Sono passati sei anni dall'ultimo episodio del brand Borderlands, iniziato con il primo episodio pubblicato ormai nel lontano 2009 su PlayStation 3 e Xbox 360, poi proseguito con Borderlands 2 - edito nel 2012 -, sempre per le stesse piattaforme e seguito da Borderlands: The Pre-Sequel uscito un anno dopo, fino ad arrivare a Borderlands 3, uscito nel 2019.
Adesso, finalmente, abbiamo potuto mettere le mani sul quarto capitolo della serie, annunciato come il più innovativo ed audace dell'intera collezione. Effettivamente, pad alla mano le differenze si vedono eccome soprattutto sul gameplay che ha subìto profondi cambiamenti, mantenendo tuttavia lo stesso stile grafico in cel-shading che ormai caratterizza il brand e continuando con la narrazione dal punto esatto di conclusione del terzo episodio.
Non va dimenticato comunque che Borderlands 4 nasce per essere giocato in modalità Co-Op anche se la campagna in singolo, comunque ben curata, regala tantissime emozioni compensando benissimo la mancanza di eventuali amici online o in locale disponibili ad unirsi a noi. Nuovi cacciacripta, nuove armi in quantità industriale e soprattutto nuove regole di ingaggio. Ce n'è a sufficienza per lanciarsi nella mischia.
Ci troviamo a 6 anni di distanza (tanto nella realtà che nel gioco), dagli eventi di Pandora che non vorremmo raccontare in dettaglio per evitare fastidiosi spoiler per chiunque volesse riprendere in mano il terzo capitolo. Fatto sta che il pianeta Kairos, nascosto finora da una cortina impenetrabile, è stato riportato alla luce dalla collisione con la luna di Pandora, Elpis, rivelando un intero mondo che nessuno credeva esistesse. Su Kairos regna l'assoluta dittatura del Cronocustode, un bieco individuo che ha assoggettato alla sua volontà tutti gli abitanti del pianeta grazie a degli innesti celebrali che permettono al cattivone di vedere e sentire attraverso i suoi sudditi.
Due parole bisogna spenderle per questo villain ottimamente caratterizzato, disegnato e soprattutto meravigliosamente doppiato: un calcolatore, subdolo, presente pressoché ovunque, in grado di mantenere freddezza anche nelle situazioni più concitate. Visto nel suo insieme sicuramente un cattivo migliore rispetto ai gemelli Calypso del terzo capitolo. Naturalmente per arrivare a lui dovremo passare prima dai suoi luogotenenti e cioè Idolatra Sol, Lictor l'Abietto e Callis regina degli espiantati. In realtà tutta la scrittura narrativa si è evoluta presentando adesso dialoghi meno arditi e sopra le righe e una satira meglio distribuita durante le varie interazioni. Ne viene fuori una recitazione che pur mantenendo le sue puntate di satira di tanto in tanto, riesce però a offrirsi meglio al pubblico sotto ogni aspetto.
I Cacciacripta sono 4, naturalmente diversissimi tra loro e potremo sceglierne uno per affrontare tutta la campagna in singolo oppure vederli in azione contemporaneamente nel caso del multiplayer. Ognuno dei quattro possiede tre diverse specializzazioni e di conseguenza un triplice albero delle abilità per garantire la massima personalizzazione possibile del proprio giocatore in sinergia poi con l'enorme varietà di armi. Noi abbiamo optato per l'ibrido Rafa, un misto tra un soldato e un intruglio tecnologico che ci è parso il più equilibrato fra tutti, soprattutto per le torrette meccaniche (e non diciamo altro). Un'altra opzione è la sirena Vex che punta ovviamente anche sui suoi poteri soprannaturali. Poi per chi ama i personaggi pesanti e potenti la scelta si potrebbe direzionare sul gigantesco Amon che, manco a dirlo, la butta sullo scontro fisico diretto con un insieme di spade, asce e ammenicoli vari. Infine c'è Harlowe il Gravitar che mescola forza fisica, abilità, e poteri cinetici. Ce n'è insomma per tutti i gusti e non sarebbe sbagliato una volta completato il gioco riprovare con un personaggio diverso.
Al di là dei gusti personali nella scelta iniziale poi c'è un'ampia personalizzazione in-game tra abilità attive e passive e, come dicevamo la scelta delle armi. Non mancano, poi, i personaggi secondari tra i quali spicca sicuramente il simpaticissimo Claptrap pronto a seguirci e a indirizzarci con le sue battute, anche se meno piccanti di quelle del terzo episodio. Non meno utile è sicuramente il drone Echo-4, in grado (premendo altro sulla crocetta direzionale del pad) anche di indicarci la strada da seguire oltre ad ampliare il nostro equipaggiamento.
A non mancare in Borderlands 4 sono sicuramente le armi con una varietà pressoché infinita, soprattutto per la possibilità di combinarle tra loro. Come orma il brand ci ha abituati è fondamentale intanto concentrarsi sul produttore dell'arma stessa che ne definisce le caratteristiche principali. Adesso ne abbiamo tre di nuovi: Daedalus che produce armi con due tipi di fuoco (compressi i proiettili a scoppio ritardato), Order e Ripper (che hanno un avvio particolarmente lento nei primi colpi). Da non trascurare neanche le Tediore che ci permettono di lanciare le armi per ricaricarle oltre alle Jakobs utilissime per i colpi critici. Naturalmente, per farla breve, ci sono fucili, shotgun, pistole e proiettili di ogni tipo diversi tra loro per il raggio di copertura, per il danno, per la cadenza di fuoco, per la ricerca calorica e così via.
Importante anche il meccanismo di ricarica con alcune che, una volta scariche (soprattutto attivando la rispettiva abilità) possono anche essere lanciate addosso ai nemici, per esplodere subito dopo. Ci sono, inoltre, armi da lancio come granate, coltelli e così via. C'è anche la possibilità di combinare le varie tipologie di armi tra loro generando una varietà pressoché infinita. Ad aiutarci questa volta c'è anche un rampino che, però, potremo utilizzare solo in determinati punti e quando comparirà la relativa icona sullo schermo. Questo, oltre ad arrampicarci, servirà anche per avvicinare a noi oggetti lontani da lanciare poi sui malcapitati di turno, specialmente esplosivi di ogni genere. Inutile dire che prendendoci la mano diventa una importante carta a nostro favore.
Il pianeta Kairos si rivela a noi il tutta la sua magnificenza, rappresentando un intero mondo che dovremo assolutamente cercare di liberare: la vastità della mappa d'altronde la si intuisce quasi subito, sbirciandola con il tasto Select del Controller (anche se dovremo scoprirla pezzo dopo pezzo). Kairos è un mondo vario, composto da quattro regioni abbastanza diverse tra loro: le verdeggianti Tramonterre ad esempio, ma anche i monti di Terminus, le aride terre di Carcadia e poi la cittadella del Dominion, sono dei veri e propri biomi tanto nella caratterizzazione grafica che dei loro stessi abitanti. Ad ogni modo le quattro aree non sono fini a se stesse, ma perfettamente connesse tra loro.
La novità principale in questo nuovo capitolo del brand è sicuramente l'Open World. Un sistema di gioco assolutamente libero che ci permetterà non solo di andare in giro ad esplorare, alla ricerca di aree segrete e tesori speciali, ma soprattutto di poter gestire la partita come meglio crediamo. Fermo restando che alcune missioni saranno propedeutiche per poter proseguire, il giocatore ha la massima scelta sull'ordine delle stesse. Ad esempio, dopo la prima missione, ci siamo fermati dedicandoci esclusivamente a tutte le quest secondarie di quell'area grazie anche a un sistema di localizzazione degli obiettivi ottimamente implementato, che rende davvero difficile la possibilità di perdersi (e la mappa è davvero ampia).