Recensione X-Box Series X-S
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Titolo del gioco:
DOOM: The Dark Ages
Anno di uscita:
2025
Genere:
Sparatutto in prima persona (FPS)
Sviluppatore:
id Software
Produttore:
Bethesda Softworks
Distributore:
Xbox Store
Multiplayer:
Assente
Localizzazione:
Completa (audio & video)
Requisiti minimi:
Console Xbox Series X|S - una connessione a banda larga - un account Xbox - 78 GB di spazio libero sull'SSD - Prezzo: €79,99 (incluso con Gamepass Ultimate)
Box
  • Meglio una bella schiopettata? O un colpo di scudo?
  • Quei cannoni sono utilissimi, e spesso necessari.
  • Eccolo Ahzrak in tutto il suo splendore (ehm!)
  • Potevamo non mettere un selfie?
  • Una bella custom ci sta tutta.
  • Eccolo il drago, guidarlo sar&agrave; un altro discorso.
  • Grafica raffinata e tantissimi dettagli.
  • Questo &egrave; bello grosso, non sar&agrave; semplice farlo fuori.
  • Il continuo alternare degli attacchi &egrave; la chiave del successo.
  • Questo nemico &egrave; doppiamente rognoso. Fatto fuori il demone a cavallo rimane da far fuori... &quot;il cavallo&quot;.
  • Sembra convinto a farci la pelle. Glielo permetteremo?
  • Le sezioni in volo sembrano pi&ugrave; uno shoot'em up. Migliorabili...
  • Una bella panoramica... con l'immenso pentacolo a far da sfondo alle stragi di demoni dello Slayer.
  • La key art ufficiale del gioco senza scritta.
Redattore: Giuseppe 'Isg71' Iraci Sareri
Pubblicato il: 26-05-2025
Il terzo capitolo della rivisitazione in chiave moderna di DOOM ci regala un'azione più spettacolare che mai.

Quando si parla di FPS (first person shooter) immancabilmente si parla di DOOM. Fin dal lontano 1993 quando fece il suo esordio quello strano gioco dove si facevano fuori demoni cattivi in una strana (per l'epoca) visuale in prima persona, il cavallo di battaglia di id Software ha intrattenuto milioni di giocatori in tutto il mondo. Tanto che, l'annuncio di voler rinnovare il brand in chiave moderna, una decina di anni fa circa con una versione del gioco che unisse tradizione e innovazione, fu accolta con tantissimo entusiasmo.


Al DOOM (2016) seguì poi il secondo capitolo DOOM Eternal che si distinse per una nuova tendenza, suffragata successivamente da questo DOOM: The Dark Ages sull'importanza del parco narrativo ma anche su tutta una serie di innovazioni sul combat system vero e proprio. Naturalmente senza intaccare minimamente l'essenza alla base del brand, quella cioè di distruggere qualunque cosa si pari davanti senza farsi tante domande. La verità è che DOOM: The Dark Ages è un titolo tripla A e lo si capisce semplicemente facendo partire il gioco: dal menu alla narrazione, alla grafica, a tutto quanto, la percezione immediata è quella di trovarsi davanti a un gioco importante. Liberiamo lo Slayer quindi e massacriamo tutti quanti.

LUNGA VITA AL DOOM SLAYER

Cronologicamente parlando DOOM: The Dark Ages si pone, dal punto di vista narrativo, come il prequel del primo capitolo del 2016. Lo Slayer, creato da Samur Maykr grazie alla macchina delle divinità venne poi utilizzato in battaglia sotto lo stretto controllo degli scagnozzi di Maykr consapevoli di disporre di una macchina da guerra dal potere esagerato nel conflitto tra le Sentinelle della Notte e le orde di Ahzak. È qui che inizia la storia di questo "nuovo" capitolo che porterà poi lo Slayer ad un profondo sonno dal quale verrà risvegliato ai tempi di DOOM (2016). In realtà la trama è anche più articolata e complessa; abbiamo voluto darne un cenno solo per definire il periodo della storia, ma l'ottimo filmato introduttivo chiarirà ben più di ogni ragionevole dubbio, fermo restando che è a questa narrazione che si deve la crescita e lo sviluppo dello Slayer fino all'enorme livello che tutti quanti conosciamo.


L'ambientazione che danza tra misticismo e medioevo fonde a meraviglia i due generi regalandoci non solo un'ottima atmosfera di gioco, ma anche una storia complessa e articolata che di solito non è la prerogativa principale degli FPS come DOOM. Questa inversione di tendenza, parecchio gradita e enfatizzata già da DOOM Eternal rende giustizia a un brand che per diversi anni era stato bollato solo come uno sterile FPS e nulla più. Va detto che la narrazione non è sempre sul pezzo, ogni tanto qualche sequenza di intermezzo sembra leggermente fuori posto, ma in linea di massima il racconto intriga e appassiona al punto giusto.

IL NUOVO LIVELLO DI DIFFICOLTÀ

Sarebbe più corretto parlare dei nuovi livelli di difficoltà, una delle innovazioni di questo nuovo capitolo che, dopo una attenta analisi, offre molto di più di quanto si può percepire in prima battuta. Innanzitutto ci sono ben sei livelli tra i quali scegliere, dai primi abbastanza abbordabili agli ultimi che sono una vera e propria tragedia (con la morte senza possibilità di respawn in casi più estremi). Ma la vera innovazione riguarda la possibilità di intervenire su diversi aspetti del gameplay creando di fatto un ventaglio estremamente ampio di modalità di gioco disponibili.


Potremo intervenire sul parry oppure sulla velocità ma anche sulle nostre risorse e su quelle dei nemici modificando di volta in volta, in maniera abbastanza radicale, il gioco vero e proprio. Inoltre potremo intervenire anche sui sigilli che serviranno durante la storia per resuscitare il nostro Slayer dopo una sconfitta. Il pezzo forte riguarda anche la possibilità di cambiare queste impostazioni durante la partita stessa, in corsa, senza dover ricominciare da zero oppure dall'ultimo checkpoint. Inoltre una volta scelto il livello che più ci aggrada (durante i test abbiamo optato per una scelta abbastanza nella media), noteremo che il gioco è permissivo solo nelle prime fasi diventando abbastanza ostico in alcune orde ma tutto con la massima coerenza regolata dall'avanzare dei livelli e dell'avventura stessa.

IL CARISMA DEL PERSONAGGIO

La sensazione, giocando a DOOM: The Dark Ages è quella di una profonda caratterizzazione del Doom Slayer. Ne vien fuori un personaggio enormemente carismatico e al contempo temuto da tutti, basta ascoltare alcuni dialoghi di intermezzo ma anche riflettere sulla grande quantità di mezzi impiegati per farlo fuori. Lo Slayer è semplicemente il male che combatte ogni altro tipo di male. L'approfondimento sul personaggio deriva anche sul suo sistema di combattimento diverso rispetto a quello di Eternal: adesso si sente più lo strapotere della forza fisica e, anche se comunque la velocità d'esecuzione è presente anzi altamente consigliata, l'impatto dei colpi ravvicinati testimonia continuamente una potenza devastante.


Inizialmente abuseremo di schivate laterali (strafe) e attacchi ravvicinati una volta in prossimità dell'avversario, anche se questo tipo di attacchi sarà meno "gratuito" rispetto ad Eternal richiedendo anche diversi tempi di ricarica. In sostanza, però, una volta giocate le prime partite riusciremo ad alternare continuamente colpi ravvicinate con parate/attacco perfette a colpi alla distanza generando vere e proprie combo. Questo sistema di controllo richiederà comunque un discreto periodo di studio prima di poter essere applicato con disinvoltura, ma contribuirà a rendere ancora più spettacolari le azioni in battaglia.

UNA BUONA VARIETÀ DI ARMI

C'è una grande varietà di mezzi di difesa/offesa in The Dark Ages. Ci sono ad esempio tre tipi di armi da mischia, non disponibili da subito ma sbloccabili man mano: il guanto del potere che contiene fino a tre attacchi salvo poi ricaricarsi ad esempio dopo aver parato un attacco avversario; il flagello con seri danni ad area e alle armature avversarie e la mazza del terrore che si sbloccherà più avanti nel gioco e, anche se a ricarica molto lenta, permette di sfoderare un colpo devastante. Tutte e tre le armi da mischia, oltre ad arrecare danni ai nemici, permettono di ricaricare le munizioni ma anche punti vita e punti armatura e tutte e tre sono potenziabili raccogliendo oro, rubini e pietre, così come avviene anche per gli altri tipi di armi. Abbiamo inoltre una serie di armi a distanza come il fucile a pompa, il trituratore, l'acceleratore e così via tutti con caratteristiche e cadenza di fuoco diverse.


Una menzione a parte merita lo scudo-sega che è un'arma utile sia per la difesa che per l'attacco: ad esempio se utilizzato al giusto momento (parry) permette di respingere i proiettili (solo quelli verdi però) addosso ai nostri nemici causandogli diversi danni dipendenti, anche dal tipo di rune che abbiamo montato sullo scudo. Naturalmente in base a quanto detto in precedenza circa lo stile più potente dei combattimenti, non si può prescindere dall'occhio particolare al terreno di battaglia, cercando con un colpo d'occhio di individuare la posizione dei nemici e di sfruttare gli spazi a nostro vantaggio, fermo restando che bisogna sempre combinare scatti a parate e schivate perché chi si ferma è perduto. C'è onestamente una certa disparità di forza tra gli attacchi ravvicinati (più devastanti) e quelli a distanza (più sicuri ma meno efficaci) che ci porterà a cercare continuamente di ridurre le distanze.