Nonostante le valutazioni negative della stampa specializzata e le problematiche di IA e gameplay, il primo Hello Neighbor è riuscito a vendere abbastanza bene tanto da suggerire agli sviluppatori di sviluppare un seguito con tanto di build prima dell'uscita che non lasciava ben sperare con meccaniche rimaste pressoché le stesse. Anche le dinamiche puzzle, uno dei punti più controversi del primo capitolo, vengono lasciate alla mercé del giocatore anche se questa volta sono stati inseriti degli indizi più o meno velati.
In Hello Neighbor 2 torneremo ad indagare sul misterioso e pericoloso Peterson, questa volta nei panni del reporter Quentin all'interno della cittadina di Raven Brooks. Il vicino che tutti conosciamo ha con sé un bambino che chiede il nostro aiuto e che probabilmente è segregato da qualche parte.
Il primo impatto è decisamente pesante con un'IA che definiremo esilarante per come è concepita, tutt'altro che sofisticata ed adattiva rispetto a come è stata sbandierata. Il comparto grafico, pur appoggiandosi all'Unreal Engine 4, risulta essere indietro di almeno una generazione e le migliorie sul PlayStation 5 e Xbox Series X|S sono irrisorie per giustificare il prezzo con cui il gioco viene venduto.
Ma andiamo con ordine e analizziamo il titolo Eerie Guest e tinyBuild (con quest'ultimo che ha fatto anche da editore) nella nostra recensione!
Già prima della pubblicazione le premesse non lasciavano presagire nulla di buono per il giocatore che viene nuovamente lasciato allo sbando a capire cosa fare all'interno delle abitazioni e anche all'esterno. Perché all'esterno? Il motivo è che questa volta in Hello Neighbor 2 è stata introdotta una matrice open world, seppur relativa viste le dimensioni della cittadina, che paradossalmente diventa più un problema che un'opportunità essendo sfruttata poco o nulla.
Dopo la scena iniziale e il breve tutorial al garage, volto a familiarizzare con i comandi di gioco, inizieremo le nostre indagini nei pressi di un'abitazione dove dimora il primo vicino da affrontare: un poliziotto barbuto intento a portarsi con sé una ciambella. Ed è qui cominceremo a fare i conti con la struttura di gioco che, per forza di cose, diverrà il punto di divisione tra chi andrà avanti e chi mollerà il gioco seduta stante! Durante la nostra prova stavamo optando più volte per la seconda a causa del connubio gameplay, IA e bug con momenti di frustrazione al limite da lancio del Pad fuori dalla finestra, tanto da farci cambiare console come piattaforma di riferimento per la recensione (e sì... accade anche questo durante il test per la stesura dell'articolo che avete davanti. - NdR)
Per poter proseguire bisogna entrare in specifiche abitazioni, alcuni di esse legate a punti esterni della cittadina di Raven Brooks. Capire come risolvere i vari enigmi, cercando nel contempo di evitare le grinfie del vicino, gran parte di essi piuttosto criptici è alla base dell'esperienza di gioco. Questi potranno essere il fiore all'occhiello o un peso enorme da sopportare per chi non ha pazienza nel ragionare anche a livello laterale. Se non amate gli enigmi munitevi di una guida tra le tante che trovate in rete.
Il vicino andrà gestito in base a ciò che offre l'abitazione e agendo in modo stealth allo scopo di non farci scoprire. Non appena si capisce lo script dell'IA del vicino - rimasta praticamente invariata dal primo capitolo - ci si accorge che l'atmosfera e quel pizzico di veridicità vanno completamente a farsi benedire. Basta uscire dalla linea di visione del vicino, quasi sempre fuori dall'abitazione, e improvvisamente questo non si accorge più della nostra presenza. Se pensate che l'IA sia adattiva in base al nostro modo di giocare non è affatto così. Paradossalmente ci ha fatto ricordare un certo Alien Isolation (quando ci rinchiudiamo negli armadi), ma siamo lontani anni luce dalla sua IA e dalla sua atmosfera.
Come detto nella prima parte dell'articolo, gli enigmi sono un pelino meno criptici grazie ad alcuni indizi presenti nello scenario. In genere bisogna trovare una serie di oggetti atti a sbloccare l'enigma madre allo scopo di proseguire nelle giornate che si alternano tra notte e giorno, intervallate dalle sequenze che mostrano l'evolversi della storia. Queste non sono parlate o sottotitolate, infatti sia la storia che il gameplay sono “muti” quindi in parte lasciate all'interpretazione del giocatore.
Durante la progressione ci imbatteremo in cinque vicini con i quali dovremo convivere, leggasi non farsi beccare. Uno di essi è ovviamente Peterson che incontreremo verso la metà del gioco e più avanti arriverà una misteriosa e inquietante figura che ricorda i dottori della peste del XVI secolo. Se verremo beccati dal vicino torneremo fuori dall'abitazione con alcuni oggetti mancanti nell'inventario - che andranno presi di nuovo nelle loro posizioni originali - ma con le ultime azioni ed enigmi fatti fino al quel momento. Almeno questo non andrà ulteriormente ad appesantire la frustrazione di essere beccati in modi assurdi o di subire alcuni glitch e bug fastidiosi.
Ovviamente per questo genere di gioco fondamentale è l'utilizzo dell'inventario, comunque avaro di indicazioni. Quelli con cui avremo maggiormente a che fare sono le forbici e il piede di porco, utilizzabili in ben più di un'occasione. Comunque la difficoltà maggiore sarà quella di capire come proseguire, perché alcuni oggetti che troveremo non saranno di alcuna utilità.
Di certo, rispetto al primo capitolo, le cose vanno meglio ma le criticità sono sempre le stesse: un gameplay limitato all'interazione con gli oggetti e alcune parti dello scenario, l'assurda IA che porta a situazioni al limite dalla frustrazione e un comparto tecnico decisamente non al passo coi tempi. Il tutto condito da un forte strappo all'immersione che viene ancor più svilita da un'open world che non serve se non a creare maggiori incertezze e confusione al giocatore con gran parte dello scenario messo lì come abbellimento e niente più.
La parte relativa agli enigmi è ben fatta e anche ingegnosa, ma richiede uno sforzo non indifferente poiché non esistono indicazioni o aiuti; un'opzione relativa a questo sarebbe stata gradita. C'è chi adorerà questa decisione da parte degli sviluppatori, ma è una minoranza e il giocatore che vuole divertirsi troverà in Hello Neighbor 2 un motivo per arrivare alla frustrazione. Ed è un peccato perché le potenzialità per realizzare un buon prodotto c'erano, ma se ci si focalizza su di un determinata fetta di giocatori allora il rischio che le cose non vadano bene sono alte. Se poi aggiungiamo una realizzazione tecnica datata, con l'utilizzo dell'Unreal Engine 4 che si vede in parte solo sulle console di nuova generazione, la frittata è fatta.
Hello Neighbor 2 consta di 15 trofei suddivisi in 1 di Bronzo, 3 d'Argento, 10 d'Oro e l'ambito Platino. Per ottenerli tutti bisognerà concludere ogni giornata fino al finale e soddisfare alcune specifiche richieste. Niente di difficoltoso, ma lo scoglio da superare sono gli enigmi e la sensazione di smarrimento del giocatore lasciato senza una guida con bug e glitch pronti a colpire come una spada di Damocle.
La Deluxe Edition aggiunge due nuovi scenari slegati dal gioco principale e due oggetti (il drone e la telecamera). Di certo è un aggiunta che non guasta, ma porta con sé le problematiche e le criticità del gioco principale rendendo l'esperienza interessante per una nicchia di giocatori e frustrante per tutti gli altri. Comunque il prezzo di vendita è poco giustificabile, con una longevità fatta più di lotta contro la propria pazienza invece di un'esperienza che poteva essere decisamente interessante se lo sviluppo avesse abbracciato una maggiore accessibilità.
A causa di un bug che ci ha costretti a ricominciare l'avventura da capo (un oggetto non è apparso nella ciotola del gatto), abbiamo spostato la console di riferimento da PS5 a PS4. Con quest'ultima, a fronte di caricamenti decisamente più lunghi e un comparto grafico meno definito, non abbiamo avuto problemi tranne il fatto che un altro bug stava per rovinarci nuovamente l'esperienza: dopo la conclusione della parte relativa al Pasticciere, la chiave non è apparsa nell'inventario. Abbiamo avuto l'accortezza di tornare al punto dove l'avevamo ottenuto, trovandola... e quindi riuscire proseguire. Questo non fa altro che confermare una valutazione purtroppo negativa.
L'edizione PlayStation 5 vanta una fluidità maggiore, ma non arriva affatto a 60 fotogrammi al secondo, tranne con uno dei due contenuti aggiuntivi facenti parte della Deluxe Edition. I caricamenti sono decisamente più veloci e il peso in GB è quasi dimezzato rispetto alla versione PlayStation 4. Tutto questo, comunque, non giustifica un prezzo che non rispecchia la qualità del gioco.
Ricordiamo che Hello Neighbor 2 - oltre che sulle console Sony - è disponibile anche per Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch e PC.
Il framerate non arriva a 60 fotogrammi al secondo nemmeno su PlayStation 5 e Xbox Series X|S con l'upgrade grafico che non giustifica, come abbiamo detto all'inizio, un prezzo che lo avvicina ai titoli tripla A. L'edizione Deluxe aggiunge un po' di carne al fuoco, ma non basta a risollevare una situazione che purtroppo è sotto la soglia della sufficienza. Inoltre i bug danno il colpo di grazia al prodotto: ci è capitato di ricominciare da capo a causa di un oggetto che non è apparso per la risoluzione di un enigma. Il problema è che esiste solo un solo slot di salvataggio, e quindi se si verifica un bug non c'è modo di poterlo evitare. Non esiste alcun settaggio relativo alla difficoltà o aiuto con gli enigmi, con opzioni di gioco decisamente scarne. Di questi tempi venir incontro ai giocatori attraverso l'accessibilità dovrebbe divenire uno standard ma probabilmente non tutti possono permetterselo. Questo, comunque, non giustifica un impianto di gioco che invece di stimolare l'intuito e il cervello del giocatore crea l'effetto opposto a causa di un'intelligenza artificiale davvero lacunosa che di adattivo non ha nulla.
Se il primo Hello Neighbor ha avuto un certa presa sul pubblico con questo sequel gli sviluppatori avevano in mano un bel potenziale, purtroppo malamente vanificato restando fin troppo attaccati ad un gameplay ancora avvolto da numerosi problemi e ben poco innovativo. Se ci sarà un terzo capitolo andrà fatto un deciso cambiamento e rinnovare le meccaniche fin dalle sue fondamenta.
Modus Operandi:
Abbiamo vissuto le vicende del reporter Quentin, all'interno della cittadina di Raven Brooks, attraverso un codice datoci da White Label.