserva” nel baule cittadino [o al limite, uscendo e rientrando dalla partita troverete il cadavere lì accanto pronto per essere saccheggiato]. Tutte queste raccomandazioni ovviamente decadono nel momento in cui si sceglie di giocare a difficoltà Hardcore, laddove la morte del personaggio è irreversibile – una prece.
Il lavoro svolto da Vicarious Visions sull'opera originale di Blizzard è di fatto incentrato sul restyle grafico, e possiamo dire subito che si tratta di un buon lavoro: tutti i modelli, le textures, gli ambienti, gli oggetti dell'inventario e le varie voci dei menù sono infatti stati ripuliti ed adattati alle moderne risoluzioni, pur mantenendo nel complesso inalterato l'impatto estatico originale. Anche sotto il profilo audio non possiamo che essere soddisfatti, soprattutto per la buona qualità degli effetti sonori, e parimenti ripuliti sono i filmati che fanno da “collegamento” tra i vari Atti della storia. Per il resto il prodotto ricalca pedissequamente l'opera del 2000-2001, coi medesimi dialoghi, doppiaggi e tutto il resto, così come è lecito aspettarsi da una Remaster fatta con tutti i crismi. Unico dettaglio: di tanto in tanto sembra verificarsi un minimo di server-Lag che fa “scattare” il personaggio su schermo.
Come detto appena nel precedente paragrafo, i ragazzi di Vicarius Visions hanno fatto del loro meglio per dare al gioco un aspetto più pulito e moderno mantenendo nel contempo immutati tutti gli elementi di gameplay. Questo significa che sotto alla patina rinnovata batte ancora il cuore originale di Diablo II, un cuore che però, è bene ricordarlo, ha oltre vent'anni sul groppone. Certamente l'effetto nostalgia ha un peso notevole quando i vecchi fan si troveranno a ripassare nei luoghi già visitati anni fa, ed è certamente vero che un gioco “bello” come Diablo II rimarrà “bello” in eterno come lo sono rimasti tanti altri classici. È però altrettanto vero che certi elementi di gameplay risentono certamente dello scorrere del tempo, una su tutte la gestione dell'inventario, veramente claustrofobico, ma anche il comportamento dell'IA, a volte imbarazzante, o la gestione procedurale delle mappe e del loot, capaci di lasciarci per diverse ore senza la possibilità di migliorare l'arma principale o un pezzo di armatura.
D'altro canto è innegabile come, una volta preso in mano il pad ed essersi immersi nuovamente nelle tetre ambientazioni di Sanctuary, l'opera sia ancora in grado di tenerci compagnia, di stimolarci e di farci trascorrere lunghe ore “a cervello spento” ammazzando mostri, esplorando vallate e dungeon, conquistando tesori e andando a sbattere il muso contro boss indimenticabili. Per chi ha amato Diablo II vent'anni fa, un'occasione imperdibile per ritrovare la vecchia esperienza di gioco in una veste rinnovata; per i neofiti, un'ottima possibilità per recuperare una delle pietre miliari della storia degli Action-RPG.
Modus Operandi:
Abbiamo dato la caccia agli sgherri di Diablo grazie ad un codice download gentilmente fornitoci da Activision Italia.